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Il punto

Regione, la mozione di sfiducia a Schifani: ora la palla spetta a Galvagno

Il presidente dell'Ars dovrà decidere quando mettere la proposta delle opposizioni all'ordine del giorno dell'assemblea

Salvo Catalano

20 Novembre 2025, 08:54

10:14

Ars

La palla è in mano al presidente dell'Ars Gaetano Galvagno. Starà a lui decidere quando mettere all'ordine del giorno la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del governatore Renato Schifani. Serviranno 36 voti affinché abbia effetto, si parte con 23 più tre. Ventitré sono le firme che accompagnano la mozione, quelle di tutti i deputati di Pd, Movimento 5 stelle e Controcorrente, l'opposizione ufficiale. Tre sono i voti promessi da Cateno De Luca, leader di Sud Chiama Nord, l'opposizione a corrente alternata. O, come preferisce dire Scateno, «l'opposizione seria e costruttiva». Ma comunque opposizione, tanto che il sindaco di Taormina dice di «aspettare delle scuse per il mancato invito» al ritiro spirituale organizzato lo scorso weekend.

Servirebbero in sostanza dieci deputati della maggioranza disposti a voltare le spalle a Schifani e mettere la parola fine a questa legislatura. Fantapolitica? «Mai dire mai», dicono dall'opposizione, impegnata in queste ore in un fitto confronto con alcuni parlamentari del centrodestra. «Ci sono pezzi di Forza Italia pronti a votare la sfiducia», filtra. Mentre qualcuno guarda con attenzione anche al drappello della Dc, rimasto orfano del leader Totò Cuffaro e del capogruppo Carmelo Pace. All'indomani dell'espulsione dei due assessori democristiani dalla giunta, il gruppo parlamentare si è affrettato a ribadire lealtà al governatore. Ma nel centrosinistra qualcuno spera in una vendetta servita fredda. Molto difficile, considerato che in questo caso l'arma del voto segreto - sfoderata in più occasioni dai deputati del centrodestra per mettere alle strette Schifani - non è prevista.

Ieri mattina, intanto, Ismaele La Vardera per il movimento Controcorrente, Antonio De Luca, capogruppo del M5S, e Michele Catanzaro, guida dei deputati del Pd all’Ars, hanno presentato la mozione. «Chi la firma sta con i siciliani, chi non la firma sta con Totò Cuffaro, anzi con Totò Schifani», taglia corto La Vardera. «Una mozione unitaria che vuole rappresentare anche chi sta fuori dal palazzo, tutti i siciliani stanchi di questa sanità», precisa De Luca. Per il dem Catanzaro «non possiamo girarci dall'altro lato rispetto alle numerose iniziative dell'autorità giudiziaria che coinvolgono la maggioranza».

Oltre a Cuffaro, le opposizioni ricordano i casi degli assessori Luca Sammartino (Lega), a processo per corruzione elettorale, ed Elvira Amata (Fratelli d'Italia), per cui è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per corruzione. E tra i corridoi di Palazzo dei Normanni si parla con insistenza di «nuovi scossoni giudiziari in arrivo». Al punto che, confessa un deputato del centrodestra sensibile agli appelli delle opposizioni, «la sfiducia potrebbe anche essere inutile, perché davanti a un'altra indagine Schifani non regge». A dare linfa a queste suggestioni ci hanno pensato nelle ultime ore le dichiarazioni dello stesso La Vardera e del presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici. In ordine cronologico: «Molti altri verranno tirati dentro», ha detto il deputato del Pd, riferendosi al sistema Cuffaro. «Succederanno cose altrettanto catastrofiche nelle prossime ore, questa legislatura non arriverà alla fine naturale», ha aggiunto ieri l’ex Iena. Intanto in conferenza stampa le opposizioni rispondono a e Luca, che ha definito la mozione di sfiducia «una mossa propagandistica»: è «inutile perché non ha i numeri», sostiene invitando i deputati di opposizione a dimettersi, «evitando di fare gli indignati a 15mila euro lordi al mese».

«Chi dice che non serve a nulla si sbaglia - replica La Vardera - I siciliani capiranno chi sta dalla loro parte e chi dalla parte di questo governo di indagati e di incapaci». Parole a cui Scateno ha prontamente risposto, invitando Galvagno a «calendarizzare immediatamente» la mozione, «che Sud chiama Nord voterà». «Adesso la domanda non riguarda me, ma loro: vogliono continuare sulla strada dello sfascismo o intendono finalmente mostrare maturità? Perché la Sicilia ha bisogno di serietà, non di chi si limita a fare cinema e varietà».