Schifani, la salute della maggioranza e la manovra da 2,3 miliardi: «Ma il voto segreto è un far west che va abrogato»
Il presidente della Regione ha negato che ci siano frizioni nel centrodestra («Invenzioni giornalistiche») ed ha tracciato la road map per approvare la Finanziaria
Renato Schifani
In conferenza stampa a Palazzo d’Orleans, il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha respinto le ricostruzioni su una presunta crisi della maggioranza. «I giornalisti tendono a creare la "malanotizia" per vendere più copie, perché scrivere che tutto va bene significa vendere meno. Non faccio polemiche, ne ho viste di tutte i colori nel mio percorso politico. Però parlare di centrodestra in Sicilia in crisi o cose del genere significa fare valutazioni astratte, un atteggiamento stucchevole finalizzato a creare problemi».
Schifani è poi tornato sul tema del voto segreto all’Assemblea regionale siciliana (Ars), individuandolo come un fattore di instabilità: «Dietro al voto segreto i franchi tiratori non hanno nomi e cognomi, ci sono sempre stati, non sono comparsi col governo Schifani. Siamo l’unica Regione in balia di un voto segreto che può essere richiesto su tutto, un modello da Far west. Quando mi fu proposta la candidatura sapevo che c'era questa anomalia, ma ho assunto la consapevolezza di correre il rischio perché si accettano onori e oneri. Tentare di abrogare il voto segreto è un atto doveroso, ci proveremo, è mio dovere farlo».
E ancora: «C'è un disegno di legge depositato dalla Dc, il partito di Totò Cuffaro», ha aggiunto, «penso che il voto segreto sia un vulnus della democrazia parlamentare. I partiti e l’Ars non devono certamente essere una caserma, ma ci devono essere delle regole».
Sul capitolo conti pubblici, il Governatore ha anticipato le prossime tappe della legge di stabilità regionale di fine anno: «Per la manovra di stabilità di fine anno si stanno concludendo gli incontri con gli assessorati. Lunedì ci sarà un vertice di maggioranza convocato su altri temi, ma abbiamo parlato con i segretari regionali dei partiti e desidero ascoltarli anche sulla manovra. Devono esserci sinergie tra gli assessori e i loro partiti. Voglio un tavolo di maggioranza per ascoltare le loro proposte, per evitare che all’Ars arrivino norme inaspettate e non discusse prima».
Il presidente ha assicurato un metodo più stringente nella fase di confronto parlamentare: «Faremo di tutto affinché i nodi politici vengano discussi prima e non in commissione Bilancio dell’Ars». E ha proseguito: «Starò molto attento per evitare quello accaduto con le ultime variazioni di bilancio. Sono certissimo della collaborazione del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno che ha permesso l'approvazione delle ultime due manovre nei termini stabiliti. La nuova manovra sarà leggermente più espansiva dell’anno scorso. Per l’anno prossimo invece quando la Corte dei conti parificherà il rendiconto 2024 avremo a disposizione 2,3 miliardi. Queste sono le cose serie. In tre anni il mio governo ha azzerato il disavanzo portando il bilancio in surplus».
Chiusura sui tempi: Schifani ha confermato l’obiettivo di portare il documento in giunta entro fine mese. «Approveremo in giunta la manovra di stabilità entro il 30 ottobre».