×

L'approfondimento

"Alto Impatto" a Catania: il custode di mitra e droga è il figlio del boss dei Mazzei inghiottito dalla lupara bianca

I dettagli inediti di uno degli arresti della squadra mobile. E la possibilità che quelle armi siano, forse, l'eredità del padre ammazzato 24 anni fa

Laura Distefano

20 Dicembre 2025, 19:21

20:24

"Alto Impatto" a Catania: il custode di mitra e droga è il figlio del boss dei Mazzei inghiottito dalla lupara bianca

 

Come secondo nome porta quello del padre ammazzato. Cristian Matteo Gianguzzo, classe 1991, è stato arrestato diverse settimane fa dagli investigatori della squadra mobile di Catania. A casa gli hanno trovato un piccolo ma potente arsenale e oltre tre chili di droga fra cocaina e marijuana. il papà è Matteo Gianguzzo inghiottito dalla lupara bianca nel 2001. C'è stato un processo su questo omicidio: ma alla fine il verdetto è stato di assoluzione nei confronti dei boss dei "carateddi", ritenuti mandanti e esecutori del delitto.

 

Torniamo per un attimo all'attualità del blitz della polizia. I "falchi" hanno notato Gianguzzo junior, 34 anni, fuori dalla sua abitazione in via Alcantara, a San Giorgio. Qualcosa li ha insospettiti e hanno deciso di fermarlo per un controllo. Poi hanno proseguito con una perquisizione nella sua abitazione. Hanno passato al setaccio la casa. Al primo piano, in un'intercapedine della cucina, hanno trovato una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, un'altra pistola dello stesso calibro, una mitraglietta Skorpion con 26 cartucce, un altro mitra, diverse munizioni e 46 grammi di cocaina. Poi nel vano sottotetto hanno rinvenuto un fucile calibro 12 e 3,3 chili di marijuana ancora confezionata in tre pacchi. Gianguzzo, dopo l'arresto per armi e droga, è stato accompagnato nel carcere di Piazza Lanza a Catania. Il gip ha convalidato l'arresto.

Ora ci saranno le indagini per comprendere se le armi e la droga Gianguzzo le custodisse per conto di altri, o fossero collegati a un affare illecito gestito direttamente dal 34enne. E poi c'è la ipotesi, ma è più una suggestione, che quell'arsenale possa essere una sorta di "eredità" del papà ammazzato

Aveva solo dieci anni Cristian Gianguzzo quando il padre fu ucciso. Il 18 luglio 2001 il fedelissimo di Santo Mazzei sparì nel nulla. Solo qualche anno dopo i pentiti, alcuni fra i più famigerati killer dei "carateddi" come Vincenzo Fiorentino, dissero che Gianguzzo sarebbe stato sequestrato, torturato e ucciso per volontà di Sebastiano Lo Giudice affinché facesse nomi e cognomi degli autori dell'omicidio dello zio Massimiliano Bonaccorsi avvenuto nel 1997 in una sala da barba di via Poulet a Catania. Ma il processo Revenge 3 non portò a una verità processuale su questo delitto. Ma chi era Matteo Gianguzzo? Era uno dei componenti del gruppo di fuoco di Santo Mazzei. I sicari del "carcagnusu" pare siano stati segnati da una maledizione: molti di loro sono stati ammazzati. Il primo è Massimiliano Vinciguerra, ucciso nel 1998 da Angelo Mascali "catina" (ex pentito e reo confesso) per fermare il golpe ordito dai corleonesi per spodestare i Santapaola dal trono mafioso di Catania. Come Giovanbattista Motta, ucciso nel 2007 per ordine del cugino di Nitto, Angelo Santapaola (anche lui vittima di lupara bianca nello stesso anno). E fu assassinato nel 2011 Rosario Sciuto "u sucaru", ma per motivi non legati alle dinamiche mafiose. Il braccio armato di Santo Mazzei poi era composto anche da Angelo Privitera "u sciroccu", fino al suo arresto - avvenuto qualche anno fa - reggente operativo dei Mazzei. Ultimo, ma non per importanza, Salvatore Mertoli, Turi "Badduzza", in carcere da oltre 30 anni.