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Musica

Il nuovo disco di Carmen Consoli: «E ora vannìu il disappunto»

Esce “Amuri Luci”, primo capitolo di una trilogia sulle tre anime della cantantessa, con la partecipazione di Jovanotti e Mahmood

Giorgia  Lodato

02 Ottobre 2025, 20:20

02 Ottobre 2025, 20:19

Carmen Consoli

Carmen Consoli sulla copertina del nuovo disco

Solo la nostra Cantantessa poteva riunire in una stanza i giornalisti e le giornaliste delle più importanti testate di musica nazionali, nel cuore di Milano, e sottoporli a una sessione di dialetto siciliano. L’occasione è stata la presentazione di “Amuri Luci”, primo capitolo del nuovo progetto discografico in tre parti con cui Carmen Consoli inaugura un nuovo percorso che esplorerà le tre anime che hanno definito la sua carriera e la sua scrittura: le radici mediterranee e linguistiche, la matrice rock e il cantautorato.

“Sono emozionata di vedervi tutti qui, grazie per aver accettato il mio invito a questa ‘terronata’”, dice in apertura, smontando subito quell’aurea di altezzosità che spesso le si attribuisce. “Amuri Luci è un album da ascoltare senza prescia”, aveva avvertito. E così tra permessi a lavoro, tram affollati, caffè volanti e pause pranzo improvvisate, tutti si sono ritagliati un momento per esserci.

Non mancano le battute e i modi di dire siculi e a chi le chiede se il siciliano possa rappresentare un ostacolo per il successo del disco in radio, Carmen risponde così: “Il siciliano non è un ostacolo, d’altronde in radio non ci vado neanche in italiano – scherza – l’ostacolo semmai è scrivere ciò in cui non credo in italiano per andare in radio”. E aggiunge: “Mi sta dando molta soddisfazione questa ricerca delle radici. L’italiano è la lingua che mi aiuta a tirare fuori una parte introspettiva e che quindi va sussurrata. Il siciliano invece mi tira fuori il blues, il lato polemico, la parte socialmente impegnata. Non dimentichiamo che i canti popolari nascono dalla necessità di esprimere un disagio. Canto di più in siciliano, vannìu il disappunto come si dice dalle mie parti. E oggi ci sono vari motivi che suscitano disappunto”. Primo fra tutti l’indifferenza, come ben spiegano le parole prese in prestito da Ignazio Buttitta in “Parru cu tia”, cantata con Jovanotti. “È stato emozionante il modo in cui Lorenzo si è prestato a questa collaborazione, con grande umiltà, talento e signorilità. Mi è sembrato doveroso mettere accanto a un poeta grande come Buttitta un poeta altrettanto grande come Lorenzo”.

Parla siciliano, dunque, ma anche arabo, latino e greco, il nuovo album in uscita domani in versione digitale e il 17 ottobre in una speciale release in fisico in limited edition con un Cd Book. Il progetto politicamente più impegnato della cantantessa, come fanno notare alcuni dopo il pre-ascolto, in cui ogni canzone diventa un atto di coscienza. Specialmente in un momento storico in cui gli occhi sono puntati sul caso Flotilla e sul conflitto fra Israele e Palestina. Un argomento che non è passato di certo in secondo piano, soprattutto quando la musica si fa portavoce di un’idea “politica”. “La mia idea di politica non è tanto dire ‘partecipo attivamente a una cosa’, piuttosto è dare l’esempio nella vita di tutti i giorni, rendermi utile per la comunità in cui vivo, anche creando valore. Sono orgogliosa della manifestazione che c’è stata a Catania, a cui anche mio figlio ha partecipato sventolando la bandiera della Palestina. Se potessi prenderei la mia piccola imbarcazione ormeggiata ad Acitrezza e andrei dritta a Gaza”.

La copertina del nuovo disco  "Amuri luci" 

Il nuovo album, per tornare strettamente alla musica, tocca temi super attuali: dalla donna alla guerra, dalle migrazioni alle ribellioni, passando per miti antichi e drammi universali per cui Carmen propone come unica risposta l’amore come luce, quello in grado di illuminare le coscienze e denunciare le ingiustizie. E così ridà vita a figure come Graziosa Casella e Nina Da Messina, la prima donna a poetare in volgare mettendo al centro dei componimenti il proprio “io”, in uno struggente duetto con il giovane tenore Leonardo Sgroi. Accanto a Peppino Impastato e al poeta arabo siculo Ibn Hamdis, a cui presta la voce Mahmood per riflettere sulle migrazioni e sul dolore degli esiliati.

“Ho pensato a Mahmood perché mi sembrava perfetto per questo brano che parla del dolore di lasciare la propria terra adorata, una storia che corre in parallelo con le vicende attuali. Si è molto appassionato e per una siciliana è stata una grande soddisfazione”.

Registrato al 70% in presa diretta nella casa di campagna di Carmen, che ne ha firmato anche la produzione, il nuovo album sarà legato agli altri due che completeranno la trilogia dal mito di Galatea, che Carmen ha sapientemente spiegato al parterre di non siciliani. “Nel primo album, prevalentemente in siciliano, abbiamo Polifemo innamorato e vediamo come l’amore trasformi un mostro in un animo nobile. Il secondo album, in cui ho coinvolto due elementi degli Uzeda, sarà più internazionale e spazierà tra inglese, francese e spagnolo. Nel terzo invece si compirà il mito metamorfosi, come chiusura del cerchio”.