×

Il festival

Incontri, musica, arte per raccontare la gioiosa “mama Africa” a San Berillo

Per le strade del quartiere di Catania gli usi e i costumi delle comunità residenti

13 Ottobre 2025, 09:40

Incontri, musica, arte per raccontare la gioiosa “mama Africa” a San Berillo

La festa, con la musica a palla diffusa da amplificatori, s’annuncia appena ci si inoltra tra le strade di San Berillo. È l’Africa Festival ideato e realizzato dalle comunità africane di città molti dei cui componenti vivono nel vecchio quartiere. Sono senegalesi, gambiani, marocchini, mauriziani. Per una volta tutti insieme in un’iniziativa comune che hanno voluto per dire ai tanti catanesi che conoscono San Berillo soltanto dai racconti di cronaca nera che loro sono molto altro, che hanno tradizioni e cultura degne di interesse e di essere conosciute. Un modo per modificare la narrazione del quartiere.

Il festival si è aperto sabato con la “parade” che, a ritmo dei tamburi, ha preso avvio da “piazza Gaza”, come è stata ribattezzata piazza Stesicoro dove da settimane si tiene un presidio contro il genocidio in Palestina. Al gruppo dei giovani africani si sono uniti attivisti, turisti, catanesi che per la prima volta hanno fatto ingresso a San Berillo, zona che finora avevano evitato “per non correre rischi”. In tanti hanno deciso di restare per la cena sociale e poi per il concerto inaugurale in via Carro che, tra canti e balli, si è trasformato in una diffusione musicale andata avanti fino a notte. «Per la prima volta - commentano gli organizzatori - tutte le comunità eravamo insieme e con noi c’erano molti giovani catanesi della zona. Alcuni la mattina ci avevano aiutato a pulire le strade». Una festa ripresa ieri mattina con l’esposizione di prodotti artigianali africani. Su panchetti improvvisati ci sono borse, zainetti, fasce per capelli, porta penna, buste di vari tipo realizzati con splendide stoffe colorate dalle donne della Tanzania. Le volontarie del Cope vendono questi oggetti e poi fanno avere il ricavato alle donne che li hanno realizzati. C’è anche lo stand di Fieri, un’azienda di falegnameria e di sartoria con sede in via Palermo dove rifugiati e minori stranieri non accompagnati realizzano vari tipi di oggetti con materiale riciclato. Su grucce appese a balconi fatiscenti sono esposti jeans, gonne e camice resi etnici con inserti di stoffe africane. E poi ci sono i gioielli di bigiotteria delle Mauritius: orecchini, bracciali, collane e persino pantofole ricamate e arricchite di pietre e specchietti. Nella sede di Trame di Quartiere, dove si organizza tutto per il pranzo sociale, un laboratorio di favole per bambini. Le volontarie del Centro Astalli raccontano a piccoli di tanti colori la favola del piccolo Kirikù e della strega Karabà. Fiaba che tutti i bambini africani conoscono. La strega tiranneggia un villaggio bloccando anche la sorgente d’acqua, ma il piccolo Kirikù cerca di capire perché è così cattiva e scopre che soffre per una spina che qualcuno le ha messo nel fianco. Una volta rimossa, Karabà smette di fare del male agli altri e il villaggio vive finalmente in pace. E mentre i bambini ascoltano, nel vicino cinema King viene proiettato un film africano al termine del quale si può gustare un aperitivo. E poi altri laboratori. Un workshop di percussioni in via Carro, uno di cucina in un ristorante di via Ventimiglia e uno di cultura e narrazioni in via delle Finanze dove, in serata, si tiene anche una degustazione di vini del Marocco. E di sera si replica con la musica e i balli. Intanto, lungo le strade del quartiere e nella sede di Trame sono esposte le foto di alcuni degli assistiti dal Centro Astalli. Volti che guardano e che si fanno guardare. Sono alcune delle tante persone che, arrivate nella nostra città, vorrebbero rimanervi vivendoci al meglio e in armonia con gli altri.