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CHAMPIONS LEAGUE

Inter-Liverpool, tutto quello che c'è da sapere: dove vederla, le parole di Chivu, il caso Salah e il rebus Akanji

La vigilia della gara di San Siro non è come le altre: sullo sfondo c’è il caso del campione egiziano: «I Reds hanno giocatori in grado di sostituirlo»

Alfredo Zermo

08 Dicembre 2025, 16:58

Inter-Liverpool, tutto quello che c'è da sapere: dove vederla, le parole di Chivu, il caso Salah e il rebus Akanji

Una pausa improvvisa, un sorriso appena accennato e una battuta che alleggerisce la tensione: quando gli chiedono “Chi gioca a destra?”, Cristian Chivu risponde “Io…”, poi si fa serio. La vigilia di Inter-Liverpool a San Siro non è come le altre: sullo sfondo c’è il caso Mohamed Salah, le sue parole al vetriolo e il ballottaggio più rumoroso d’Europa. Ma il tecnico nerazzurro non si lascia distrarre. “Il Liverpool non è solo Salah”, dice. È una squadra, una cultura, un’intensità che trascende i singoli. Per questo, spiega, i Reds hanno “giocatori in grado di sostituirlo” senza tradire la loro identità. Un messaggio semplice e insieme controcorrente, mentre fuori dal campo rimbombano accuse e indiscrezioni, e dentro al campo si prepara una partita che vale la 6ª giornata della Fase Campionato di Champions 2025/26, domani, 9 dicembre, alle ore 21 (sarà trasmessa in esclusiva su Sky e NOW e in streaming su Sky Go e NOW TV).

Il contesto

La cronaca delle ultime 48 ore racconta una frattura profonda. Dopo la terza esclusione consecutiva dall’undici iniziale in Premier League, Salah ha rilasciato dichiarazioni severe: rapporto “inesistente” con l’allenatore Arne Slot, promesse estive non mantenute, la sensazione di essere stato “messo sotto un autobus”. Toni e contenuti che hanno scosso lo spogliatoio e la dirigenza, mentre l’egiziano si è comunque allenato regolarmente all’AXA Training Centre. Le immagini della seduta e i resoconti dei corrispondenti confermano la sua presenza in campo a poche ore dalla partenza per Milano. Resta però l’incertezza: convocazione sì o no? Diverse testate, in Inghilterra e in Italia, parlano di una possibile esclusione dall’elenco per la trasferta con l’Inter.

In parallelo, il dibattito pubblico s’infiamma: ex campioni come Wayne Rooney accusano l’egiziano di “distruggere la propria eredità” a Liverpool, invocando una linea dura del club. È la misura della temperatura emotiva attorno al caso, mentre sul tavolo restano variabili tecniche e contrattuali: Salah ha ancora tempo a contratto e uno stipendio di peso; attorno, l’interesse – da verificare a gennaio – di realtà come Al-Ittihad e Al-Hilal. Ma il presente si chiama Champions League e ha una scadenza precisa: 9 dicembre, Milano.

Chivu mette i paletti: “Il Liverpool è più di un nome”

Nel centro sportivo nerazzurro, Chivu sceglie una linea insieme pragmatica e rispettosa. Sottolinea che il Liverpool è “una squadra esperta”, capace di riorganizzarsi attorno a principi riconoscibili: aggressività nel recupero, ampiezza garantita dagli esterni, rotazioni interne dei tre davanti. “Non abbiamo bisogno di certificati – dice – ma di continuità.” Tradotto: la partita si prepara contro un’idea, non contro un solo calciatore. È il nucleo della sua lettura: anche senza Salah, i Reds restano pericolosi.

L’intensità inglese e la “cultura Reds”

Qui affiora il punto che Chivu tiene più a cuore: la differenza di “cultura calcistica”. Il calcio inglese ha metabolizzato un livello di intensità che raramente cala, anche nei momenti di turbolenza. Con Arne Slot – subentrato ufficialmente il 1° giugno 2024 a Jürgen Klopp – il Liverpool ha provato a rinnovare la propria identità senza rinnegare l’energia che aveva fatto la fortuna del precedente ciclo. Il pressing, l’occupazione razionale degli spazi, la velocità nel ribaltare l’azione restano i capisaldi. Una scelta di continuità che spiega perché “chiunque giochi, il Liverpool sappia essere il Liverpool”.

