Il caso
Gemelle Kessler, simbiosi e geni dietro la scelta estrema del suicidio assistito
Secondo l'esperto di Neuropsicofarmacologia: «C'è innanzitutto un aspetto di tipo biologico che va considerato»
Una decisione estrema, quella di morire insieme ricorrendo al suicidio assistito, che affonderebbe le radici in un’esistenza condotta in “totale simbiosi”. Così Giovanni Biggio, professore emerito di Neuropsicofarmacologia dell’Università di Cagliari, interpreta la scelta che Alice ed Ellen Kessler avrebbero compiuto, ricorrendo a una pratica ammessa in Germania a determinate condizioni.
Una lettura, spiega l’esperto, che si intreccia con il tipo di vita condotto dalle due artiste e che, in parte, può trovare anche una spiegazione di natura biologica.
“Premesso che non sappiamo quale fosse la situazione di salute o psicologica delle gemelle Kessler – afferma Biggio all’ANSA – la scelta fatta di morire nello stesso momento con il suicidio assistito può essere letta come l’effetto estremo di una vita vissuta in una dimensione di totale simbiosi che, per alcuni aspetti, potrebbe rasentare anche dei profili patologici”.
Sul piano scientifico, l’accademico richiama l’attenzione su un elemento chiave: “C’è innanzitutto un aspetto di tipo biologico che va considerato: nel caso dei gemelli omozigoti, infatti, si è in presenza dello stesso genoma. Ciò significa che la struttura dei geni è identica e, sequenziando il dna, i geni sono uguali. Questo potrebbe spiegare proprietà e inclinazioni comuni anche a livello psicologico”.
Tuttavia, puntualizza, la biologia non è un destino. “Ma questo vuol dire che se entrambi nascono ad esempio con una vulnerabilità per una particolare malattia, poi entrambi la svilupperanno? Non necessariamente – precisa Biggio –. Negli ultimi anni si è infatti scoperto che i geni possono essere influenzati dall’ambiente, è la cosiddetta epigenetica: non nella loro struttura, modificabile solo dai processi evolutivi, bensì nella loro funzione di esprimere proteine cruciali per il funzionamento degli organi. Dunque, l’ambiente e gli stili di vita influiscono anche nei gemelli omozigoti sugli esiti di salute, fisica ma anche psicologica”.
Nel caso delle due icone della tv, “non sappiamo se fossero omozigote, ma in questa eventualità ciò spiegherebbe molto di questi tratti comuni e di questa affinità che le ha spinte a condurre una vita personale e lavorativa sempre all’unisono. Una affinità di scelte e percorsi che potrebbe definirsi anche per certi tratti patologica quando diventa estrema”.
Alla fine, conclude Biggio, il fattore decisivo resta l’indissolubilità del loro legame: “Resta la scelta di una ‘vita a due’ sin dagli inizi e che, per questo, non poteva portare a due percorsi differenziati nel momento finale”.
In loro, chiosa l’esperto, “l’affinità biologica si fonde insomma con la scelta consapevole di una vita comune in tutto e per tutto. La sofferenza o l’eventuale malattia di una diventa altrettanto per l’altra e la fine di una non può che esitare anche nell’addio alla vita da parte dell’altra”.