Bonifica iniziata
Catania, una società cinese rileva “Etnikos”, il centro commerciale (mai nato) del cavaliere Finocchiaro
L'azienda Alfa Company di Misterbianco ha acquisito la struttura da 20mila metri quadri all'asta dal 1997. E per un cinquantesimo dei 120 miliardi di lire previsti allora. Escluso l'uso come centro commerciale: «La città è satura», fanno sapere dal Comune di Catania. Potrebbe quindi diventare una struttura polifunzionale, un destino che ricorda le strutture di un altro "cavaliere del lavoro" etneo, Costanzo
Ci sono voluti quasi 30 anni, ma alla fine Etnikos, il centro commerciale mai nato di via Acquicella Porto, ha un nuovo proprietario. L’enorme fabbricato, che ha una superficie coperta di 12.300 metri quadri, a cui se ne aggiungono altri 8.799 di aree esterne, non è mai stato utilizzato: appena ultimato è stato messo all’asta per la procedura di fallimento della Finocchiaro Costruzioni, avviata nel dicembre 1996. La perizia che ne metteva nero su bianco il valore, nel febbraio 1997, stimò un prezzo di vendita “monstre” di oltre 120 miliardi di lire. Lo scorso marzo è stata acquisita da una srl di Misterbianco, la Alfa Company, di proprietà di un imprenditore di origine cinese, per un cinquantesimo della cifra originaria: poco più di un milione e duecentomila euro.

Da alcuni giorni la struttura è però tornata “viva”: all’interno vari mezzi meccanici sono all’opera per eseguire dei complicati lavori di bonifica. Etnikos è infatti diventato negli anni un'enorme discarica, con all’interno centinaia di tonnellate di rifiuti. «La situazione di grave degrado all’interno della struttura - fanno sapere dallo studio legale Femia di Roma, che cura la procedura fallimentare di Finocchiaro Costruzioni - è stata il motivo dei lunghi tempi per trovare un acquirente. Negli anni, oltre ai rifiuti, la struttura è stata utilizzata come ricovero di fortuna e ci sono anche stati degli incendi. Pensiamo che sia stata raggiunta una cessione con una cifra congrua, visto che l’acquirente ha preso in carico la bonifica. A breve verrà inoltre finalizzata anche la cessione di un terreno attiguo per chiudere la procedura fallimentare».
Il centro commerciale, progettato da uno dei maestri dell’architettura etnea, Carmelo Borzì, è del resto ritornato in questi anni nei “radar” dell’opinione pubblica solo per i suoi guai: nel settembre 2006 due uomini furono arrestati perché colti a rubare componenti delle scale mobili, ad agosto 2012 ci fu l'asportazione di parte dei cancelli in ferro e dei tombini. E soprattutto, il 3 settembre 2023, un incendio ne ha seriamente messo a rischio la stessa esistenza: il rogo dei rifiuti all’interno ha generato una colonna di fumo visibile a chilometri di distanza.
Adesso è tempo, però, di pensare al futuro. Quel che è certo è che il grande e avveniristico immobile progettato da Borzì non potrà essere il grande centro commerciale pensato negli anni ’90; nonostante il coinvolgimento di un’azienda a guida cinese di Misterbianco, non sarà un grande negozio all’ingrosso con le classiche lanterne appese all’esterno, tipologia peraltro già presente in via Acquicella Porto. O almeno: non sarà solo questo. «Locali così grandi non possono essere dedicati ad uso commerciale, la città ormai è satura», spiega il direttore dell’Urbanistica del Comune, Biagio Bisignani. Il dirigente comunale conferma però che «i tecnici incaricati dall’azienda hanno già avviato una interlocuzione con i nostri uffici per trovare una nuova destinazione d’uso, che potrebbe essere quindi mista». I locali, a livello catastale, sono del resto suddivisi in oltre 500 subalterni, tutti di categoria C, quella destinata al commercio. E per ognuno dei “sub” ci sarebbe la possibilità di cambiare la destinazione, previa autorizzazione, per diversi scopi. Al momento, però, non ci sono ancora progetti già definiti.

«L’ipotesi è che si faccia un centro polifunzionale, ma anche noi al momento non abbiamo ricevuto nulla come richieste ufficiali», conferma Valentina Noto, dirigente comunale delle Attività Produttive. «Magari ci potrebbe essere sempre una media struttura di vendita, delle dimensioni di un supermercato, affiancato da ristoranti, o da un albergo». Tra le ipotesi, al momento solo idee lontane da una progettazione, anche quella di realizzare all’interno un teatro-sala conferenze per farne un centro congressi. Un’idea che, in piccolo, ricorda quanto fatto proprio a Misterbianco con Sicilia Fiera, struttura che da ormai due anni sorge nella sede di un altro colosso delle costruzioni etneo dei “cavalieri del lavoro”, ovvero la Fratelli Costanzo, ospitando i più grandi eventi fieristici della regione. In quel caso i nuovi proprietari, la famiglia Di Cavolo di Paternò, hanno dovuto chiedere una deroga al Consiglio comunale per usufruire di una norma del periodo Covid che esentasse dagli oneri di riconversione. Per la riconversione di Etnikos la storia è però appena all’inizio.

