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Calcio siciliano

Dos Santos, l'Osimhen di Avola: "I miei gol in maschera"

Abbiamo intervistato in redazione il centravanti brasiliano che gioca con una protezione dopo l'infortunio: ecco la sua singolare storia di sport e umana

Giovanni Finocchiaro

20 Novembre 2025, 05:46

Dos Santos (Avola)

L'attaccante Dos Santos durante l'intervista nella nostra redazione

Per tutti è l'Osimhen dell'Avola o il centravanti mascherato. I più romantici lo definiscono l'Arsenio Lupin del calcio siciliano. In Eccellenza c'è un brasiliano che segna caterve di reti solo se indossa la mascherina protettiva. Sembra una moda, una scaramanzia. Invece la storia che Flavio Dos Santos ci ha raccontato raccogliendo l'invito della nostra redazione e facendo un salto al giornale (potete osservare il video sui nostri social) svela una necessità: «Ho subìto un colpo durissimo allo zigomo. Per fortuna la frattura non era scomposta, ma ho la necessità di proteggermi. Anche perchè nel nostro girone si lotta duramente per un pallone. E quando entro in area mica mi aprono la porta per dirmi benvenuto».
Esigenza reale, ma lei con la mascherina segna. E anche tanto.
«Sette gol in campionato, uno in Coppa. Vorrei continuare».
Il problema è che in campo tutti la riconoscono.
«Per l'altezza (1,88) o per la maschera?»

L'uno e l'altro.
"Sono, in realtà, una persona riservata, serena. In campo lotto per la maglia. Ho letto la storia dell'Avola. Non va in D da 50 anni. E, allora, vorrei realizzare il sogno della città, dei tifosi, mio».
Com'è arrivato in Italia?
«Tramite un agente. Ho giocato per tanti anni in Brasile, ma anche in Bahrein e a Malta».
Nell'isoletta ha giocato anche in Europa League e nelle qualificazioni Champions.
«Il mio presidente, quando ho indossato la maglia del Floriana, è stato Riccardo Gaucci che a Catania conoscete bene».
In Sicilia è approdato a Santa Teresa nella Jonica.
«Ho giocato metà stagione segnando 10 gol, poi sono andato a Vittoria e ho finito la stagione realizzando 9 reti. In Eccellenza sono stato capocannoniere. Un titolo che mi rende fiero».
Perchè ha scelto Avola?
«Per il progetto di contendere la vittoria del campionato ad altre formazioni. Per ora lottiamo alla pari con il Modica».
All'andata però...
«Si abbiamo vinto noi e ho segnato il gol decisivo. Ma la stagione continua».
Malta, Santa Teresa, Vittoria, Avola. Tutte le sue sedi di gioco hanno in comune il mare. E, a occhi e croce, non sono state scelte frutto del caso.
«Mi sento meno lontano dal Brasile, sto bene. I siciliani, poi, sono persone solari e mi trovo a meraviglia. Quando ho scelto Avola avevo anche altre possibilità. Mi sono consigliato con la moglie e abbiamo avuto una risposta immediata e identica: Avola è il posto giusto per noi».
Le fa effetto sentirsi chiamato Osimhen?
«Spero che se dovesse leggerlo sorrida e non si risenta. Per me è un onore essere accostato a un campione così grande. Ma io gioco in Eccellenza ma cerco di fare sempre il massimo per i compagni».
Sua moglie è romena e la segue ovunque.
«Siamo sposati da dodici anni. Ho conosciuto Liana sulle spiagge di Rio. Come si dice in Italia?»
Colpo di fulmine.
«Esatto. Un mese dopo siamo andati a vivere insieme».
Ha cominciato, come tanti brasiliani, sulla spiaggia di Copacabana?
«No, ho iniziato per strada. A piedi scalzi. Ed è stata la palestra più importante della mia vita calcistica».
Giù la maschera, adesso, Flavio: cosa vuol fare nei prossimi anni?
«Portare l'Avola in D, portare mio figlio in Sicilia. Gioca a calcio, ha 15 anni e milita nel Nac, il Natividade. Poi vorrei sempre vivere in Sicilia e avere una casa in riva al mare. Chiedo troppo?»