Terza edizione
“La Sicilia verso il green”, transizione energetica e sfide per lo sviluppo. A Catania l'incontro sull'economia sostenibile, chiude i lavori il ministro Musumeci
Cosa significa davvero, oggi, fare transizione energetica in Sicilia? Non a livello di slogan, ma nella concretezza delle norme, degli investimenti, del lavoro e dei consumi
Costruire un’economia sostenibile non è più un esercizio teorico. È una necessità industriale, sociale e competitiva. Ed è da questa consapevolezza che nasce la terza edizione de “La Sicilia verso il Green”, in programma oggi all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Catania, con la chiusura dei lavori affidata al ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.
L’obiettivo è chiaro: capire cosa significhi davvero, oggi, fare transizione energetica in Sicilia. Non a livello di slogan, ma nella concretezza delle norme, degli investimenti, del lavoro e dei consumi. Una riflessione resa ancora più urgente dai numeri: secondo l’ultimo report di Legambiente, nel 2025 la potenza installata da rinnovabili nell’Isola è cresciuta del 15,3%, con la prospettiva di un imminente sorpasso sulle fonti fossili, scese al 55% dal 66% del 2023. Dati che confermano come la Sicilia sia già uno dei territori italiani più dinamici nel passaggio al green.
Il convegno affronterà il tema attraverso tre tavoli, dando la parola a relatori qualificati: dirigenti apicali della pubblica amministrazione nazionale e regionale, legislatori, rappresentanti del mondo associativo e della formazione, imprenditori.
Il primo tavolo, dedicato alle norme e alla loro attuazione, mette al centro una verità spesso taciuta: la transizione non la fa la legge, ma chi la sa far funzionare. La Sicilia dispone di irraggiamento solare, ventosità e aree industriali che potrebbero trasformarla in laboratorio nazionale delle rinnovabili, ma sconta ancora procedure lente e competenze amministrative disomogenee. Servono processi più chiari, tempi certi, sportelli unici che accompagnino imprese e progettisti anziché rallentarli.
Il secondo tavolo guarda a finanza, competenze e progettazione, i tre pilastri indispensabili per attrarre investimenti e trasformarli in cantieri reali. I capitali ci sono — tra Pnrr, incentivi e fondi europei — ma troppo spesso non vengono intercettati a causa di difficoltà nell’accesso al credito o nella costruzione di progetti tecnicamente solidi, per non parlare delle questioni legate alla connessione degli impianti alla rete elettrica nazionale. Allo stesso tempo, la domanda di tecnici qualificati supera l’offerta: servono installatori, energy manager, esperti di rinnovabili e di comunità energetiche. Senza nuove competenze, la transizione rischia di fermarsi prima di cominciare.
Il terzo tavolo dà voce alla Sicilia che produce. Le imprese vivono la transizione nell’“ultimo chilometro”: nei costi energetici, nei processi da convertire, negli investimenti in fotovoltaico, efficienza e digitalizzazione. È qui che emergono ostacoli e soluzioni. Le aziende raccontano iter autorizzativi complessi, ma anche scelte coraggiose che migliorano competitività e sostenibilità.
“La Sicilia verso il Green” vuole proprio questo: costruire un luogo di confronto dove istituzioni, imprese, finanza e formazione possano definire una strategia condivisa. Perché la transizione energetica non è un fatto astratto: è l’occasione per guidare un nuovo modello di sviluppo, trasformare l’Isola in un polo mediterraneo dell’energia pulita e riportare lavoro qualificato dove per anni si è registrata fuga di competenze.
L’opportunità è reale. Ma va colta ora, con pragmatismo e visione. Perché la transizione, come ricordano gli operatori, non si annuncia: si realizza. E la Sicilia, questa volta, può esserne protagonista.