infrastrutture
Una nuova tangenziale per Catania con piste ciclabili e parco urbano. Sindacati, esperti e costruttori lanciano l'appello
No alla terza corsia dell'attuale tangenziale, come intende fare Anas. Un coro unanime si leva dalla tavola rotonda organizzata dalla Cgil. Ma le istituzioni finora non sembrano interessate
La tangenziale di Catania non è più soltanto un problema dei pendolari. Di coloro che dai paesi pedemontani o dalla fascia Nord della provincia devono andare ogni mattina a scuola, all'aeroporto, o a lavorare alla zona industriale. È anche un problema della città di Catania. «Sempre più spesso il navigatore indica che la strada più breve per coprire questi tragitti non è più la tangenziale, ma l'attraversamento della città. In sostanza stiamo ottenendo l'effetto opposto alla finalità per la quale la tangenziale è nata: decongestionare Catania». A parlare è Francesco Russo, professore di ingegneria di Trasporti all'università di Reggio Calabria. Un'opinione condivisa dal numero uno degli imprenditori edili siciliani, Rosario Fresta: «Ci ritroviamo tutti i giorni con la tangenziale bloccata e la città intasata». Le due autorevoli voci si levano da una tavola rotonda organizzata stamattina dalla Cgil dal titolo: "Infrastrutture utili, una nuova tangenziale per Catania".
Sindacati, costruttori, esperti e docenti. Con l'aggiunta del segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, che su questi temi ha presentato un'interpellanza parlamentare al ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Tutti concordi nel dire un secco no al progetto di Anas di costruire la terza corsia dell'attuale tangenziale etnea e nel rilanciare il progetto di una nuova arteria che parta da Giarre o Acireale e si colleghi all'autostrada A19 Catania-Palermo, servendo una serie di paesi pedemontani. Sono due gli scenari di progetto abbozzati, ormai 14 anni fa, da Ance (l'associazione nazionale costruttori edili). Il primo prevede una nuova tangenziale da Acireale allo svincolo della A19 di Motta Sant'Anastasia; il secondo da Giarre sempre fino alla A19, toccando Santa Venerina, Trecastagni, Mascalucia, Belpasso e Paternò. Obiettivo: decongestionare un traffico diventato ingestibile. «Centomila vetture ogni giorno affollano la tangenziale», sottolinea il professore Russo.
In questi 14 anni, però, Anas non ha preso in considerazione nessuna di queste alternative, mentre ha redatto il progetto di fattibilità della terza corsia dell'attuale tangenziale. «Se si realizzasse quest'ultima opera, Catania e buona parte della Sicilia sud-orientale rimarrebbero bloccate per dieci anni», sottolinea Vincenzo Cubito, segretario generale della Fillea Cgil di Catania. Basta guardare cosa succede quotidianamente per semplici lavori di manutenzione: restringimento a una corsia, con conseguente effetto imbuto e file chilometriche. Negli ultimi anni, poi, il capoluogo etneo si è spopolato a favore dei paesi della cintura. Mentre il servizio di trasporto pubblico non ha fatto i passi avanti necessari a sostenere questi flussi. Anzi. Anche i collegamenti pubblici su gomma sono peggiorati. «Ogni mese in media l'Ast (l'azienda siciliana trasporti partecipata dalla Regione ndr), cancella in media mille corse al mese», sottolinea il segretario dem Barbagallo.

Da qui la necessità di pensare a una nuova tangenziale. Un'opera che il professore Russo definisce «una gronda ecologica». «Un nuovo percorso - spiega - che potrebbe rappresentare una grande occasione di riqualificazione urbana per i territori che attraverserebbe». Comuni spesso cresciuti in maniera intensiva, cementificati, senza servizi e senza qualità del tessuto urbano. «Accanto alla nuova tangenziale - continua nel ragionamento il docente - si potrebbero realizzare le piste ciclabili e attorno un parco urbano lineare che colleghi anche con il verde i territori. Un po' come successo a Madrid quando hanno realizzato la nuova autostrada».
Al momento però di concreto su queste alternative non esiste nulla. Non un progetto, non un finanziamento. Né il governo regionale guidato da Renato Schifani, né la città metropolitana di Catania hanno manifestato l'intenzione di intestarsi questa battaglia. «I lavori per Caltanissetta-Agrigento, più o meno gli stessi km dello scenario di progetto che parte da Giarre, sono durati 18 anni e non sono ancora finiti», ricorda Barbagallo. Tradotto: bisogna sbrigarsi nel chiedere ad Anas un progetto di fattibilità e successivamente nel trovare le risorse necessarie.