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IL RAPPORTO

Torna a crescere l'evasione fiscale: dagli affitti in nero al lavoro irregolare, tutti i numeri del sommerso

L’incidenza dell’economia non osservata è “molto alta” nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto complessivo

Alfredo Zermo

08 Novembre 2025, 19:51

Torna a crescere l'evasione fiscale: dagli affitti in nero al lavoro irregolare tutti i numeri del sommerso

L’economia sommersa è tornata su livelli prossimi al periodo pre‑pandemico e l’evasione fiscale rialza il capo, superando nuovamente la soglia psicologica dei 100 miliardi. Il lavoro irregolare cresce, il sommerso si concentra soprattutto nel Mezzogiorno e, mentre diminuisce la platea degli evasori del canone Rai, aumenta il nero nel mercato delle locazioni. È quanto emerge dall’ultima Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Nel 2022, ultimo anno con dati completi, il gap complessivo (tributario e contributivo) è stimato tra 98,1 e 102,5 miliardi (a seconda dell’ipotesi sul lavoro dipendente), con un incremento di circa 3,5 miliardi rispetto al 2021. Dopo il calo durante la pandemia, l’evasione torna a sfiorare i 100 miliardi; resta comunque inferiore di circa 5–5,9 miliardi rispetto ai livelli del 2018. Il divario contributivo varia fra 8,4 e 11,6 miliardi, mentre le mancate entrate tributarie si collocano tra 89,7 e 90,9 miliardi. Risultano in aumento le sottrazioni d’imposta relative a Irpef da impresa e lavoro autonomo, Irap, Iva e Ires.

Torna a crescere anche l’evasione sugli affitti: dopo il “notevole calo” del 2020‑2021 legato all’emergenza sanitaria, risale a 875 milioni, dai 625 milioni del 2021. In controtendenza, gli evasori del canone Rai scendono a 1,56 milioni, dagli 1,7 milioni dell’anno precedente: con l’introduzione nel 2016 del canone in bolletta si è riusciti ad abbattere drasticamente il numero degli evasori, passati dagli oltre 7 milioni del 2011‑2015 a circa 1,7 milioni nel 2016.

Il valore aggiunto generato dal sommerso si attesta a 182,6 miliardi, su livelli prossimi all’immediata vigilia della crisi pandemica, in aumento del 10,4% rispetto al 2021 (165,5 miliardi). L’incidenza sul Pil è rimasta sostanzialmente stabile, passando dal 9% al 9,1%. Cresce il peso delle sotto‑dichiarazioni, che raggiungono il 55,6% dell’economia non osservata, mentre si riduce la quota attribuibile al lavoro irregolare (38%, dal 42% del 2019). Più contenute le restanti componenti — mance, fitti non dichiarati e integrazione domanda‑offerta — ferme al 6,4%.

L’incidenza dell’economia non osservata è “molto alta” nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto complessivo, seguita dal Centro (11,7%). Nel Nord‑Est e nel Nord‑Ovest le quote risultano sensibilmente inferiori alla media nazionale (rispettivamente 9,4% e 8,9%). A livello regionale, l’incidenza del sommerso oscilla tra il 19,1% della Calabria e il 7,7% della Provincia autonoma di Bolzano. Considerando il contributo di ciascuna regione al totale nazionale del sommerso, è la Campania a superare la media; emerge inoltre il ruolo del Lazio che, pur in linea con la media per propensione, mostra un impatto significativamente alto sul sommerso nazionale, e quello della Lombardia che, con una propensione molto inferiore alla media, presenta anch’essa un impatto molto elevato.

Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie, “caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano”, continua a salire, seppure lievemente: le unità di lavoro a tempo pieno irregolari sono pari a 2,9 milioni (+0,1% sul 2021), con una prevalenza di dipendenti. L’incidenza resta più marcata nei servizi e raggiunge livelli particolarmente elevati negli Altri servizi alle persone (babysitter, estetiste, parcheggiatori). È inoltre molto significativa in agricoltura, nel commercio, nei trasporti e nella ristorazione, così come nelle costruzioni.