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l'indagine

I rischi del web: 8 catanesi su 10 temono "cattivi incontri"

Dalle truffe al furto dei dati: tutti i timori di chi naviga nella rete con smartphone, tablet e pc

Concetto Mannisi

24 Dicembre 2025, 15:39

Hacker, generico

Hacker, generico

La paura corre sul filo. No, anzi no. Ormai viaggia sul digitale. Perché è vero che trascorriamo gran parte delle nostre giornate attaccati alla rete ma è anche vero che abbiamo preso consapevolezza del fatto che, se non protetti in maniera adeguata, di rischi di vario livello legati a questa nostra attitudine che ci porta a restare sempre connessi, ebbene, ne corriamo parecchi. E così, per restare confinati alla nostra provincia, scopriamo che 8 catanesi su 10 dichiarano di essere preoccupati per l'esposizione ai rischi online - dai furti di dati agli attacchi di hacker - e l'80% ammette di non sentirsi sufficientemente informato sulle contromisure da adottare per proteggersi.

Sono elementi che emergono da un'indagine CAWI condotta dall'istituto di ricerca Nextplora su di un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d'età, genere ed area geografica, commissionata su scala nazionale dall'Osservatorio Sara Assicurazioni, che rivela come negli ultimi anni l'attenzione ai rischi informatici è cresciuta per il 78% degli abitanti di Catania, mentre un ulteriore 18% dichiara di essere sempre rimasto allerta.

E non si tratta, viene sottolineato, di una preoccupazione fondata sul nulla: più di un catanese su due afferma di aver subito, o quantomeno sospettato, una qualche forma di violazione digitale. I canali più colpiti sono i social network (26%), le email (20%) e i conti bancari o app di pagamento (10%), seguiti dai siti di e-commerce o dalle app che consentono di effettuare acquisti online (6%).

Alla domanda su cosa spaventi di più in caso di violazione dei propri dati digitali, al primo posto emerge inevitabilmente il danno economico (41%), ma non è trascurabile la paura che il furto di informazioni personali possa essere propedeutico all'utilizzo di questi dati per scopi illegali (39%). A questo si aggiunge un generico senso di vulnerabilità cui ci si sentirebbe esposti (24%) ma anche l'impatto psicologico per l'azione illegale che si potrebbe subire (8%). Un aspetto, quest'ultimo, che cresce di rilevanza se si considera il fenomeno del cyberbullismo, percepito come un rischio concreto soprattutto tra i più giovani: quasi un intervistato su due (45%) dichiara infatti di conoscere qualcuno che ne è stato vittima.

Sul fronte della prevenzione del fenomeno, la maggioranza dei catanesi attribuisce un ruolo chiave alle famiglie (59%) e alla scuola (41%), ma non si tralascia l'importanza di un maggior controllo da parte delle piattaforme social (27%) e della responsabilizzazione degli stessi ragazzi (24%).

I committenti dell'indagine, è chiaro, ricordano l'esistenza di polizze assicurative pensate per proteggere in caso di furto di dati, violazioni da parte di hacker o episodi di cyberbullismo. E benché 8 catanesi su 10 sottolineino di non avere contezza dell'esistenza di tale opportunità, alla fine uno su due (45%) dichiara che potrebbe valutarla per tutelarsi. A cominciare da quei genitori che desidererebbero una copertura per la responsabilità civile per danni causati attraverso l'online dai figli minori (25%), per le spese in caso di frode digitale (20%), per la tutela legale (20%) e, più genericamente, il senso di sicurezza (20%).

"La nostra ricerca evidenzia una crescente preoccupazione circa i rischi della vita digitale e in questo scenario, insieme alla consapevolezza e alla necessità di mettere in atto comportamenti preventivi, anche le soluzioni assicurative possono fornire una protezione efficace" – Marco Brachini, Direttore Marketing, Brand e Customer Experience di Sara Assicurazioni – Esistono coperture su misura contro rischi quali frodi digitali, la responsabilità civile dei genitori in caso di danni da violazione della privacy causati dai figli minori sui social e fatti illeciti legati al cyberbullismo subiti o commessi dai figli minori. E se la paura corre sul filo – anzi, sul digitale – porre un'attenzione a riguardo non sembra essere sbagliato.