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Il caso

Lo strano affare del B&B del capo di gabinetto del Comune di Catania

Giuseppe Ferraro si definisce "co-hosting" di una struttura che non rispetta alcuni obblighi imposti dal Ministero del Turismo: spicca l'assenza della targhetta con Cin

Maria Elena Quaiotti

15 Dicembre 2025, 06:15

Lo strano affare del B&B del capo di gabinetto del Comune di Catania

Chi per la pubblica amministrazione si occupa di servizi turistici o di tassa di soggiorno, viene normalmente coinvolto - in prima persona - in decisioni cruciali che riguardano questa materia e, anche per tali motivi, si ritrova a firmare provvedimenti annessi tra cui controlli, riscossione, rateizzazioni e utilizzo della tassa stessa).

A questo punto la domanda sorge spontanea: può possedere e gestire un'attività ricettiva? Oppure si configura un rischio concreto di conflitto di interessi? E se poi questa stessa attività, promossa sulle piattaforme “Booking” e “Airbnb”, non ha ancora adempiuto all'obbligo di esposizione di targhetta e Cin, dunque non risultando identificabile e per questo si potrebbe considerare abusiva, perché non viene controllata e multata come accade ad altre strutture in città? Forse perché si tratta di Giuseppe Ferraro, Capo di gabinetto del Sindaco?

Che quello dell' extralberghiero sia il vero “business” della città è noto. Specialmente in centro storico, dove ormai il turismo è esploso e trovare un affitto diventa un'impresa, a meno che non sia un soggiorno “breve”. Nel 2023 erano stati avviati gli “Appartamenti al Duomo”, composti da un loft e un mini appartamento siti in via San Giuseppe al Duomo 31, di cui Ferraro è non solo “co host” (un vero e proprio lavoro di supporto nella gestione, dall'accoglienza degli ospiti, check-in e check-out, comunicazione e gestione prezzi, guadagnandone una percentuale), ma, come da noi verificato con visura catastale aggiornata, è anche il proprietario degli immobili.

La valutazione sul potenziale conflitto di interessi lo lasciamo alla valutazione di chi di dovere, sulla questione abusivismo diciamo subito che “dal 1 gennaio 2025 è in vigore l'obbligo - citiamo dal sito del Ministero del Turismo - di esporre il Cin (Codice Identificativo Nazionale) all'esterno dello stabile che ospita l'unità immobiliare ad uso abitativo, o una porzione di essa, proposta come locazione breve o per finalità turistiche, nonché a indicarlo in ogni annuncio ovunque pubblicato e comunicato”.

È bastato recarci in via San Giuseppe al Duomo al civico 31 per confermare la presenza, attorno all'elegante portone, di ben tre targhette con i nomi delle strutture presenti, una con Cin, due con Cin e anche con il CIR (Codice Identificativo Regionale). Ma nulla riferito agli “Appartamenti al Duomo” che, in sintesi, non avendo ancora apposto la targhetta che ne riporti il nome, il codice Cin e un recapito telefonico o email, come detto sono da considerarsi non identificabili, quindi abusivi.

Lo sanno bene i titolari delle tantissime strutture ricettive sorte specie in pieno centro, vero e proprio business considerate le presenze turistiche in città, che temono e non poco i controlli via via disposti sull'adempimento dell'obbligo. La sanzione prevista è decisamente salata: fino a 5 mila euro e, se la mancanza viene reiterata, fino a 10 mila euro.

Fra l’altro, tornando sul caso specifico, proprio su Airbnb non ci è sfuggito il passaggio in cui viene riportata la citazione come “co-host” di un certo “Giuseppe” che si presenta così: “Il mio lavoro: dipendente PA (pubblica amministrazione, ndc); dove ho studiato: Catania; le mie passioni: corsa; animali domestici: coniglio”. Oltre alla frase “Più in alto si va e più forte soffia il vento…”. Ma in qualche caso, forse, c’è pure il rischio di bruciarsi le ali. Come Icaro.