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L'evento

L’arte militante di Daniela Ortiz: «Una denuncia contro le ingiustizie»

La sua mostra “Miracolo” per unire il dramma palestinese con gli ex-voto di Trecastagni

01 Ottobre 2025, 12:05

01 Ottobre 2025, 12:11

L’arte militante di Daniela Ortiz «Una denuncia contro le ingiustizie»

Claudia Ortiz in mostra a Catania alla Fondazione Oelle sino al 12 ottobre

Trasformare l’arte in un’arma pacifica. Un mezzo non violento come veicolo di pace, una vera inchiesta attraverso la pittura, scultura, video e fotografia. Questo è il lavoro di Daniela Ortiz, artista peruviana attivista, che con la sua mostra “Miracolo” portata negli spazi della Fondazione Oelle, da ieri al 12 ottobre, unisce il dramma palestinese agli ex-voto di Trecastagni con un vero atto di militanza pura, a sostegno dei popoli soppressi, contro le ingiustizie e la violenza istituzionale esercitata sulle popolazioni del Sud del mondo. Le opere esposte sono il risultato della sua residenza artistica in Sicilia preso la Fondazione Oelle.

L’arte della Ortiz non chiede permesso nel fornire la chiave per la liberazione. Scava nel passato per riportare alla memoria del mondo secoli di ingiustizie e abusi che si perpetuano ancora oggi sotto la luce del sole. Quel sole che non riscalda i cadaveri delle vittime di violenza sociale e politica.

Un impegno di vita che richiede coraggio, una forza creativa che brucia come il sacro fuoco dell’arte.

Una capacità di generare modelli visivi che nasce in Ortiz e si sviluppa sin da ragazza. All’età di 16 anni, realizza con consapevolezza che l’arte può essere usata come un mezzo per trattare argomenti governativi e comunitari, un tramite per scuotere le coscienze.

In una stanza ampia e piena di luce del Four Points by Sheraton Catania Hotel & Conference Center la Ortiz, ricorda la sua prima conquista sociale, con un sorriso colmo di dolcezza, lo sguardo di chi ha tanto da dire e la cui lotta non fa paura. Indossa sul capo una torcia frontale da escursionismo per illuminare nel dettaglio gli ultimi ritocchi alle sue opere. I colori danno forma all’ambiente, le tele lasciate ad asciugare sul pavimento creano già una magica installazione, il pennellino tra le dita, e con le mani piene di tempera accompagna il suo racconto: «Da adolescente realizzai un dipinto per una scuola di Letipa - ricorda - il tema in questione era l’aborto in Perù. Il mio quadro era semplice, lineare, minimal con delle semplici silhouette, una donna in gravidanza e dei bimbi con delle croci sopra. Ma questo scandalizzò la chiesa come istituzione e mi forzarono a toglierlo dall’esposizione».

Un ruolo fondamentale, in un periodo di dittatura legato alla sua crescita personale e artistica è da attribuire alla musica. I testi di alcuni brani punk le sono serviti «come mezzo di informazione». «In un momento storico di repressione in cui i media erano rigidamente controllati» la Ortiz riceve alcune cassette musicali da un amico di Barcellona. «Le canzoni non erano irriverenti, i contenuti parlavano di Europa, politica, sistema economico, industria militare. Le ascoltavo con interesse per imparare quanto accadesse oltreoceano».

«All’età di 21 anni, molto giovane, mi trasferì in Spagna - continua il suo racconto - e rimasi colpita da come questo stato di libertà apparente in cui mi trovavo fosse solo apparente», il suo stato di attivista prendeva così sempre più forma.

Daniela Ortiz crea senza paura, ritenendo l’arte «una forma di denuncia sicura», forte anche della bellezza, dell’estetica e della grazia delle sue opere, ricche di dettagli in un filo narrativo privo di omissioni e censure, questo è «Miracolo». «Non condivido, come principio i monumenti coloniali, andrebbero distrutti».

I conflitti del Mediterraneo avvolgono la sensibilità dell’animo dell’artista che attraverso il dolore del suo sentire fa appello al senso di giustizia comune, puntando l’accento sul valore di ogni singolo essere umano. La condizione umana diventa ancora una volta arte in un vernissage che parla di resistenza. La sua arte è un atto di disobbedienza, che Daniela Ortiz, (premiata con l'Oelle – Mediterraneo Antico 2024 ad Artissima), utilizza per rompere il silenzio imposto dai governi tirannici su quei popoli a cui è stata tolta la voce, la speranza, la vita.