fanalino di coda
Crescita lenta per l'Italia, l'Ue vede il deficit al 3%
Il Pil 2025 fermo a 0,4%. "Paese vuol far meglio su disavanzo". Prudenza sui consumi delle famiglie
Bruxelles prefigura per l’Italia una ripresa anemica, tra le ultime della classe in Europa, mentre Eurozona e Unione superano le attese.
Il rapporto deficit/Pil è indicato al 3% a fine anno, in linea con il Dpb del governo. L’Esecutivo comunitario non si sbilancia dunque sul disavanzo: solo i dati che Eurostat certificherà in primavera chiariranno se, con la discesa sotto la soglia del 3% entro fine 2025, si potrà archiviare la procedura per disavanzo eccessivo.
Un passaggio dal peso politico rilevante, che consentirebbe al Paese di chiedere le deroghe sul deficit previste dal nuovo Patto di stabilità per incrementare le spese in difesa.
Nel dettaglio, nelle previsioni economiche d’autunno la Commissione Ue stima per il Pil italiano una crescita dello 0,4% quest’anno, seguita da un +0,8% nei due anni successivi, ritmi tra i più contenuti del blocco. È una valutazione che “nel complesso non si discosta dalla valutazione dell’Italia, che prevede una crescita dello 0,5% quest’anno e dello 0,7% l’anno prossimo”, ha osservato il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis.
Resta prudenza “sui consumi delle famiglie, dove prevediamo anche un ulteriore aumento del risparmio precauzionale”. Al contrario, è attesa “una crescita piuttosto robusta della spesa in conto capitale di aziende e società e degli investimenti pubblici come assorbimento del Pnrr”.
Nel confronto con gli altri partner, Roma rimane nelle retrovie: fa meglio solo di Finlandia e Germania nell’anno in corso, supera la sola Irlanda nel 2026 e nel 2027 scivola all’ultimo posto.
Per Eurozona e Ue, la crescita acquisita supera le stime precedenti: il Pil è atteso in aumento dell’1,3% nell’area euro (da 0,9%) e dell’1,4% nell’Unione (da 1,1%), grazie alla tenuta di consumi e investimenti e al calo dei prezzi energetici. Per il 2026, però, le proiezioni vengono limate all’1,2% nell’Eurozona (da 1,4%) e all’1,4% nell’Ue (da 1,5%), con un lieve miglioramento nel 2027. Restano “rischi orientati al ribasso”, legati sia ai dazi sia al contesto geopolitico internazionale.
Sul fronte del debito, Bruxelles prevede per l’Italia un rapporto al 136,4% nel 2025, in salita al 137,9% nel 2026, per poi ridiscendere leggermente al 137,2% l’anno successivo. Con questi livelli, tra due anni l’Italia sarà uno dei soli quattro Stati membri con un debito superiore al 100% del Pil, insieme a Grecia, Belgio e Francia.
Quanto al disavanzo, “perché la Commissione possa abrogare la procedura nei confronti dell’Italia, è necessario vedere i dati effettivi del 2025 così come verificati da Eurostat. Questi dati saranno disponibili in aprile e un’eventuale abrogazione, se il disavanzo sarà confermato al di sotto del 3% del Pil, potrà avvenire nel pacchetto primaverile del Semestre europeo”, ha ricordato Dombrovskis.
A Bruxelles sono in corso anche valutazioni tecniche sull’interpretazione, nella nuova governance economica, della nozione di “deficit sotto il 3%”: per chiudere la procedura “deve essere al di sotto del 3% del Pil ma si sta ancora elaborando l’interpretazione esecutiva, perché questa è una nuova governance economica”, ha spiegato il commissario, ammettendo che resta aperto il tema di un disavanzo al 2,99% in presenza di arrotondamenti statistici di Eurostat.
Le previsioni sono state chiuse sulla base del Dpb, che include anche la misura sulle banche prevista in manovra, accolta favorevolmente a Bruxelles. A saldi diversi, muterebbe di conseguenza anche il profilo del deficit.
Con il pacchetto d’autunno del Semestre europeo, atteso per il 25 novembre, la Commissione esprimerà inoltre il proprio giudizio sulle politiche di bilancio dei Paesi dell’Eurozona, Italia compresa.