Il fatto
L'inseguimento mortale a Milano, la procura chiude le indagini per sette carabinieri e l'amico di Ramy
Le accuse sono di omicidio stradale, favoreggiamento e depistaggio: cancellato il video dell'inseguimento mortale
La Procura di Milano ha chiuso per la seconda volta le indagini sul caso della morte di Ramy Elgaml, il giovane deceduto il 24 novembre 2024 dopo un inseguimento di otto chilometri terminato con lo schianto del TMax su cui viaggiava insieme all’amico Fares Bouzidi. Nel nuovo avviso di conclusione dell’inchiesta, notificato oggi dagli inquirenti Giancarla Serafini e Marco Cirigliano, figurano otto indagati: Bouzidi, accusato di omicidio stradale in concorso, e sette militari dell’Arma. Tra questi, il carabiniere alla guida dell’ultima vettura inseguitrice, già imputato per omicidio stradale, che ora deve rispondere anche di lesioni nei confronti di Bouzidi e di falso ideologico.
Secondo la Procura, nel verbale d’arresto per resistenza a pubblico ufficiale a carico di Bouzidi, quattro carabinieri avrebbero omesso di menzionare l’urto tra l’auto dei militari e lo scooter, descrivendo invece il mezzo come “scivolato”. Inoltre, non avrebbero segnalato la presenza di un testimone oculare né l’esistenza di una dashcam e di una bodycam che avevano ripreso l’intero inseguimento. Le accuse spaziano dal favoreggiamento al depistaggio, fino alla cancellazione di video e file di testimoni e alla fornitura di false informazioni ai pm. Il nuovo atto complessivo riunisce le precedenti tre chiusure di indagini, che riguardavano sei indagati, e prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
La Procura, dopo la prima chiusura, aveva tentato di ottenere dal gip una perizia in incidente probatorio per chiarire la dinamica dello scontro, ma l’istanza è stata rigettata due volte. Ora, con l’ampliamento delle imputazioni e degli indagati, il procedimento si avvia verso la fase processuale.