Putin, l’«amore a prima vista» e il lato nascosto del potere: cronaca di sentimenti, privilegi e segreti
Il leader che ha detto «Sì, sono innamorato» riaccende i riflettori su una vita privata blindata. Tra dichiarazioni in diretta tv, gli anni Novanta fra night club a San Pietroburgo, le inchieste su Svetlana Krivonogikh e i beni riconducibili all’entourage. Un mosaico dove l’«amore» si intreccia a politica, denaro e silenzi di Stato.
Nel salone del Gostinyj Dvor a Mosca, davanti a una platea di cronisti e telecamere, un giornalista chiede al presidente se creda nell’amore a prima vista. Il capo del Cremlino sorride, annuisce e aggiunge: «Sì, sono innamorato». Poche parole, un inciso personale in una maratona mediatica dominata da guerre, crisi e propaganda. Ma bastano quelle due frasi per aprire una fessura nel muro di riserbo che da sempre circonda la sfera privata di Vladimir Putin, rilanciando domande e ipotesi su legami, relazioni, figli e un sistema di protezione e opacità costruito in oltre un quarto di secolo al potere.
L’amore come messinscena pubblica, la riservatezza come regola
Non è la prima volta che il presidente gioca con l’allusione sentimentale; ma è rara, rarissima, la disponibilità a oltrepassare la soglia dell’intimità. Dal 2013 (annuncio della separazione) al 2014 (divorzio), l’uscita di scena dell’ex moglie Lyudmila fu comunicata in modo coreografico, durante un intervallo a teatro al Cremlino. La formula, «divorzio civilizzato», fissò il tono: pubblico il rito, privata la sostanza. Da allora, il Cremlino ha mantenuto il silenzio sull’eventuale nuova famiglia, mentre attorno a Putin si addensavano voci, dossier e indizi su relazioni importanti e patrimoni cresciuti nell’orbita del potere.
Gli anni Novanta a San Pietroburgo: tra night club, politica locale e primi strappi domestici
Per capire il presente, conviene riandare alla San Pietroburgo degli anni Novanta, quando l’allora vice-sindaco consolidava reti di affari e fedeltà. In quel contesto emerge il nome del club «Luna», locale di strip-tease frequentato dall’élite cittadina, dove — secondo ricostruzioni giornalistiche — Putin avrebbe tenuto incontri e presenziato a spettacoli. Testimonianze e articoli coevi, ripresi in seguito da media internazionali, collocano il futuro presidente nel locale almeno dal 1999, con tracce persino di un autografo esposto sulle pareti. È un frammento che racconta più di un dettaglio di costume: un funzionario già in ascesa, un ambiente mondano-oligarchico, il primo scarto rispetto all’immagine austera e familiare proposta anni dopo alla nazione.
Un filone di inchiesta più recente — raccolto in un libro d’autori russi d’inchiesta — colloca il «Luna» nel quadro privato e lavorativo del Putin pietroburghese: un microclima di protezioni, amicizie e sicurezza parallela, dove compaiono figure come Roman Tsepov (poi ucciso nel 2004) e dove la vita coniugale con Lyudmila mostra crepe via via più evidenti, tra umiliazioni e presunte infedeltà. Pur con prudenza sulle fonti, il quadro concorda su un punto: la famiglia d’allora faticava a reggere i ritmi e le frequentazioni del politico emergente.
«Sono innamorato»: l’uscita di dicembre 2025 e l’eco delle relazioni storiche
Torniamo all’oggi. Il 19 dicembre 2025 Putin dice di credere nell’amore a prima vista e ammette di essere innamorato. Non fa nomi. L’eco del suo «sì» coincide con anni di cronache, smentite e indagini su rapporti stabili o intermittenti: l’ex ginnasta olimpica Alina Kabaeva; la pietroburghese Svetlana Krivonogikh; la studentessa Alisa Kharcheva. Tre storie molto diverse per contesto e riscontri.
La relazione con Lyudmila si chiude ufficialmente tra 2013 e 2014; da allora la vita affettiva del presidente si sposta nell’area del «non detto» istituzionale.
Il nome di Alina Kabaeva — ex campionessa e oggi collegata al gruppo mediatico privato National Media Group — ricorre da anni come presunta compagna; alcune fonti occidentali e inchieste giornalistiche hanno parlato anche di figli, senza mai ottenere conferme ufficiali.
Il caso Svetlana Krivonogikh è invece il più documentato sul piano patrimoniale: a partire dal 2020, l’inchiesta del progetto investigativo Proekt e, nel 2021, i Pandora Papers hanno fatto emergere una rete di società e proprietà di pregio riconducibili a lei e all’ambiente di Bank Rossiya, il cosiddetto «portafoglio del presidente», secondo la definizione data più volte da osservatori e sanzioni occidentali.
Il dossier Krivonogikh: una figlia, un patrimonio, la geografia del lusso
Il profilo di Svetlana Krivonogikh — origini modeste a Leningrado, diploma in Economia nel 2000, salto sociale negli anni Duemila — è stato dissezionato da inchieste che ne hanno quantificato il patrimonio in oltre 100 milioni di dollari, con asset in Russia e all’estero. Tra gli elementi più eclatanti, l’acquisto nel 2003 (tramite la società offshore Brockville Development Ltd.) di un appartamento da circa 4,1 milioni di dollari nel complesso di lusso Monte Carlo Star, nel Principato di Monaco: la transazione, resa nota grazie ai Pandora Papers, si colloca a poche settimane dalla nascita della figlia Elizaveta (nota anche come Luiza Rozova), che l’inchiesta di Proekt indica come possibile figlia del presidente. Il Cremlino ha sempre respinto o derubricato a «gossip» tali collegamenti, e non esistono riconoscimenti ufficiali di paternità.
