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IL CASO

“Famiglia del bosco”, il legale si dimette: un caso che scotta tra rinunce, pressioni esterne e carte da firmare

Dalla casa offerta e mai vista al progetto non firmato: dentro le crepe di una vicenda che mescola diritto, paure e una tempesta mediatica

Alfredo Zermo

26 Novembre 2025, 12:45

“Famiglia del bosco”, il legale si dimette: un caso che scotta tra rinunce, pressioni esterne e carte da firmare

Un portone socchiuso, un sopralluogo fissato e poi saltato, una firma che non arriva mai. È in questa sequenza minima — quasi domestica — che si consuma la scelta più pesante: l’avvocato della cosiddetta “famiglia del bosco”, Giovanni Angelucci, rinuncia all’incarico. Motivo? “Troppe pressioni esterne”, fiducia incrinata e una linea difensiva che, a suo dire, non può reggere senza passaggi operativi concreti.

Nel frattempo, rimangono sul tavolo almeno due offerte di alloggio a costo zero e un progetto di ristrutturazione da depositare al Genio civile: tutte proposte che la coppia — i coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham — ha respinto, giudicandole non adatte o troppo invasive. Intorno, una vicenda che, tra decisioni giudiziarie e interventi istituzionali, ha incendiato il dibattito pubblico.

Che cosa è successo finora

  • Il 21 novembre 2025, il Tribunale per i minorenni dell’Aquila dispone, con ordinanza cautelare, la sospensione della responsabilità genitoriale e l’allontanamento dei tre figli (tra i 6 e gli 8 anni) dalla casa nel bosco di Palmoli (Chieti), con collocamento in comunità e nomina di un tutore. La motivazione non ruota all’“obbligo scolastico”, che secondo il Ministero dell’Istruzione risulterebbe comunque rispettato, ma al rischio di lesione del diritto alla vita di relazione e alle condizioni abitative giudicate non sicure.
  • Nei giorni successivi, la vicenda esplode sui media. Il 24 novembre 2025 il Ministero della Giustizia avvia accertamenti sugli atti; il CSM valuta iniziative di tutela per i magistrati del settore minorile, bersaglio di attacchi, e la presidente del Tribunale aquilano Cecilia Angrisano riceve insulti e minacce.
  • Il 25 novembre 2025, il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, rilancia: c’è una casa comunale pronta, offerta gratuitamente, dopo aver già sperimentato — in passato — una sistemazione temporanea per la famiglia in seguito a un episodio di intossicazione da funghi.
  • Oggi arriva lo strappo: l’avvocato Angelucci “rimette il mandato”. Nella sua nota spiega che la scelta è maturata a fronte di nuovi rifiuti della coppia a proposte abitative e tecniche da lui curate, compresi il sopralluogo in una casa messa a disposizione a titolo gratuito da un imprenditore della ristorazione (zona Ortona, origini a Palmoli) e la firma necessaria per il deposito al Genio civile di un progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile. L’avvocato aggiunge che una ditta locale (indicata come Ssap San Salvo Appalti Spa) avrebbe offerto di realizzare i lavori “a proprie spese”, offerta che — stando alle ricostruzioni — non sarebbe stata accettata.

Il risultato è un passaggio delicato, che rischia di spostare gli equilibri della difesa proprio mentre si gioca la partita decisiva: il reclamo contro l’ordinanza, con scadenze ravvicinate.

Due case gratis: perché la coppia ha detto “no”

Secondo il legale uscente, le proposte abitative erano almeno due:

  • una casa comunale individuata dal sindaco Masciulli, ristrutturata e pronta;
  • un’altra abitazione a pochi chilometri dall’attuale dimora, offerta a titolo gratuito da un imprenditore del territorio.

A queste si aggiungeva il progetto di ristrutturazione dell’immobile nel bosco, già predisposto da un tecnico di fiducia e in attesa di deposito al Genio civile, per il quale mancava però la firma del capofamiglia, Nathan Trevallion. Perché i rifiuti? Dalla coppia sarebbe emerso che i lavori previsti erano “troppo invasivi” e che le soluzioni offerte non rispondevano alle loro esigenze di vita. In altri termini, la casa nella natura, con una dimensione essenziale e autonoma, non è solo un indirizzo: è un modello di esistenza.

Si può non condividere la radicalità di questa scelta, ma per i coniugi Trevallion-Birmingham, accettare una soluzione “chiavi in mano” significherebbe tradire il proprio modo di vivere e di educare i figli. Il problema, tuttavia, è che la restituzione dei minori — nei tempi e nei modi del diritto minorile — passa quasi sempre da condizioni abitative minime e verificabili: agibilità, utenze, sicurezza statica, impianti a norma, condizioni igienico-sanitarie e — nel caso specifico — anche possibilità concreta di socializzazione con i pari.

La dimensione giudiziaria

La chiave del provvedimento del 21 novembre 2025 non è solo “dove vivono”, ma “come vivono” i bambini. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila richiama il diritto alla vita di relazione (articolo 2 della Costituzione) e il rischio per salute e incolumità derivante da un contesto abitativo privo di requisiti minimi di sicurezza e socialità. A pesare, nelle informative, anche episodi sanitari pregressi e la difficoltà — talvolta — a svolgere alcuni controlli.

