×

l'intervista

Blitz a Catania, Curcio: «Lavoratori costretti a dormire con i topi»

Il procuratore di Catania ha illustrato i particolari dell'inchiesta che ha portato all'arresto di tre sfruttatori

Laura Distefano

17 Novembre 2025, 11:01

«La nuova schiavitù, ma con metodi medievali», così il procuratore di Catania, Francesco Curcio ha aperto la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione scattata stanotte sulla tratta degli esseri umani e sfruttamento del lavoro. Un’indagine che ha fatto luce su una raccapricciante vicenda di capolarato che aveva il suo teatro in una fattoria di Ramacca, nel Calatino. I poliziotti della squadra mobile di Catania e del Commissariato di Caltagirone, hanno arrestato tre persone Santo Giannello, 54 anni, Hamid Koum, 52 anni (marocchino) e Abderrahim Chaibi, 56 anni (marocchino). «I risultati investigativi sono arrivati grazie alla collaborazione con le associazioni anti-tratta», ha detto il questore di Catania, Giuseppe Bellassai. Dall’ascolto di alcune delle vittime di tratta, di origini marocchine, si è aperto uno squarcio inquietante. Dal racconto è emerso che Kouam avrebbe sfruttato lo stato di necessità di uno straniero (un vero e proprio reclutamento, nord) promettendogli allettanti promesse di lavoro. Il migrante è arrivato a trasferirsi dalla Francia alla fattoria di Ramacca. Il fattore Giammello sottoponeva il lavoratore a sfruttamento con uno stipendio da fame. E, inoltre, il dipendente era costretto a vivere con alloggi in mezzo ai topi. «Abbiamo trovato nell’alloggio delle trappole per ratti», ha specificato Emanuele Fattori, dirigente della Squadra Mobile di Catania. Inoltre per lavarsi utilizzavano un contenitore di raccolta idrica. Il migrante lavorava per 14 ore al giorno per un salario di 550 euro al mese, poi diventati 650 e poi 800. La media oraria era poco più di un euro. La normativa prevede una media invece di 8,9 euro all’ora.