La lettera
Catania, l'analisi sul Piano regolatore del porto di Volerelaluna: «Troppo potere a un ente nominato dall'alto»
Paolino Maniscalco, già assessore al mare nelle giunte Bianco degli anni '90, critica l'impostazione non solo del futuro del porto etneo ma di tutto l'assetto del Sistema portuale della Sicilia orientale, che comprende anche «una Augusta semivuota»
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«Sul Piano Regolatore del Porto (PRP) ci sono state molte polemiche: innanzitutto perché c’è una cattiva legge che nega ai Comuni il giusto ruolo nella pianificazione dei porti, dando troppo potere ad un ente nominato dall’alto. Inoltre l’AdSP (Autorità del sistema dei porti della Sicilia orientale) non ha rispettato il principio di leale collaborazione tra le istituzioni giungendo al punto di “dimenticarsi” di far sapere alla città l’intenzione di realizzare dentro il porto quasi 4 milioni di metri cubi di edifici». A scriverlo è Paolino Maniscalco dell'associazione catanese Volerelaluna, e già assessore al mare 1993/1999 durante due sindacature guidate da Enzo Bianco.
Maniscalco prosegue: «Neanche la Relazione del PRP consegnata al Consiglio lo diceva: in città si è saputo solo perché ci siamo sobbarcati la lettura degli allegati tecnici che prevedono una cortina di edifici, la cui altezza potrebbe anche raggiungere i 24 metri. L’amministrazione comunale, mentre dice di voler rafforzare il rapporto tra la città e il mare, ha accettato tutto questo: la sua passività, che ha permesso all’AdSP di fare tutto quello che voleva, ha aggravato le polemiche. Abbiamo avuto risposte contraddittorie, a partire dalla questione centrale: perché non distribuire meglio le funzioni tra i quattro porti interessati (Catania, Augusta, Siracusa, Pozzallo)? Sia la legge sia le Linee Guida per la redazione dei PRP prescrivono che il Piano del porto sia redatto successivamente al Documento di Programmazione Strategica di Sistema (DPSS) che però deve essere aggiornato, dopo il recente inserimento di Siracusa e Pozzallo: da qui bisognava partire per definire il ruolo di ogni porto. anche il Ministero dei trasporti (parere n. 76 del 21-5-25) ha dovuto ricordare all’AdSP l’esigenza di un maggiore coordinamento con Augusta nel traffico merci, con Catania “più orientata al traffico passeggeri e crocieristico”».
L'analisi si concentra poi su Augusta, gestito sempre dall'Autorità portuale di Sicilia orientale, dove «gli spazi già utilizzabili per la funzione commerciale e logistica sono quasi 7 volte quelli di Catania, mentre le aree retroportuali sono 35 volte più ampie (dati AdSP), il porto è ben collegato da un’autostrada nuova, vi sono fondali profondi e, a breve, una bretella lo unirà alla rete ferroviaria. Consideriamo anche che dalle province di Siracusa e Ragusa proviene il 40% dell’export imbarcato al porto di Catania (dati della Camera di commercio) di cui buona parte sono prodotti agricoli freschi, per i quali si accorcerebbero i tempi. Qualche concittadino potrebbe chiedersi: “ma Catania così non ci perderebbe?”. No, nelle aree così liberate potrebbero insediarsi altre attività portuali; Catania perderebbe solo l’ingorgo alla rotonda del Faro col conseguente inquinamento dell’aria, a cui si aggiunge quello provocato dai traghetti fermi con i motori accesi per produrre l’energia elettrica utilizzata a bordo. Quella rotonda non è un’area qualsiasi, ma il transito obbligato per l’aeroporto, il biglietto di visita della nostra città, la zona dove tutti ci danniamo quando dobbiamo andare all’aeroporto o alla Playa. La relazione del PRP dice che ci sarà “un incremento del traffico stradale in entrata e uscita dal porto” ma, stranamente, lo considera “non tale da impattare sul traffico in maniera critica” (pag. 103). Ma dove vivono costoro? A mare? Il traffico in quell’area è impossibile già oggi! Essi ne prevedono un notevole incremento ma si sentono tranquilli: contano sulla nostra pazienza. E la soluzione prevista è un sottopasso da realizzare tra il 2035-2045. Avete letto bene: per i prossimi dieci anni la situazione peggiorerà, poi seguiranno anni di lavori e forse, dopo la metà del secolo, i nostri pronipoti potranno andare senza stress all’aeroporto e alla Playa. Perché l’amministrazione comunale ha accettato passivamente tutto questo? In assemblee pubbliche esponenti del Comune hanno affermato che i traghetti ro-ro non si possono spostare ad Augusta perché gli autotrasportatori non vogliono fare qualche km in più. Una verifica su Maps, mostra che si tratta di pochi minuti; e quando c’è molto traffico al Faro, probabilmente Augusta è più conveniente in termini di tempo. Stranamente l’AdSP ha dato una risposta diversa: l’ostilità degli armatori perché lo spostamento “comporterebbe una navigazione più lunga”. Chi ha navigato per anni in quelle acque ci dice, invece, che il problema non sono le poche miglia in più ma il tempo di attracco: a Catania si ormeggia subito all’ingresso del porto e lo fa l’equipaggio, senza i piloti del porto. Se il nodo è questo, perché non offrire condizioni analoghe ad Augusta? O chiedere l’impiego di un traghetto un poco più veloce? Se queste soluzioni non sono praticabili se ne cerchino altre. L’unica cosa inaccettabile è che Augusta debba restare semideserta e Catania congestionata«.
