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San Cristoforo

Catania, l’ex conceria al Comune per (soli) 206mila euro dai fondi Caivano. Ma serve togliere i rifiuti

Il grande immobile tra le vie Plaia e Barcellona è destinato a essere nuova sede dell’istituto comprensivo Dusmet-Doria

Luisa Santangelo

02 Dicembre 2025, 07:42

Catania, l’ex conceria al Comune per (soli) 206mila euro dai fondi Caivano. Ma serve togliere i rifiuti

Alla vecchia conceria di via Plaia, migliaia di metri quadrati di archeologia industriale fronte mare, si entra da tre aperture. Una saracinesca blu, un grande cancello a scorrimento e uno più piccolo, con un catenaccio nuovo tenuto aperto. Da lì si accede ad un cortile dove la spazzatura è alta almeno un paio di metri, e in mezzo alla quale passeggiano alcuni cani randagi. Nelle stanze accessibili ci sono i segni di una vita: una cucina a gas, un passeggino riempito di vestiti sporchi, alcune sedie. In terra, davanti alle entrate che danno su via Barcellona, diverse bottiglie di birra vuote.

«La mattina presto, quando arrivo io, ce ne sono circa un centinaio... Poi non lo so dove le buttano», dice un uomo al lavoro nel vicino cantiere. Tutti, inclusi un paio di agenti della polizia municipale a pochi passi, in presidio di fronte all’istituto comprensivo statale Dusmet-Doria, sanno che lì, nella ex conceria che il Comune ha appena pagato 200mila euro, vive una comunità nomade di una trentina di persone. Anche se, nella tarda mattinata di ieri, si vedono entrare solo un ragazzino adolescente che guida, in ciabatte, un hoverboard tenendosi in equilibrio con un bastone di legno e un uomo appena sceso da un’Audi scura.

Scene che non dovrebbero ripetersi, nessuna di queste, adesso che il Comune è pronto a entrare in possesso del rudere per trasformarlo nella nuova sede dell’istituto Dusmet-Doria, che dunque si sposterà di alcuni metri. Trentatré, per l’esattezza. Tutto merito dei fondi del decreto Caivano per la «riqualificazione sociale e ambientale» di alcuni territori, tra i quali il quartiere di San Cristoforo a Catania. Più di venti milioni di euro che il governo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto piovere sul capoluogo etneo. Di questi, 9,5 milioni sono destinati alla nuova sede dell’istituto comprensivo Dusmet-Doria. Una stima che, a trovarsi di fronte l’imponente ex conceria, rischia di apparire sottodimensionata. Soprattutto considerando quello che c’è da fare: «interventi di risanamento della struttura, demolizione con ricostruzione di parti di esso, realizzazione di nuovo istituto comprensivo con annessa palestra, e realizzazione nuovo asilo nido (0-3 anni) separato dall’istituto comprensivo, realizzazione di spazi a verde attrezzato pubblico fruibili in ore extracurricolari con attrezzature per lo sport e per attività musicali e concertistiche».

Qualcosa, però, potrebbe saltare. Perché per fare tutto quello che era in programma, incluso il verde attrezzato pubblico, servivano tutte le particelle catastali del complesso immobiliare. In totale, il Comune aveva stabilito di investire 361mila euro. Solo che, controllando i documenti in vista del rogito notarile, è emerso che solo alcune parti della ex conceria - e non l’intero compendio - sono prive di ipoteche e interamente riconducibili agli eredi di Romeo Pennisi. In un caso, sui proprietari pende addirittura un’ipoteca da 611.449,70 euro. «Non è possibile procedere al trasferimento delle aree», dice il municipio, i cui «legittimi proprietari od eredi non hanno, nel tempo, perfezionato i trasferimenti, trascrizioni e successioni per causa di morte». Motivo per il quale l’interesse di Palazzo degli Elefanti si può focalizzare solo su una particella catastale, quella della conceria di per sé, che può essere comprata per 206.800 euro. Tramite un «bonario componimento», senza dunque procedere con l’esproprio d’urgenza per fini di pubblica utilità.

L’affaire dell’acquisto della ex conceria dovrebbe chiudersi nel giro di qualche giorno. Per vedere tutti i lavori finiti, con questi 9,5 milioni investiti, si dovrà aspettare fino a dicembre 2028. Sarà necessario, però, mettere in conto anche una situazione sociale che riguarda le persone che in quel rudere tra via Plaia e via Barcellona, come è stato raccontato a questa testata, ci vivono, praticamente dentro a una discarica abusiva che, tra le altre cose, dovrà essere bonificata.