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Il dossier

Banche, emergenza desertificazione: 374mila siciliani privi di sportello

Ci sono 151 comuni senza sportelli, i sindacati chiedono un osservatorio regionale e incentivi per riportare le banche nei territori

07 Novembre 2025, 09:11

Banche, emergenza desertificazione: 374mila siciliani privi di sportello

La desertificazione bancaria avanza più velocemente di quella del territorio arso dalla siccità, in tutta Italia. Le banche, alle prese con il taglio dei costi, chiudono sempre più agenzie e accorpano conti correnti e personale nei centri più redditizi, lasciando senza sportelli numerosi comuni. Propongono l’alternativa dei servizi online e dell’home banking che, però, non sempre è una soluzione, soprattutto nelle aree dove la connessione è critica. La situazione non può che peggiorare, dato che le fusioni recenti fra banche e quelle all’orizzonte comporteranno, per esigenze di Antitrust, la chiusura delle filiali sovrapposte.

Al Nord il fenomeno è più accentuato in termini numerici, ma lì è facilmente risolvibile, grazie alla vicinanza fra loro dei centri abitati e a una viabilità interna efficiente. Invece, in Sicilia è un dramma, soprattutto nelle aree interne, dove il paese più vicino spesso dista decine di chilometri su strade dissestate o, peggio, interrotte. E se ad avere bisogno di una banca e di un Bancomat sono gli anziani che non hanno dimestichezza con i computer, o i piccoli commercianti che devono rifornire la cassa, non si può rispondere che ci sono i servizi online. Specie in Sicilia, terz’ultima in Italia per utilizzo dell’internet banking, con una percentuale del 36%. Dunque, sono tutti soggetti fragili che restano isolati e che non sempre trovano ristoro nell’unico sportello rimasto, quello delle Poste Italiane, quando c’è.

L’ultima denuncia, in ordine di tempo, è del sindacato bancari della First-Cisl, che per la Sicilia parla di «emergenza che impoverisce le comunità», rilevando che l’Isola è terz’ultima nella classifica nazionale con appena 21 sportelli ogni 100mila abitanti a fronte dei 62 di Trento. Il rapporto evidenzia che sono 151 i Comuni senza sportelli: erano 70 nel 2015, ma se ne sono aggiunti ad oggi altri 81; e sono rimasti ben 101 Comuni con una sola agenzia bancaria. In conclusione, meno di un quarto, appena 139 Comuni, contano più di una filiale.

Il sindacato a Catania ha illustrato il dossier aggiornato sulle chiusure di sportelli bancari in Italia, con un focus sulla Sicilia.

Il risultato deve fare riflettere: «Nell’Isola 374mila persone (12mila in più nell’ultimo anno), di cui il 74% dal 2015, non hanno accesso ai servizi bancari e altre 548mila (52mila in più) hanno a disposizione un solo sportello. Un milione di siciliani, il 20% della popolazione, è a forte rischio di esclusione sociale subendo un rapporto difficile col sistema creditizio, per assenza di sportelli o per assottigliamento dei servizi nei pochi che resistono nelle aree interne», dove a volte le aperture non sono quotidiane e con orari ristretti.

E ancora, «20mila imprese (821 in più rispetto all’anno passato), di cui il 76% dal 2015, sono senza un presidio bancario e 30mila, ben 2.400 in più negli ultimi 12 mesi, hanno a disposizione appena un solo sportello».

Messina è la provincia messa peggio, al 90° posto fra le 107 province italiane; andando dalla peggiore alla migliore, Enna è al 68°, Palermo al 57°, Agrigento al 51°, Trapani al 48°, Catania in 44ª posizione, Caltanissetta al 29° gradino, Siracusa è 26ª e Ragusa, a sorpresa, è prima in Italia, quindi quella che ha la minore diffusione di Comuni senza sportelli bancari.

Nell’analizzare i territori, Comuni popolosi come Aci Sant’Antonio, Santa Flavia, Altavilla Milicia, Misiliscemi, San Pietro Clarenza, Valverde, Solarino, Santa Maria di Licodia, Torregrotta, Borgetto, Rometta, Custonaci non hanno una banca. A rischio desertificazione altri importanti centri come Aci Catena, Tremestieri Etneo, Villabate, Pedara, Mascali, Melilli, Ficarazzi, Motta Sant’Anastasia, Barrafranca, Cinisi, Casteldaccia, San Gregorio di Catania, che di sportelli bancari ne hanno appena uno.

La prima soluzione di Cisl e First Cisl è la richiesta di istituzione di un Osservatorio regionale sull’attività bancaria, ma è ovvio che serve un’azione politica regionale per spingere gli istituti, con i dovuti incentivi, a tornare a svolgere la loro funzione sociale. Spinta che non può essere lasciata ai singoli sindaci che provano ad attirare banche offrendo, ma senza successo, locali comunali a titolo gratuito. Serve un’azione di sistema che coinvolga più istituzioni.

«La desertificazione bancaria - commenta il segretario generale First-Cisl Sicilia, Fabio Sidoti - è una seria minaccia all’economia siciliana perché innesca una spirale negativa che genera spopolamento, rinuncia agli investimenti, chiusura di attività, riduzione del reddito e complica la vita di famiglie e imprese. Se penso al periodo del Covid, le banche rimanevano aperte perché considerate erogatrici di servizi essenziali. Ciò che valeva allora, oggi è evaporato. È preoccupante come il fenomeno non abbia freni. Se guardo all’immediato futuro non posso che essere preoccupato».