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La sentenza

«Non furono loro a uccidere Desi e Fazio nel 1997»: gup di Catania ha assolto quattro storici cappelloti

Un processo abbreviato che a un certo punto è stato stoppato per sentire un collaboratore di giustizia. E alla fine è arrivato il verdetto di non colpevolezza.

Laura Distefano

20 Dicembre 2025, 18:01

19:17

Omicidio Desi-Fazio 1997

 

Assolti i quattro imputati per il duplice omicidio di Antonio Mario Fazio e Sebastiano Giovanni Desi avvenuto a San Cristoforo, a Catania, nel 1997. La gup Dorotea Catena ha emesso una sentenza di non colpevolezza nei confronti di quattro cappelloti storici di forte rilevanza: Antonino Bonaccorsi, Silvestro Indelicato, Francesco Spampinato e Tommaso Tropea per "non aver commesso il fatto". La procura aveva chiesto per i quattro l'ergastolo. Ora bisognerà attendere le motivazioni del verdetto per comprendere il perché il giudice non abbia accolto la richiesta della procura. Soddisfatti invece gli avvocati difensori, Maria Caterina Caltabiano e Salvatore Pappalardo per Bonaccorsi, Maria Lucia D'Anna per Tropea, Francesco Siclari per Indelicato e Antonino Lupoi per Spampinato.

 

Prima di tutto va chiarito che Fazio, una delle vittime, era un esponente di vertice della famiglia Mazzei di Catania. Le indagini sul duplice agguato sono rimaste chiuse nel cassetto per diverso tempo. Sono state riprese dopo le dichiarazioni rese da Salvuccio Bonaccorsi "u carateddu", figlio del boss Concetto (omonimo di un nipote, ndr). Il giovane Bonaccorsi ha collegato il duplice omicidio all'assassinio dello zio Massimiliano Bonaccorsi, ammazzato come un gangster della Chicago degli anni Venti, in una sala da barba di via Poulet. Cioè "u passareddu". Il "carateddu" fu ucciso proprio nella sua roccaforte mafiosa. Un affronto che la famiglia collegò agli attriti con i Mazzei (detti "carcagnusi"). I pm hanno collegato i verbali del giovane pentito con altre rivelazioni di killer del clan Cappello e hanno portato alla sbarra i quattro cappelloti. Ma il quadro probatorio non ha portato alla condanna dei quattro imputati, che sono già in carcere da diverso tempo.

 

Il processo, seppur abbreviato, è stato lungo e complicato. A un certo punto è stato sospeso per poter ascoltare il nuovo collaboratore di giustizia Michele Vinciguerra "u cardunaru". Ma le dichiarazioni rese durante l'udienza preliminare non sono state così convincenti, a quanto pare, per blindare l'apparato probatorio portato dalla procura di Catania. Il collaboratore ha detto, infatti, che il riferimento ad Antonino Bonaccorsi come mandante del delitto era stata una sua deduzione considerando che gli altri fratelli del boss ammazzato - Ignazio e Concetto - all'epoca erano detenuti. Nella malavita, infatti, si pensò immediatamente che l'omicidio di Fazio - esponente dei Mazzei - fosse una vendetta legata all'omicidio di Massimiliano Bonaccorsi.