Poi parla di una vicenda segnata da «improvvisazione e scarsa trasparenza, al punto che l’AdSP sembra la prima a non credere nel Piano che ha approvato. Per tenersi le mani libere ha inserito la clausola (Relazione sul PRP, pag. 77) che durante le fasi di attuazione del Piano (trent’anni) essa può derogare “dalle norme relative alla destinazione e all’utilizzo delle aree”: cioè può fare tutto quello che vuole. Allora, a cosa serve questo Piano? Poiché l’amministrazione comunale è stata prona, c’è stata una reazione di cittadini e associazioni, che continuerà dopo l’ultimo schiaffo alla città: la frettolosa approvazione del PRP senza neppure una nuova seduta del Consiglio comunale per illustrare le modifiche rispetto alle richieste del Consiglio stesso e alle prescrizioni del Ministero. Nei documenti pubblicati non c’è traccia della gran parte delle condizioni ministeriali, ma solo di alcune».
«Nessuno di noi è per il “non fare” - prosegue la lunga lettera - vogliamo che il porto di Catania sia più funzionale e che le sue funzioni siano congrue (per quantità e qualità) alle sue dimensioni e al suo ambiente. Se una parte dei traghetti ro-ro andasse ad Augusta si libererebbero, in tempi brevi, spazi per le altre attività senza violentare la scogliera dell’Armisi e la Playa. L’attuale occupazione non diminuirebbe certo, anzi aumenterebbe destinando i due bacini a nord (porto vecchio e porto nuovo) alla pesca ed al diporto. Ci sarebbe spazio anche per altro: vorremmo poter raggiungere il nord Italia imbarcando l’auto, come negli anni passati: una vera priorità per chi risiede nella Sicilia sud-orientale; ma pare che per l’AdSP non sia importante. Vogliamo che le cose si facciano, che si facciano bene: si potrebbe uscire dalle polemiche avviando un vero confronto aggiornando subito il DPSS, necessario non solo per l’inserimento di Siracusa e Pozzallo, ma soprattutto perché, con l’instabilità politica mondiale, le rotte stanno cambiando: quella di Suez è in crisi mentre riprende vigore la rotta che aggira l’Africa. Il DPSS del 2020 è superato anche perché Catania non può utilizzare l’Interporto e il Mercato Agroalimentare, che la Regione vuole (s)vendere mentre Augusta con i nuovi lavori (banchine e collegamento ferroviario) è sempre più attrezzata. Si prevede una forte crescita del traffico ro-ro siciliano: una risposta può darla il grande porto nella rada di Augusta, non il nostro. E può farlo subito: quando cambiano i tempi, bisogna essere pronti: nella discussione sul PRP mi ha colpito la scarsa considerazione del fattore tempo. A Catania la nuova darsena per i traghetti ro-ro dovrebbe essere pronta, secondo l’AdSP (e se tutto filerà liscio) verso il 2055! Non è più ragionevole puntare subito sul porto che può rispondere a queste esigenze in tempi brevi? Il DPSS (pag. 54) indica il porto commerciale di Augusta “destinato alla movimentazione di rinfuse solide e merci varie (in particolare Ro-Ro)”: si tenga a mente questa precisazione. A pag. 55 aggiunge che è esterno al tessuto urbano consolidato, garantendo maggiore accessibilità stradale: cosa fondamentale visto che: “la crescita dei traffici Ro-Ro è vincolata nel tempo dalla ridotta disponibilità di aree portuali per la movimentazione e lo stoccaggio delle merci” (pag. 65). A pag. 100 si legge che più dell’87% delle aree con funzione commerciale e logistica è ad Augusta e meno del 13% a Catania. Non lo dico io: è la stessa AdSP a dire che Augusta è soluzione naturale per i traghetti ro-ro!».
Poi, infine, una considerazione su Catania «che ha un porto di dimensioni ridotte - un porto costruito, non inserito in una baia naturale - non ha senso voler fare tutto; è opportuno che si specializzi: è questo il senso della programmazione. Speriamo che la discussione riparta in maniera chiara e approfondita. Questo mio intervento è zeppo di punti interrogativi perché le cose da chiarire sono tante. Non sono un esperto di logistica, sono solo un cittadino che vuole capire e, come me, tanti altri. Ci piace leggere le carte e chiedere, quando le cose ci sembrano poco chiare. Vorremmo risposte limpide, non vaghe o infastidite - inaccettabili sempre – ma ancor più quando vengono da chi non è eletto dai cittadini e pretende di decidere il destino della nostra città. Siamo cittadini che vogliono capire, non sudditi dell’Autorità portuale».


