il caso
Greta, l’“ammuina”e la missione di pace che sembra una gita
Così quella di Greta - in pantaloncini e maglietta a bordo dell’“Alma”, battente bandiera britannica, ancorata al porto di Siracusa, sotto un cielo che mostra i primi sintomi d’autunno - rischia di sembrare quasi l’immagine di una miliardaria qualunque che sta ormeggiando per dedicarsi allo shopping nei vicoli di Ortigia
Greta Thunberg
La ragazza della foto è Greta Thunberg su una barca al porto di Siracusa. Non è gossip, ma cronaca. Dell’ammuina di una missione di pace che ancora sembra una gita.
Così quella di Greta - in pantaloncini e maglietta a bordo dell’“Alma”, battente bandiera britannica, ancorata al porto di Siracusa, sotto un cielo che mostra i primi sintomi d’autunno - rischia di sembrare quasi l’immagine di una miliardaria qualunque che sta ormeggiando per dedicarsi allo shopping nei vicoli di Ortigia.
Non è sfottò, ma rispetto. Del valore di tutto quello che c’è - in mare, ma anche sulla terraferma - dietro all’operazione della Global Sumud Flotilla. Un sacro fuoco civile, alimentato da migliaia di attivisti di tutto il mondo, per abbattere il muro israeliano e rifornire di viveri e medicinali la popolazione, stremata, della Striscia di Gaza.
Se non ora, quando? Ma le barche sono ancora inchiodate alla casella di partenza. Annunciata urbi et orbi per il 4 settembre, slittata di tre giorni e poi all’11 prima dell’ultimo rinvio di 48 ore, poi diventato il penultimo. In mezzo - fra attacchi di droni israeliani, litigi fra direttivo e Thunberg, pseudo-attivisti che girano video da influencer e giornaliste cacciate - il problema più grosso è di tipo navale. Difficoltà logistiche, carenza di carburante, scali tecnici, persino un soccorso della locale Capitaneria di porto. In due settimane le mappe segnano una rotta che da Siracusa arriva fino a Portopalo. Se si mantenesse la stessa “velocità di crociera”, le oltre mille miglia marine per arrivare a Gaza si percorrerebbero - calcoli alla mano - non prima del 27 ottobre 2026.