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L'indagine

Inchiesta sulla scalata a Mediobanca: indagati Caltagirone, Milleri e Lovaglio

Le accuse sono di aggiotaggio e ostacolo alle Autorità di vigilanza

Laura Mendola

27 Novembre 2025, 14:54

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Milano, autunno 2025. Nelle stanze ovattate della finanza italiana si consuma una partita che ha il sapore di un romanzo d'affari e potere. Sul tavolo c'è Mediobanca, crocevia strategico del credito e delle assicurazioni, e intorno siedono tre figure di primo piano: l'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il manager Francesco Milleri, erede operativo del gruppo Del Vecchio, e il banchiere Luigi Lovaglio, timoniere del rilancio di Monte dei Paschi di Siena.

Secondo la Procura di Milano, i tre avrebbero orchestrato un'operazione da 13,5 miliardi di euro, un'Offerta pubblica di scambio che ha portato Mps a conquistare il controllo di Mediobanca. Un colpo di mano accolto dal mercato con il 62% di adesioni, ma che – stando agli inquirenti – sarebbe stato condotto in modo opaco, senza rendere noto al mercato e alle Autorità di vigilanza il concerto tra i protagonisti.

Caltagirone, 82 anni, è un veterano della finanza e dell'industria italiana: costruttore, editore, finanziere, con partecipazioni che spaziano da Generali ad Acea. Milleri, 65 anni, gestisce Luxottica e Delfin dopo la morte di Leonardo Del Vecchio, in mezzo alle tensioni tra gli eredi di un impero da 25 miliardi di fatturato. Lovaglio, 70 anni, ex UniCredit, ha riportato Mps dalla soglia del fallimento a un ruolo centrale nel sistema bancario, grazie a ricapitalizzazioni miliardarie e all'appoggio del governo.

L'accusa è pesante: aggiotaggio e ostacolo alle Autorità di vigilanza. Perché, spiegano i pm, l'accordo non dichiarato avrebbe comportato acquisti coordinati di azioni Mps e Mediobanca, fino a superare la soglia del 25% che impone per legge il lancio di un'Opa. Un passaggio obbligato che, se evitato, rischia di trasformare un'operazione di mercato in un reato.

Non sono indagati solo gli uomini, ma anche le società: il gruppo Caltagirone e la Delfin, in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. A indagare è il pool economico guidato dal procuratore aggiunto Roberto Pellicano, con il supporto della Guardia di Finanza.

La vicenda, ancora tutta da chiarire, mette in luce quanto sia delicato l'equilibrio tra potere industriale, finanza e regole di mercato. Mediobanca non è una preda qualsiasi: con il suo 13,2% di Generali, rappresenta un tassello fondamentale nel mosaico del capitalismo italiano. E proprio su Generali, da tempo, si incrociano gli interessi di Caltagirone e Delfin.

Il processo dirà se quella che appare come una scalata silenziosa sia stata davvero un'operazione illegittima o solo una mossa spregiudicata dentro le regole del gioco.