25 Novembre
Gino Cecchettin: «La mia forza è arrivata quando ho accettato di essere vulnerabile»
Il padre della giovane Giulia uccisa dall'ex fidanzato, è diventato un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne
Gino Cecchettin
«Oggi posso dirlo con sincerità: quel modello di maschio che vive per dimostrare qualcosa non ci rende più forti: ci rende solo più soli, più arrabbiati, più lontani da chi amiamo». È questo uno dei passaggi dell’editoriale di Gino Cecchettin, padre di Giulia, sul quotidiano La Stampa in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
«La mia forza è arrivata quando ho accettato di essere vulnerabile. Quando ho smesso ogni maschera. Quando ho iniziato a vedere davvero le donne non come un esame da superare o un terreno da conquistare, ma come un dono da ricevere — così come io avrei voluto essere il più bel dono per Monica e per Giulia. Da allora vivo meglio. Sono più leggero. Meno teso. Meno arrabbiato. Più presente. Per questo oggi — aggiunge Cecchettin — mi rivolgo agli uomini che fanno fatica, che hanno paura di cambiare, che pensano che mettere da parte l’orgoglio significhi perdere terreno. Non è così. Cambiare non toglie forza: la libera. Io non posso recuperare il tempo che ho perso. Ma posso cercare di vivere diversamente il tempo che mi resta. E so che questo cambiamento; dolce, profondo, liberatorio; inizia da noi uomini. Dalla scelta, finalmente, di essere veri».
Cecchettin osserva che «le parole che scegliamo, spesso senza pensarci, sono anch’esse figlie del modello culturale che abbiamo ereditato: parole dure, assolutiste, parole che dividono, che etichettano, che feriscono senza che ce ne accorgiamo. Siamo una società narrante che comunica attraverso una lingua, e la lingua crea, plasma, definisce. E il cambiamento passa anche da qui, dal modo in cui nominiamo il mondo e chi ci sta accanto. Perché le parole; tutte le parole; possono creare empatia o distacco, comprensione o pregiudizio, gioia o dolore, amore o odio, violenza o pace. E scegliere parole diverse, più gentili, più vere, più libere dall’orgoglio, è già un modo per trasformare le relazioni e la società in cui viviamo».