Negli anni successivi, l’ecosistema patrimoniale riconducibile a Krivonogikh si amplia: quote di Bank Rossiya, partecipazioni nell’area del resort sciistico Igora (a nord di San Pietroburgo), immobili di pregio a Mosca e San Pietroburgo, un conto svizzero. Il filo rosso, già messo in luce dai Pandora Papers, è la prossimità a uomini di fiducia del presidente — da Yury Kovalchuk ad altri membri della cerchia — e a strutture societarie estere che spostano risorse e proprietà su più giurisdizioni.
Il Regno Unito, nel 2023, inserisce Svetlana Krivonogikh nel pacchetto sanzioni legate alla guerra in Ucraina, richiamando il suo ruolo di azionista nel National Media Group e l’impatto propagandistico del conglomerato. Anche questo passaggio contribuisce a fissare un quadro di influenza e ricchezza non spiegabile con biografie ordinarie.
Sul piano personale, Elizaveta ha mantenuto un profilo capace di mescolare mondanità, anonimato e spostamenti all’estero: negli ultimi anni è riemersa a Parigi con il nome Elizaveta Olegovna Rudnova, impegnata in gallerie d’arte e progetti culturali; secondo ricostruzioni indipendenti, il nuovo cognome rimanderebbe al manager Oleg Rudnov, figura di collegamento con passate operazioni immobiliari di famiglia. Anche qui, nessuna conferma ufficiale sulla paternità, ma un tracciato di omissioni anagrafiche, le somiglianze fisiche e ammissioni indirette di persone vicine che hanno alimentato l’interesse pubblico.
Kabaeva tra sport, media e residenze: il non detto più noto di Russia
Semmai esiste un «segreto di Pulcinella» nella vita privata del presidente, questo porta il nome di Alina Kabaeva. Dalla leggenda del matrimonio fantasma al 2008 (smentito; chiuse un giornale che ne aveva scritto), alle sanzioni occidentali negli anni recenti, Kabaeva è stata associata negli anni a residenze e appartamenti di pregio: dal mega‑attico a Sochi (oltre 2.600 mq, secondo indagini partner di OCCRP) a vari immobili intestati alla nonna Anna Zatsepilina e a parenti, con il regista delle compravendite individuato in Grigory Baevskiy, uomo d’affari collegato allo storico amico presidenziale Arkady Rotenberg. Il puzzle — dai passaggi catastali all’uso di prestanome — delinea il radiografato «metodo» di gestione domestica dei beni: separare formalmente il leader dagli asset, garantirne la disponibilità alla cerchia.
Sulla questione figli, le versioni divergono: reportage e fonti di sicurezza occidentali hanno più volte suggerito la nascita di due bambini, uno nel 2015 e uno nel 2019, in parte all’estero, in parte a Mosca; notizie non verificabili con documentazione ufficiale, ma riprese da media svizzeri e internazionali e, più di recente, in pubblicazioni giornalistiche che descrivono l’adozione del cognome di copertura «Spiridonov» (dal nonno Spiridon). In assenza di riconoscimenti e certificati pubblici, si impone la massima cautela: il tema resta nel territorio delle fonti indirette.
Il capitolo Kharcheva: la «Miss April», gli appartamenti e il confine tra gossip e atti
La vicenda di Alisa Kharcheva — studentessa e modella di un calendarietto celebrativo del 2010 — è l’esempio più spigoloso di come cronaca rosa, politica e proprietà si sovrappongano. Il nesso più concreto non riguarda tanto una relazione (mai provata), quanto il trasferimento nel 2015 di un appartamento e di un posto auto a suo favore da parte di Grigory Baevskiy, l’uomo che, secondo l’OCCRP, ha maneggiato numerosi immobili destinati a donne del giro presidenziale (fra cui la famiglia Kabaeva e la stessa Katerina Tikhonova, figlia ufficiale di Putin). Kharcheva ha sempre sostenuto di aver acquistato con mutuo e di non conoscere Baevskiy; resta tuttavia agli atti la filiera di passaggi immobiliari che dalla cerchia Rotenberg conduce a destinatarie «sensibili». È qui che il lavoro investigativo, più che svelare «scoop» erotici, illumina meccanismi e benefici.
La privatissima sfera familiare e l’uso pubblico dei valori
Chi conosce la comunicazione del Cremlino sa che la famiglia del leader è un tabù: nomi delle figlie ufficialmente riconosciute — Maria ed Ekaterina — sempre protetti; apparizioni ridotte al minimo; separazioni e nuove relazioni mai raccontate in prima persona, se non con formule vaghe. E tuttavia, su questo fondale di reticenza, la narrativa pubblica del potere ha spesso fatto ricorso a valori tradizionali, patriarcali, alla retorica della madre patria e dell’ordine morale. È in questa contraddizione — tra il privato blindato del leader e il pubblico moralista del regime — che molte inchieste collocano la loro chiave politica: non per inquisire i sentimenti, ma per misurare coerenza, conflitti d’interesse, uso di risorse e privilegi.