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Mariclà Micale e il suo “Olos, canto mediterraneo”, una “videopoesia”, un luogo ancestrale, archetipico di rigenerazione

Si presenta domenica 16 novembre, a Catania in Piazza Scammacca, n. 9

Grazia Calanna

13 Novembre 2025, 20:09

20:25

Mariclà Micale e il suo “Olos, canto mediterraneo”, una “videopoesia”, un luogo ancestrale, archetipico di rigenerazione

S’intitola “Olos, canto mediterraneo”, è un film (della dura di 70 minuti) tratto dalla raccolta poetica omonima della catanese Mariclà Micale, pubblicato da Edizioni L'Arca di Noè (aprile 2025). Sarà presentato (ingresso libero) domenica 16 novembre, alle ore 17.30, dall’Associazione “Piazza Scammacca” (in Piazza Scammacca, n. 9, a Catania). La Micale proviene da una formazione umanistica, lettere e filosofia, e artistica. Già docente nelle scuole secondarie di Discipline Artistiche e Storia dell’Arte, è specializzata nella didattica e nell’integrazione delle persone con disabilità. Arteterapeuta, Pittrice, è esperta nella creatività infantile, Insegnante di Yoga, Meditazione, Mindfulness e Discipline Olistiche. Presente in diverse “Antologie poetiche”, tra le sue pubblicazioni ricordiamo anche le raccolte in versi: “Ali visionarie” (1989), “Percorsi di Luna” (1990) e “Iridescenze” (2024).

«Questo film, o meglio questa “Videopoesia” - dichiara Mariclà Micale -, di cui sono autrice e regista, insieme ad Andrea Vasta, co-regista e montatore video, che segue le sezioni dell’omonima raccolta poetica, pone l’accento sulla mediterraneità, come metafora del nostro sud, come cifra che ha contraddistinto le civiltà del mediterraneo, che nei secoli si sono incontrate, confrontate, pur nelle diversità, arricchendosi vicendevolmente. Il mare del Sud come archetipo dell’origine, della rigenerazione, appartenenza ontologica profonda, junghianamente sentito come archetipo e origine della vita, orizzonti senza fine, nel mito di itaca e dell’eterno ritorno. Mare come canto mediterraneo, che accarezza l’anima e ci rende migliori, luogo ancestrale e archetipico di rigenerazione ed immersione nel profondo, per rinascere più autentici. Potrete vedere e ascoltare il mare del sud, con le sue tradizioni, i suoni arcaici di brogna, le tradizioni della nostra Sicilia, la lingua Sabir, i pescatori del sud. Ma anche la sofferenza e il dramma delle attuali guerre, i femminicidi, la segregazione della donna in altre culture, le morti in mare dei migranti e l’emarginazione, in genere. A questa drammaticità fanno da terapia dell’anima, la delicatezza dei ricordi, la natura che ci avvolge e ci rigenera e la speranza che è già in sé salvifica, nella dimensione metafisica della storia dell’umanità e delle nostre storie personali».

Parliamo della sua opera focalizzando i significati “portati” dal titolo?

«Olos, dal titolo dell’opera, viene dal greco e significa totalità, il tutto. Infatti nella prima sezione della raccolta poetica, ma anche nella Videopoesia, abbiamo un caleidoscopio di emozioni, ricordi, nostalgie, di una natura che ci avvolge e cura come profetica “anima mundi”. Il mare, ancora, come un canto, una melodia che avvolge i popoli del sud, che talvolta è dolore, quando ci riferiamo ai morti in mare, nella sezione Mediterraneo, canto di dolore. Infine, Luce del sud, in cui il mare accoglie e cura, restituisce memoria, senso e appartenenza ai popoli del mediterraneo. L’ultima parte del film pone l’accento alla creazione di possibili “Ponti arcobaleno” in un canto di pace universale che come, recitano i versi poetici “Aci e Galatea, incastonati nel mio Ionio, a voi mi accompagno nella scogliera ieratica e nera” e ancora: “Credo in questo mare che ci culla e ci trasforma”».

Perché la scelta di creare Videopoesie?

«È questa la seconda VideoPoesia che realizzo, la prima è stata “Iridescenze”, nata nel 2024. Trovo molto stimolante sperimentare linguaggi innovativi e di affiancamento della scrittura poetica, come è la Videopoesia che danno al verso spessore vitale, espressione completa, rimando evocativo che accompagna sottolinea, incarna i versi attraverso immagini e suoni. Credo che la Videopoesia debba comunque rispettare il senso del fare poesia, artigianalmente, nella sua specificità, ma, al contempo, il linguaggio filmico, con immagini e musiche, senza mai prevaricare la bellezza e la delicatezza del verso, ma accompagnandolo in maniera evocativa, sinestesica e multisensoriale, possa fare sbocciare nuove e interessanti modalità di fruizione letteraria. La possibilità di condivisione della poesia attraverso linguaggi performativi, fa sì che essa possa arrivare ad un pubblico più ampio e anche giovanile. La vocazione della poesia, d'altronde, agli albori, è stata quella di essere condivisa, comunicata, non di essere vissuta in maniera solipsistica. È un invito, attraverso la Videopoesia, ad accogliere la sfida della sperimentazione, l’ibridazione e l’integrazione dei linguaggi artistici, in una visione “sinfonica”».