Il processo
Le strozzine di Picanello e del Villaggio Sant'Agata: patteggiamenti e un rinvio a giudizio
Le usuraie applicavano tassi fino al 300%. Grazie alle denunce di alcune vittime sono partite le indagini che hanno portato cinque imputati davanti al gup
Alla fine il gup Stefano Montoneri ha rinviato a giudizio Roberta Angela Maisano, una delle usuraie di Picanello e del Villaggio Sant'Agata finite al centro di un'inchiesta della Guardia di Finanza di Catania che ha portato al blitz scattato lo scorso maggio. Il giudice invece ha accolto l'istanza di patteggiamento per gli altri quattro imputati, le due donne Maria Piacente e Maria Teresa Crisafi, e Daniele Saraniti. Una delle parti civili del procedimento si è costituita con l'avvocato Sandro Del Popolo. È stato accolto il patteggiamento, ma in un processo abbreviato parallelo con la gup Chiara Di Dio Datola, per Provvidenza Condorelli.
Andiamo alle accuse emerse dalle indagini delle fiamme gialle. Le strozzine in gonnella avrebbero applicato tassi usurai fino al 300 per cento. Un modus operandi criminale che ha per protagoniste quattro donne in veste di strozzine. In principio per agganciare le vittime le usuraie prestavano piccole somme, che con gli interessi lievitavano in importi consistenti. Impossibili da onorare per i debitori.
Le cravattare operavano nei loro quartieri: a Picanello e al Villaggio Sant'Agata. Per i loro affari criminali agganciavano persone con notevoli difficoltà economiche offrendo loro somme in prestito. E poi, attraverso un sistema di rate e di tassi usurai altissimi (dal 24 al 300 per cento), tenevano le vittime al cappio per molto tempo. I debitori, poi, invece di chiudere il conto ne aprivano sempre di nuovi. In un caso, ad esempio, un'imprenditrice dal 2019 al 2022 ha chiesto denaro in continuità. È la stessa persona che, sotto minaccia, avrebbe ceduto a Maisano la sua attività commerciale a un prezzo notevolmente più basso di quello già sottoscritto.
I finanzieri, coordinati dalla pm Antonella Barrera, riuscirono a chiudere il cerchio sul giro di usura grazie alle denunce delle vittime. Da lì sono partite anche le intercettazioni che hanno permesso di delineare il disegno criminale. «Buongiorno, un amico sono. Sblocca la zia Enza (Condorelli, ndr) altrimenti mi faccio conoscere», così Saraniti si rivolgeva a una potenziale vittima per costringerla a sbloccare il numero della "zia usuraia". Che ha richiamato la preda: «Smettila di prendermi per il culo». Quell'uomo però non si è piegato alle richieste. Rimanendo fedele ai suoi principi.
