LEGGE DI BILANCIO
Affitti brevi, nella manovra resta l'aumento per chi usa Airbnb o Booking: «Patrimoniale mascherata». FdI annuncia «soluzioni», ma Forza Italia si prepara alla battaglia
La cedolare secca rimane al 21 per cento solo per i proprietari che non si avvalgono di intermediari nella locazione degli immobili. «Cioè tutti», dicono le associazioni di categoria
Dalla Ragioneria dello Stato è arrivata la «bollinatura» sul testo della legge di Bilancio nazionale. Il testo è salito a 154 articoli, rispetto ai 137 della bozza circolata nei giorni scorsi. Uno degli articoli è dedicato agli affitti brevi. Nel ddl bollinato dalla Ragioneria, cambia la misura che innalzava al 26 per cento la cedolare secca sugli affitti brevi.
L’articolo 7 del provvedimento, infatti, mantiene la cedolare al 21 per cento ma solo nel caso in cui «nell’anno di imposta non siano stati conclusi contratti aventi a oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare».
Le obiezioni delle associazioni
«Il testo bollinato del disegno di legge di bilancio contiene l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi, salvo il caso - ben raro - in cui il proprietario non si avvalga di agenti immobiliari o di portali telematici, come Airbnb e Booking», afferma Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, commentando la nuova versione della misura contenuta nella manovra. «Non essendo in sostanza cambiato nulla rispetto alla bozza, ci aspettiamo che i due vicepremier confermino il loro impegno all’eliminazione della norma».
«La nuova formulazione del testo non cambia la sostanza del precedente. Tutti i contratti di locazione breve sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L’effetto rimane una patrimoniale su mezzo milione di famiglie italiane colpevolizzate perché proprietarie di una seconda casa da cui ricavano un reddito integrativo. Chi ha riscritto il testo o non conosce la materia o è in malafede». Lo denuncia in una nota l’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi.
«Fatti i calcoli su una casa media da 25mila euro l’anno di incasso - viene osservato -, si tratta di un aumento della sola cedolare di 1.300 euro l’anno, con la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%: una stangata che impoverisce le famiglie, paralizza il mercato e penalizza il valore del patrimonio immobiliare, vero asset degli italiani. Abbastanza - rimarca Aigab - da far prendere il rischio a molti proprietari di ricorrere al nero».
«L'effetto dell’innalzamento della cedolare al 26% per tutti, inoltre, produrrà come ulteriore effetto nel lungo periodo la diminuzione del valore complessivo delle nostre case: in Italia ci sono 9,6 milioni di abitazioni vuote e la ricchezza delle famiglie è in gran parte concentrata negli asset immobiliari. Se il valore delle case cala, il problema diventa strutturale per l'intera economia del Paese. Nei primi 8 mesi del 2025, il sistema degli affitti brevi ha generato valore per 8,2 miliardi di euro, con un indotto da 32,9 miliardi, con una filiera che coinvolge circa 30 mila operatori e 150mila persone impiegate in modo diretto», conclude Aigab.
La risposta del governo
«Uno degli elementi che in questi ultimi anni hanno contribuito ad accrescere la difficoltà a trovare alloggi, soprattutto nelle grandi città, è risultato essere l’incremento di casi di affitti brevi, soprattutto a fini turistici. Per questo si è ritenuto di inserire nel disegno di legge di bilancio un’apposita disciplina in materia fiscale avente oggetto le locazioni concluse tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici», ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, al question time alla Camera, rispondendo ad una domanda sulle case.
E poco dopo arriva anche l'intervento di Gianluca Caramanna, responsabile del dipartimento Turismo di Fratelli d'Italia. «Fratelli d’Italia ha sempre fatto scelte improntate alla chiarezza e orientate a regolamentare ma non limitare gli affitti brevi. E questo in una logica di tutela della prima casa e più in generale della proprietà privata. D’altra parte questo governo e questa maggioranza in tre anni hanno dimostrato grande attenzione e sensibilità su questo tema. Sulle ipotesi fiscali di cui si parla in questi giorni, e che per quanto ci riguarda attengono soltanto dalle seconde case in poi, attendiamo l’arrivo della manovra in Parlamento, luogo che riteniamo più idoneo a trovare una soluzione».
Forza Italia annuncia battaglia
«Per noi la norma sugli affitti brevi deve rimanere così come è adesso. Lasciare al 21% l’aliquota solo a coloro che non si servono di un intermediario significa, di fatto, alzarla per tutti. Perché chiunque abbia una casa da affittare per brevi periodi si serve di un’agenzia o di un sito, quindi di un intermediario. Per questo motivo proporremo in Senato, durante l’iter della manovra, che la tassazione resti com'è oggi», dichiara il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.