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Il caso

Open Arms, fissata la Cassazione per il ministro Salvini: «Come regalo di Natale la sinistra mi manda a processo»

L'esponente del Governo Meloni si dichiara un bersaglio, in bilico tra assoluzione e un nuovo processo

Laura Mendola

30 Settembre 2025, 18:04

30 Settembre 2025, 19:38

Matteo Salvini e il processo Open Arms

Matteo Salvini e il processo Open Arms

«Ho saputo in queste ore che l'11 dicembre, 3 giorni dopo l’Immacolata, 14 giorni prima del Santo Natale, 3 giorni prima del compleanno di mia figlia, come regalo la sinistra mi manda a processo in Cassazione. E può finire in due maniere: positiva, e mi impegno a tornare a festeggiare, confermano l’assoluzione perché non ho commesso un reato, ho difeso i confini e l’onore del mio Paese. Oppure potrebbero cancellare 268 pagine di assoluzione e rimandarmi a processo dove rischio 6 anni di carcere. Se cancellassero l'assoluzione tornerò lo stesso a Lamezia a festeggiare perché ho difeso il mio Paese e non è reato». Così Matteo Salvini, relativamente al processo Open Arms.

Le tappe

Tra il 1° e il 2 agosto, la nave dell’Ong Open Arms effettua due operazioni di soccorso nelle acque della zona Sar (Search and Rescue) libica, mettendo in salvo 124 migranti. L’imbarcazione richiede immediatamente l’assegnazione di un porto sicuro all’Italia e a Malta, ma in entrambi i casi la richiesta viene respinta. Roma invoca il cosiddetto “decreto sicurezza bis” per impedire lo sbarco. Nei giorni successivi, tre persone con problemi di salute vengono autorizzate a scendere a terra. A bordo rimangono 121 naufraghi, tra cui 32 minorenni, 28 dei quali non accompagnati.

Il salvataggio

Il 9 agosto i legali di Open Arms chiedono all’autorità giudiziaria di disporre lo sbarco immediato, quantomeno dei minori. Contestualmente depositano un esposto per accertare se il trattenimento a bordo possa integrare un reato. Il 10 agosto l’imbarcazione soccorre altre 39 persone, mentre ad alcune delle persone già a bordo viene autorizzato lo sbarco, ancora una volta per motivi sanitari.

Lo sbarco

La Open Arms fa rotta verso le coste italiane, senza tuttavia ricevere indicazioni sul Pos (porto sicuro). Il 16 agosto presenta un nuovo esposto alla Procura di Agrigento, questa volta per omissione di atti d’ufficio. Nel frattempo, alcuni naufraghi vengono evacuati a causa delle condizioni di salute precarie. Il 20 agosto il procuratore capo Luigi Patronaggio sale a bordo della nave e dispone lo sbarco immediato nonché il sequestro dell’imbarcazione. Poche ore dopo l’unità attracca a Lampedusa con gli 83 migranti rimasti a bordo. L’ufficio inquirente agrigentino ipotizza il reato di abuso d’ufficio.

Il rinvio a giudizio

Nel febbraio 2020 il Tribunale dei ministri ha richiesto al Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Tre mesi più tardi, la Giunta per le immunità ha respinto l’istanza, mentre l’Aula di Palazzo Madama l’ha approvata. Ad agosto il fascicolo è rientrato a Palermo: la Procura, ricevuti gli atti dal Tribunale dei ministri, ha presentato al gup la richiesta di rinvio a giudizio. Ha così preso avvio il processo.

Il processo

Il dibattimento prende avvio nell’autunno del 2021. Al leader della Lega vengono contestati i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. A patrocinare la sua difesa è Giulia Bongiorno, già ministra per la Pubblica Amministrazione. Nel corso dell’udienza preliminare, conclusa con il rinvio a giudizio, il gup ammette 21 parti civili. Tra queste figurano Comune di Palermo, Emergency, alcuni migranti, ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione), Arci, Ciss, Legambiente, Giuristi Democratici, Cittadinanza Attiva, Open Arms, Mediterranea, AccoglieRete oltre a Oscar Camps, comandante della nave, e Ana Isabel Montes Mier, capo missione di Open Arms.

I testimoni indicati sono 26. Tra loro Luigi Di Maio, all’epoca ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio insieme a Salvini; l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte; gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta nonché il prefetto Matteo Piantedosi, allora capo di gabinetto del Viminale. 

La richiesta del pm

Nel settembre 2024, la pubblica accusa ha avanzato la richiesta di una condanna a sei anni nei confronti di Matteo Salvini. Nella requisitoria è stato sottolineato un “intenzionale e consapevole spregio delle regole”, che avrebbe leso “la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione”.

La difesa

Il 18 ottobre 2024 è iniziata l’arringa dell’avvocata di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno. La difesa ha subito insistito sui “numerosi rifiuti” allo sbarco della Open Arms, alla quale sarebbero state offerte “molteplici possibilità di approdo”. La nave, invece, avrebbe preferito “bighellonare, come hanno detto le autorità maltesi, tanto da indurre i migranti a buttarsi in acqua, non per suicidarsi, ma per raggiungere la costa. Il 18 agosto Open Arms aveva inoltre ricevuto ordine da autorità spagnole di dirigersi in Spagna, ma ha rifiutato”. Bongiorno ha inoltre sostenuto che vi fosse una “identità di vedute tra Conte e Salvini”. Secondo la linea difensiva, a impedire lo sbarco sarebbe stata dunque la stessa Open Arms: “L’Italia era in ginocchio, lo era la Guardia costiera. MRCC – Maritime Rescue Coordination Center – aveva chiesto di mandare dei moduli che attestassero il disagio a bordo; al suo rifiuto aveva sollecitato più volte. C’era un ‘varco’ aperto, ma la ong ha ignorato ogni sollecitazione in tal senso. Chi teneva davvero sotto sequestro allora i migranti?”.

La sentenza

Il 20 dicembre 2024 è stata pronunciata la sentenza di primo grado. In aula a Palermo era presente il ministro Matteo Salvini, che, prima di entrare nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, ha dichiarato: "Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto, ho mantenuto le promesse fatte, ho contrastato l'immigrazione di massa. Qualunque sia la sentenza per me oggi è una bella giornata perché sono fiero di avere difeso il mio Paese. Rifarei e rifarò tutto quello che ho fatto e sono felice delle dimostrazioni di affetto che tantissimi italiani mi stanno portando. Entro in aula orgoglioso del mio lavoro. Non mollerò assolutamente". Poco prima delle 20 è giunta l’assoluzione, "perché il fatto non sussiste", come stabilito dai giudici.