Questo punto è cruciale per sgombrare il campo da una contrapposizione troppo schematica tra “scuola sì/scuola no”. Dalle verifiche ministeriali è emerso che l’obbligo scolastico risulta “rispettato”: la misura non verte su quell’aspetto, bensì su una valutazione complessiva del benessere dei minori, in cui socialità, agibilità e sicurezza sono considerati elementi non negoziabili. In tale cornice, i progetti di rientro in famiglia passano quasi sempre da percorsi scanditi: alloggio idoneo, sostegno psicologico e monitoraggi. Non a caso, l’avvocato Angelucci riferisce di avere già fissato un incontro con una psicologa psicoterapeuta infantile specializzata in CBT per supportare la famiglia “nel futuro giudizio”.

“Pressioni esterne”

La rinuncia al mandato per “troppe pressioni esterne” è la frase che fa rumore. In una stagione in cui il caso mediatico corre più veloce dei provvedimenti, gli avvocati diventano bersaglio di aspettative divergenti: da un lato, la difesa “dura e pura” che contesta tutto; dall’altro, la “realpolitik” processuale, che impone di accettare soluzioni intermedie pur di rimettere insieme madre, padre e figli in un quadro controllato.

Quando quelle pressioni — provenienti dall’opinione pubblica, dai social, da reti informali di attivisti o semplicemente da amici e conoscenti — entrano nella stanza delle decisioni, il rapporto cliente-difensore si fa fragile. Il professionista chiede firme, sopralluoghi, perizie e compromessi pratici; la famiglia, sentendosi sotto assedio, teme il tradimento dei propri valori o sospetta “trappole”. Il risultato è spesso il congelamento: non si firma, non si visita la casa, non si autorizzano lavori. E un legale serio, quando percepisce che la linea non è più condivisa e che i tempi procedurali incombono (il reclamo ha termini perentori), può ritenere più onesto lasciare.

Il ruolo delle istituzioni

  • Il Ministero della Giustizia ha avviato accertamenti sugli atti: una decisione che riconosce la sensibilità pubblica del caso ma che deve evitare il rischio di diventare pressione impropria sui giudici minorili.
  • Il CSM ha ricevuto sollecitazioni a intervenire a tutela dei magistrati, con la presidente Cecilia Angrisano oggetto di minacce. Qui la linea è chiara: si discute nel merito, si impugnano i provvedimenti, ma si difende la serenità di chi giudica.
  • Il Comune di Palmoli, con il sindaco Giuseppe Masciulli, ha offerto soluzioni abitative gratuite, anche riprendendo una sperimentazione già fatta in passato.
  • Attori privati del territorio — dall’imprenditore che mette la casa a disposizione sino alla Ssap San Salvo Appalti Spa che si dice pronta a farsi carico dei lavori — hanno cercato di trasformare il clamore pubblico in aiuto concreto.

Il quadro dice che l’ecosistema civico si è mosso. Ma il tassello che manca — ed è il più importante — è il consenso della coppia ad aderire a un percorso verificabile e condiviso.

Tre nodi

  • Il reclamo contro l’ordinanza del Tribunale per i minorenni è lo strumento per chiedere una revisione delle misure. È un passaggio tecnico, fondato su nuovi elementi: non bastano dichiarazioni di principio, serve documentazione (contratti, certificazioni, perizie, impegni concreti).
  • La restituzione dei minori, anche provvisoria o “a tappe”, di regola richiede condizioni abitativo-sanitarie minime e un piano educativo che garantisca socialità e sicurezza.
  • Senza firme e sopralluoghi, senza progetti depositati e interventi calendarizzati, al giudice mancano i presupposti fattuali per cambiare rotta.

In questo senso, la rinuncia dell’avvocato Angelucci non è solo un fatto personale: è uno stop che rischia di pesare proprio sul fronte procedurale dove si gioca il ricongiungimento.

Cosa dicono i protagonisti

  • Giovanni Angelucci parla di decisione “estrema”, dettata da ingerenze e dall’impossibilità di sostenere una difesa “monca” rispetto alla linea condivisa. Punto chiave: aveva organizzato il sopralluogo nella casa offerta dall’imprenditore e sollecitato la firma per il Genio civile; nulla di tutto questo è avvenuto.
  • Giuseppe Masciulli, sindaco di Palmoli, ribadisce che la casa comunale è pronta e che anni fa fu già offerta una sistemazione temporanea — dopo un episodio di intossicazione da funghi — poi interrotta dalla famiglia, tornata nel casolare nel bosco.
  • La coppia Trevallion-Birmingham, attraverso dichiarazioni e interviste, insiste sul carattere ingiusto dell’allontanamento e sulla dignità del proprio stile di vita, respingendo lavori ritenuti invasivi e proposte percepite come non compatibili con la loro identità.

Qui si innesta il conflitto simbolico: fino a che punto una scelta di vita “fuori standard” può essere tollerata quando sono coinvolti minori? La legge non punisce la diversità, ma pretenda standard minimi. E quelli — tra agibilità, impianti, sicurezza e socialità — allo stato non sarebbero dimostrati.

Che fine faranno casa e progetto?

Tre domande guidano le prossime ore:

  • La coppia accetterà di visitare le abitazioni offerte e di sottoscrivere un percorso che preveda, anche temporaneamente, una sistemazione alternativa?
  • Il progetto di ristrutturazione verrà firmato e depositato al Genio civile, con un cronoprogramma dei lavori e la disponibilità a verifiche?
  • Con la rinuncia dell’avvocato Angelucci, chi condurrà il reclamo e con quale strategia?

Senza un almeno a una di queste leve, il reclamo rischia di presentarsi debole. La vicenda, nel frattempo, continuerà a generare polarizzazione: chi la leggerà come un caso di ingerenza dello Stato in scelte private; chi come un doveroso intervento di tutela dei minori.