La manifestazione
Cgil in piazza contro il governo regionale: "Ha alimentato un sistema immorale"
Il sindacato scenderà in piazza a Palermo il 12 dicembre, in contemporanea con la mobilitazione contro la finanziaria nazionale
Alfio Mannino, segretario Cgil Sicilia
“Perché la Sicilia cresca occorre cambiare e chi è oggi al governo e ha garantito e alimentato la sopravvivenza del sistema attuale non ha le carte in regola per intestarsi il cambiamento e per rappresentare interessi e bisogni della collettività”. Così la Cgil Sicilia in una lettera aperta-appello con la quale il sindacato, guidato da Alfio Mannino, anticipa che il 12 dicembre, giorno dello sciopero generale proclamato dalla Cgil contro la legge nazionale di Bilancio, "sarà anche uno sciopero a carattere regionale”. Una mobilitazione “che deve essere popolare”, sostiene la Cgil che chiama a raccolta le associazioni democratiche e giovanili "affinché venga un forte segnale sia per Roma che per le istituzioni regionali".
“Occorre rigenerare sul piano etico e morale le istituzioni regionali - scrive il sindacato - e al contempo definire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale, questa la sfida”. Nell’appello, il sindacato propone anche una tappa intermedia rispetto al 12 dicembre che raccolga tutti gli aderenti attorno a un progetto comune per il cambiamento. “Diciamo basta - prosegue - I fondi pubblici non devono servire a foraggiare un sistema del consenso malato che guarda a interessi particolari, lascia spazi alla mafia e punta a perpetuare la sopravvivenza di un ceto politico che pensa solo a sé e a confermare le proprie posizioni di potere”.
"Questo - sottolinea Alfio Mannino - mentre in Sicilia dilagano la disoccupazione, il disagio sociale, la sanità è allo sfascio, le prospettive per i giovani si diradano. Le ultime vicende giudiziarie sono la conferma di un sistema che come Cgil denunciamo da tempo, che coinvolge politici, funzionari pubblici e imprenditori, e rispetto al quale nessuno tra quelli che ha detenuto posizioni di potere può ritenersi moralmente assolto. Rimuovere i funzionari infedeli è solo un primo passo. Di questo sistema i primi a pagarne il prezzo sono lavoratrici e lavoratori, donne e giovani, che vedono infrangersi le proprie speranze sul muro del malaffare. Il cambiamento deve dunque essere profondo ed è necessaria una grande mobilitazione popolare affinché sia la volta giusta per cambiare