Se non Salah, allora chi? Le alternative dei Reds sul lato destro

Il discorso si fa concreto: se Salah non dovesse essere della partita, chi può interpretare il ruolo di esterno destro o attaccante di riferimento sul lato? Le opzioni non mancano, ed è su questa “ridondanza funzionale” che si fonda la fiducia di Chivu nella pericolosità dei Reds, a prescindere dai nomi. Uno dei sostituti potrebbe essere Harvey Elliott: cresciuto nel ruolo di esterno/trequartista di destra, è il profilo più naturale per replicare alcune funzioni dell’egiziano, pur con caratteristiche diverse (più rifinitore che finalizzatore). C'è poi Dominik Szoboszlai: interno/trequarti con capacità di occupare la mezzala destra alta, arma nel tiro da fuori e nei cross a uscire. Altro altro jolly offensivo è Cody Gakpo: più incline al ruolo di “falso nove” ma in grado di muoversi sul centro-destra per manipolare le marcature.

Questa batteria di profili non è una replica di Salah, ma garantisce soluzioni multiple tra ricezione tra le linee, attacchi alla profondità e combinazioni rapide a ridosso dell’area. Ed è qui che la “cultura di gioco” diventa discriminante: i Reds riconfigurano le funzioni più che le posizioni, per riaccendere i meccanismi di pressione e rifinitura. (Nota: i nomi citati sono coerenti con l’ossatura offensiva recente dei Reds, la scelta puntuale dipenderà dalla lista UEFA e dalle decisioni tecniche dell’ultima ora).

L’Inter tra equilibrio e verticalità: cosa chiede Chivu

Sul fronte nerazzurro, Chivu insiste su due parole: “fiducia” e “continuità”. Venendo da un girone condotto con autorevolezza – con l’eccezione dell’ultimo stop – l’Inter ha margini per alzare il livello senza snaturarsi. In conferenza, al suo fianco, Marcus Thuram ha richiamato il valore dei campioni avversari: “Quando vengono messi in discussione, vogliono dimostrare”. Un avvertimento chiaro a non farsi illudere dalle tensioni altrui. L’Inter cercherà di presidiare il centro, accettare l’uno contro uno in fascia e, soprattutto, consolidare le uscite pulite dalla prima pressione, vero spartiacque contro squadre dal pressing organizzato.

Oltre la polemica: perché il Liverpool resta pericoloso

Le squadre “ad alta intensità” hanno due tratti tipici: continuano a correre allo stesso modo con interpreti diversi e amplificano il rendimento di chi entra. In quest’ottica, i Reds restano una minaccia viva: la loro struttura di pressing indirizzato, con riferimento sulla palla e coperture aggressive della linea mediana, consente di produrre recuperi alti e attacchi “corti”, in cui la rifinitura è questione di 2-3 passaggi. L’assenza – o il turnover – del terminale principale non azzera il modello; semmai, lo rende meno prevedibile. È il motivo per cui Chivu insiste sul focus: riconoscere i trigger del pressing, evitare le conduzioni orizzontali e occupare in anticipo la “zona 14” per negare la rifinitura centrale.

L'Inter tra l'altro potrebbe modificarsi a seconda di come scenderà in campo l'avversario: «In base all’avversario - spiega l’allenatore nerazzurro - farò delle scelte. Acerbi ha dimostrato che può giocare tranquillamente ogni tre giorni, recupera molto in fretta. Dumfries e Darmian stanno migliorando ma non so quando rientreranno. Akanji oggi non si è allenato perché non stava bene, vediamo domani. Bisseck ha cominciato a far vedere ciò che tutti ci aspettavamo, ultimamente ha giocato di più». Nonostante i guai di Akanji, Chivu ha comunque una rosa per mettere in campo una difesa affidabile.

Il nodo psicologico

C’è però la variabile spesso decisiva nelle notti di coppa: l’orgoglio del gruppo. La storia recente del Liverpool racconta una squadra che tende a compattarsi nelle controversie, trasformandole in spinta agonistica. Il caso Salah – comunque vada – può produrre due effetti: se l’egiziano gioca, motivazioni estreme; se non gioca, desiderio di dimostrare che l’identità viene prima dei singoli. È il non detto che Chivu sembra aver colto: rispettare l’avversario nonostante (o grazie a) la tempesta mediatica. Le parole di Thuram vanno nella stessa direzione: “I campioni vogliono sempre dimostrare”.