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America’s Cup ogni due anni: rivoluzione vera. E stavolta i timonieri non decidono da soli

Dal 2027 la Coppa cambia pelle: calendario biennale, governance condivisa tra i team e un piano industriale che mira a stabilità, crescita e spettacolo. Ma le sfide — sportive, economiche e culturali — sono appena iniziate.

Redazione La Sicilia

22 Dicembre 2025, 12:57

America’s Cup ogni due anni: rivoluzione vera. E stavolta i timonieri non decidono da soli

In una sala riunioni a New York è stata messa la firma che riscrive un rito vecchio di 174 anni. D’ora in poi la America’s Cup non sarà più un duello scandito da attese interminabili e decisioni prese dal solo detentore. Dal 2027 si correrà ogni due anni, con una struttura di governo collegiale — una vera “entità unitaria” — che raccoglie tutte le squadre fondatrici. Per la prima volta, l’evento più antico dello sport moderno prova a sincronizzarsi con i tempi dell’intrattenimento globale e dell’economia contemporanea. È una scossa che promette pianificazione, investimenti e — se ben gestita — più vela di alto livello per tutti.

Che cosa cambia, in tre mosse

Dal 2027 la Coppa torna con cadenza biennale: match finale ogni due anni, con regate preliminari nell’anno precedente. L’obiettivo è dare certezze a team, città e sponsor, riducendo i tempi morti che storicamente frenavano la crescita del movimento.

La governance non è più appannaggio esclusivo del Defender. Nasce la America’s Cup Partnership (ACP), un board dove ogni team siede e vota, e un management indipendente che gestisce diritti, calendario, venue, media e sviluppo tecnico. Una rottura radicale del modello “centrato sul campione in carica”.

Il format sportivo si apre a regole di sostenibilità e inclusione già delineate nel protocollo della 38ª edizione: riuso delle AC75, limiti di budget e nuovi criteri di equipaggio. Misure pensate per abbassare la soglia d’accesso e allargare il bacino competitivo.

Il punto fermo: Napoli 2027

La prossima edizione è fissata a Napoli nell’estate 2027: prima volta in Italia, scenario iconico tra il Castel dell’Ovo e Posillipo con il Vesuvio a fare da quinta naturale. La scelta è stata annunciata il 15 maggio 2025 dal governo italiano insieme al Defender Emirates Team New Zealand: una decisione che consolida la permanenza della Coppa in Europa dopo Barcellona 2024 e che punta a massimizzare ritorni di pubblico, turismo e investimenti.

Perché proprio adesso: il “pericolo invecchiamento”

La Coppa è storica ma non può permettersi di essere “antica”. Negli ultimi cicli il rischio era chiaro: finestre temporali troppo lunghe tra una sfida e l’altra, costi in crescita, dipendenza da poche piazze e storyline mediatiche che si spegnevano tra un’edizione e la successiva. Il pacchetto di riforme lanciato da Emirates Team New Zealand (detentore) e dal Challenger of Record britannico Athena Racing definisce una risposta: più prevedibilità, governo condiviso e una cadenza televisiva leggibile.

ACP: la “società” della Coppa che cambia i rapporti di forza

La America’s Cup Partnership è il cuore della rivoluzione. La sua missione è gestire in modo centralizzato i pilastri dell’evento — dai diritti commerciali alla pianificazione delle sedi, dal calendario alle relazioni con broadcaster e sponsor — con pari rappresentanza tra i team. Non è un dettaglio tecnico: significa superare l’asimmetria storica che dava al Defender un potere quasi assoluto nel disegnare le edizioni successive. Dal 1° novembre 2025 la ACP è operativa e avvia la fase di trasferimento asset, la nomina dei comitati e del management.

Il nuovo calendario: come cambiano i cicli di preparazione

Con il passaggio alla cadenza biennale, cambia la fisiologia dei team. Si accorciano i cicli di progettazione e test, e le regate preliminari tornano a essere il laboratorio visibile dove misurare evoluzioni di barche e equipaggi. Il disegno, anticipato nel Protocollo pubblicato il 12 agosto 2025, prevede eventi nel 2026 e all’inizio del 2027 prima del Match a Napoli. Anche l’entry window è stata resa più stringente, con una prima scadenza fissata al 31 ottobre 2025 per entrare nella ACP e nella 38ª edizione.

Regole tecniche e sportive: meno sprechi, più inclusione

Il Protocollo introduce capisaldi che meritano attenzione:

Riuso delle AC75: obbligo di riutilizzare le piattaforme con limiti agli upgrade, per evitare la “corsa all’oro” di nuovi scafi a ogni ciclo, tetto di budget: un cap indicativo a 75 milioni di euro per contenere i costi e favorire l’ingresso di nuovi sfidanti; composizione equipaggi: squadre di cinque membri a bordo, con almeno una donna e almeno due atleti della nazionalità del team; più una sesta persona “ospite” a bordo per finalità media. Misure che parlano il linguaggio dello sport contemporaneo: sostenibilità, diversità e storytelling.

Effetti sul mercato dei team: colpi di scena e nuovi equilibri

I cambiamenti spingono anche il “calciomercato” della vela. Il più clamoroso nel 2025 è stato il passaggio del tre volte vincitore della Coppa Peter Burling a Luna Rossa Prada Pirelli: una mossa che ridefinisce la gerarchia tecnica e aggiunge un magnete narrativo all’edizione italiana. La sua esperienza — 2017, 2021, 2024 i trionfi con la Nuova Zelanda — è un asset di valore per un team che da anni sfiora il bersaglio grosso.

Non tutti, però, hanno abbracciato con entusiasmo la nuova architettura. Nel corso dell’autunno 2025 si sono moltiplicate le indiscrezioni sul futuro di alcuni sfidanti storici: in particolare, American Magic ha comunicato pubblicamente l’intenzione di non partecipare alla 38ª edizione, decisione motivata — secondo quanto riportato — da una non piena convergenza su protocollo e accordo di partnership. La situazione, in evoluzione, conferma che la transizione non è priva di frizioni.

Host city e impatto economico: il caso Auckland e il modello Barcellona

La scelta di Napoli 2027 è maturata anche alla luce del ritiro di Auckland, che pure era tra le opzioni più suggestive dopo l’ultimo trionfo dei Kiwi. Il 31 marzo 2025, Emirates Team New Zealand ha chiarito che, in assenza di sostegno governativo, non avrebbe perseguito l’ipotesi neozelandese. La decisione fotografa un dato: la Coppa è un investimento pubblico-privato che richiede impegni pluriennali e infrastrutture.

Il benchmark restano i numeri di Barcellona 2024, con un impatto economico stimato oltre 1 miliardo di euro sull’area metropolitana: un dato utilizzato per convincere nuove città ad abbracciare il progetto. Napoli ha in mano carte forti — bellezza del campo di regata, brand globale, capacità di attrazione turistica — ma dovrà orchestrare viabilità, cantieristica e legacy sportiva con rigore per capitalizzare l’evento.