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Elezioni

Cala il sipario sull'era Zaia: in Veneto il duello è per il primato tra Lega e Fratelli d'Italia

Si apre anche la partita per Venezia e per i nuovi equilibri del centrodestra

Redazione La Sicilia

21 Novembre 2025, 21:47

Cala il sipario sull'era Zaia: in Veneto il duello è per il primato tra Lega e Fratelli d'Italia

Una campagna elettorale «strana», perché il risultato finale è sostanzialmente scontato. E cortissima dopo un «tira e molla» che è stato invece lunghissimo, sul terzo mandato, poi naufragato, e sulla scelta di un nuovo frontman per il centrodestra. Cala il sipario sull'era Zaia, quindici anni alla guida del Veneto, e anche se il governo della Regione non cambierà colore potrebbe «cambiare tutto» negli equilibri interni. Perché la sfida delle sfide ora è quella del primo partito, con un duello serrato tra Lega e Fratelli d’Italia. Nessuno dei contendenti nega, anzi. E entrambi sono convinti di spuntarla.

Matteo Salvini, che torna nel nord est e visita con grande entusiasmo la Biennale di Architettura a Venezia, è convinto che i leghisti - dopo i magri risultati di politiche ed europee - torneranno prima forza sul territorio, «tira una buona aria», assicura. E spera di recuperare consensi che saranno utili anche quando, tra un anno o poco più, si dovranno distribuire i collegi per le politiche, ammesso - questione di cui si tornerà a parlare, molto probabilmente, superato il tornante dell’election day autunnale - che la legge elettorale non sia cambiata nel frattempo.

Dopo averlo candidato (con poco entusiasmo del diretto interessato) a correre per il posto in Parlamento che lascerà libero Alberto Stefani, e anche proposto come sindaco di Venezia, il leader leghista in favore di telecamere sottolinea il gesto «generoso» del Doge che ha deciso di correre comunque capolista in tutte le province. Certo stavolta, per essere eletto, ha bisogno che «con la matita si scriva Zaia», l’invito che fa anche Salvini usando lo stesso refrain che ha adottato lui per la sua campagna, tutta social, che si è chiusa con il leoncino alato - guidato con l’IA - che sorvola la provincia di Rovigo. Il governatore uscente punta a fare il pieno di preferenze e sarà quasi certamente Treviso che gli assegnerà uno scranno in Consiglio regionale.

Proprio lì chiude la sua corsa il trevigiano che guida la coalizione «larghissima» di centrosinistra, Giovanni Manildo: "il Veneto ha bisogno di ascolto, andiamo a votare e stupire", cerca di galvanizzare i suoi e di fare un appello per l'affluenza. «Non lasciamo che l’astensionismo indebolisca la democrazia», osserva anche dall’altra parte il coordinatore regionale di Fdi Luca De Carlo, convinto che saranno i meloniani "il primo partito" anche alle regionali, e che così si scriverà davvero «una pagina nuova». Perché i Fratelli sono «generosi ma non scemi», sottolinea il capo dell’organizzazione Giovanni Donzelli, il più alto in grado arrivato in Veneto nell’ultima giornata di campagna elettorale, sempre nel trevigiano. Finisce l'era Zaia e non ci sarà più «un uomo solo al comando», puntualizzano in sintesi i luogotenenti di Giorgia Meloni, pronti ad aiutare Stefani «con una squadra di Fratelli d’Italia».

I candidati presidenti sono in tutto cinque: oltre a Stefani e a Manildo, ci sono, Riccardo Szumski con la lista Resistere Veneto; Marco Rizzo con Democrazia Sovrana Popolare e Fabio Bui con Popolari per il Veneto.

Da «martedì» poi partirà anche la ricerca del candidato "giusto" per la successione di Luigi Brugnaro a Venezia, sempre più insofferente all’overtourism, come si percepisce passeggiando per le calli o sui vaporetti. E sempre più preoccupata, a Mestre, per la sicurezza e l’integrazione dei tanti immigrati sul territorio. Per il futuro sindaco «ho qualche idea», fa sapere Salvini. Ma pure i meloniani ne hanno, gli risponde a distanza Donzelli. Il nuovo derby, insomma, è garantito.