La crisi
In Francia governo Lecornu rotto dopo 836 minuti. Macron: «48 ore per uscire dalla crisi»
«Mi assumerò le mie responsabilità», dice il presidente. E ora Le Pen invoca le urne

Sébastien Lecornu
Quarantotto ore per trovare una via d’uscita. Dopo le dimissioni shock di Sébastien Lecornu che hanno precipitato la Francia in un caos politico senza precedenti, il presidente Emmanuel Macron affida al premier dimissionario una missione quasi impossibile. Incaricandolo di condurre degli «ultimi negoziati» entro «mercoledì sera» per giungere a una «piattaforma di azione» comune per la ''stabilità del Paese». In caso di fallimento, il presidente all’angolo si dice pronto ad «assumersi le proprie responsabilità».
Tra le opzioni, la nomina di un nuovo premier, magari di sinistra come invocato dal Partito socialista, un nuovo scioglimento dell’Assemblée Nationale dopo quello che portò alle elezioni anticipate nell’estate 2024 o improbabili dimissioni presidenziali reclamate a dalla gauche radicale di Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise). Le immagini di Macron solo, vestito di scuro, a passeggio lungo la Senna, dopo le dimissioni di Lecornu sono state rilanciate dai media di mezzo mondo. Illustrano la solitudine di un presidente posto dinanzi a uno dei rebus più difficili della recente storia d’Oltralpe. Ad appena dodici ore dalla formazione del governo, il neo-premier Sébastien Lecornu, nominato un mese fa per tentare di formare un esecutivo e approvare la manovra finanziaria 2026, si è presentato in mattinata all’Eliseo per rassegnare le dimissioni. Un terremoto politico senza precedenti, con un esecutivo nato la sera e morto il mattino dopo: poco più di dodici ore, il più breve nella storia della Quinta Repubblica.
«Non c'erano le condizioni per restare primo ministro», ha ammesso Lecornu, dopo le dimissioni, subito accolte da Macron. A fine giornata, il presidente ha tuttavia fatto sapere di aver concesso al premier dimissionario fino a mercoledì sera per tentare un’ultima chance mentre le opposizioni insorgono. «Siamo alla fine del cammino, la farsa è durata abbastanza», attacca la responsabile del Rassemblement National (Rn) Marine Le Pen, che insieme al suo delfino e segretario del partito, Jordan Bardella, torna ad invocare lo scioglimento del Parlamento e il ritorno alle urne. Vero ago della bilancia in questa crisi senza precedenti che fa reagire le Borse e sprofonda nell’incertezza la seconda economia della zona euro sono stati i Républicains (Lr), il partito della destra neogollista che finora appoggiava la compagine governativa. «Non potevamo offrire un ultimo giro di pista» ai macroniani, ha dichiarato il vicepresidente Lr, Francois-Xavier Bellamy.
Secondo diverse fonti a Parigi, il ritorno a sorpresa di Bruno Le Maire come ministro della Difesa dopo i sette anni passati all’Economia (2007-2024) ha fatto infuriare il campo Lr. A sua volta ex repubblicano passato dal 2017 con Macron, Le Maire - che in serata si è detto pronto a rinunciare all’incarico pur di dare un governo al Paese - è inviso a molti suoi vecchi compagni. Accusato, tra l’altro, di avere pesanti responsabilità, da ex titolare di Bercy, nella deriva dei conti pubblici e il downgrade di Fitch. Ad irritare i Républicains sarebbe anche l’ampio spazio riservato a Renaissance (il partito di Macron) nella nuova squadra (10 ministri contro 4 Lr), in contraddizione con quello spirito di rottura invocata dallo stesso Lecornu nel giorno del suo insediamento a Matignon. Furioso per il nuovo esecutivo, il ministro dell’Interno (tra i riconfermati) e presidente LR, Bruno Retailleau, aveva convocato per le 11 di stamattina un consiglio strategico dei Républicains per valutare un’eventuale uscita dal nascituro governo. Un rischio che ha evidentemente indotto Lecornu ad agire d’anticipo annunciando le dimissioni.
Intervistato da Tf1, Retailleau ha accusato Lecornu di avergli «nascosto la nomina di Le Maire» come ministro delle Forze Armate, il che - ha aggiunto - pone «un problema di fiducia». «Non mi attacco alla poltrona - ha assicurato -. Al contrario, voglio servire il mio Paese. Ma non a qualsiasi condizione». A stretto giro è arrivata la bordata di Bardella: "I Républicains - ha scritto su X - tentano ora di mascherarsi da oppositori», magari per ottenere più voti nelle presidenziali del 2027. Nominato il 9 settembre, Lecornu aveva convocato il primo consiglio dei ministri con il nuovo esecutivo per lunedì pomeriggio. Ma la storia è andata diversamente. Ora ha 48 ore di tempo per trovare una quadra.
Il governo più breve di sempre: 836 minuti
Secondo un calcolo realizzato da Le Monde, la permanenza al potere del governo Lecornu si può contare addirittura in minuti, precisamente 836, dall’annuncio ufficiale dell’Eliseo (domenica sera alle 19.45) fino alle dimissioni del premier (lunedì mattina alle 9.41) subito accolte dal presidente Emmanuel Macron.
(di Paolo Levi)