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La ricerca

Dai pistacchi di Bronte un integratore altamente energetico e antiossidante

Metodi di estrazione ecosostenibili: i risultati di laboratorio presentati dalla ricercatrice Giulia Zerbo

Redazione Catania

23 Novembre 2025, 19:26

Dai pistacchi di Bronte un integratore altamente energetico e antiossidante

Good news” dalla Torre biologica dell’Università, dov’è in corso il “Frastuca project”, un piano di ricerca scientifica «sullo sviluppo di metodi d’estrazione ecosostenibili».

Dai test è emerso che componenti del pistacchio di Bronte, «noti per le loro proprietà antiossidanti, quando ottenuti con tecnica classica», si “trasformano” in «potenziali integratori sportivi ad alto contenuto energetico, se ricavati con metodica green».

I risultati di laboratorio sono stati presentati a Palermo, al 63° congresso annuale della “Società italiana di biochimica e biologia molecolare”, dalla chimica farmaceutica Giulia Zerbo, first author della relazione sulla scoperta scientifica.

Laureatasi con lode nell’Ateneo di Catania nel 2020, la Zerbo ha svolto quattro anni di ricerca al “Centro di riferimento oncologico” di Aviano, prima per l’Università Ca’ Foscari di Venezia e poi per quella di Udine, dove, lo scorso marzo, ha conseguito il dottorato in Medicina molecolare. Originaria di Bronte, Giulia Zerbo da aprile è ricercatrice del Dipartimento di Scienze chimiche di Catania, nel “Frastuca Project”, i cui primi esiti ha illustrato a La Sicilia.

Dottoressa, ci parli del “Frastuca project”.

«È un “Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale” (Prin 2022), interateneo (Catania-Bari), finanziato nel 2023 dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È stato elaborato, fra gli altri, dal professore Nicolò Musso (oggi al “Dipartimento di Medicina e Chirurgia - Unikore di Enna) e dal professore Cosimo Gianluca Fortuna (del Dipartimento di Scienze chimiche di Catania), che ne è referente ministeriale e responsabile scientifico d’ateneo. Ha l’obiettivo di sviluppare estratti, dal pistacchio di Bronte, ad alto valore nutraceutico con metodi ecosostenibili, riunendo competenze multidisciplinari.»

«L’approccio integrato ha permesso di confrontare la tecnica d’estrazione classica, basata su solventi organici, e le metodiche green, come quella assistita da ultrasuoni, con solventi ecocompatibili».

Come ha operato questo team interdisciplinare?

«I chimici, coordinati dal professore Fortuna, hanno eseguito l’estrazione dei principali componenti d’interesse nutraceutico e microbiologico, utilizzando le due tecniche, per individuare la metodica più efficace e riproducibile; questo gruppo è composto dal dottor Gianfranco Cavallaro e dalle prof.sse Valentina Greco e Carmela Bonaccorso.

«I biochimici, guidati dal professore Musso, hanno valutato la risposta biologica degli estratti su linee cellulari tumorali; nel gruppo ci siamo io, il dottor Paolo Bonacci (chimico biomolecolare), la dottoressa Morena Terrana (biologa molecolare) e il dottore Gaetano Savoca (nutrizionista)».

Che cosa è successo con l’estrazione classica?

«Gli estratti si sono dimostrati potenti antiossidanti, confermandosi ingredienti nutraceutici ad azione protettiva, capaci di contrastare lo stress ossidativo, uno dei principali fattori alla base di molte patologie croniche e dell’invecchiamento cellulare».

Con quella green, invece, cos’è emerso?

«L’estratto “verde” ha evidenziato maggiore presenza di zuccheri. Se può rappresentare un limite in contesti patologici, come cancro o patologie dismetaboliche (diabete, ipercolesterolemia, ecc.), questo risultato apre scenari interessanti in contesti non patologici, come quello sportivo. Invero, la disponibilità immediata di zuccheri, unita alla presenza di composti bioattivi, supporterebbe la performance atletica, contribuendo a mantenere l’equilibrio ossidativo e a fornire energia rapida durante l’attività fisica intensa».

Il metodo green, quindi, comporta benefici e rischi?

«Il metodo green riduce l’impatto ambientale, aumenta la resa d’estrazione e ci “regala” un integratore bivalente: antiossidante e iperenergetico. Ma anche per l’oncologia è una good news, perché il rischio si può prevenire. Come ricorda spesso il professor Fortuna, infatti, è importante la ricerca, ma anche informare correttamente i consumatori».