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"Altro dna di Sempio su un'altra unghia non analizzata di Chiara Poggi", nuove rivelazioni e la verità sullo scontrino

Liborio Cataliotti a "Lo Stato delle Cose": il Dna paterno sotto le unghie di Chiara, la strategia difensiva, perizie alternative e i dubbi sullo scontrino del parcheggio

Luigi Ansaloni

09 Dicembre 2025, 13:26

22:21

Andrea Sempio

Andrea Sempio

Nella nuova puntata de Lo Stato delle Cose, condotta da Massimo Giletti e andata in onda lunedì 8 dicembre 2025 in prima serata su Rai 3, è intervenuto in collegamento l’avvocato Liborio Cataliotti, nuovo difensore di Andrea Sempio. Al centro del confronto, la traccia genetica rinvenuta sulle unghie di Chiara Poggi, attribuibile alla linea paterna della famiglia Sempio. L’apertura della trasmissione è segnata da una stoccata del conduttore: “Con noi non parla mai, sceglie di parlare da altre parti nella sua perfetta libertà. Ma le chiedo se è vero che lei ha scelto come strategia il fatto di non farlo parlare nemmeno con i PM”, domanda rivolta al legale. Cataliotti replica: “Mi permetto di dirle che non sono certo stato io a scegliere dove, in quali occasioni, in che circostanza e in quale trasmissione televisiva far parlare Andrea Sempio; talvolta è stato davvero intercettato sulla porta dello studio legale o dei genetisti e ha scambiato due battute”. Giletti puntualizza che “è libero di avere un salotto dove tutti i venerdì va e sceglie di andare, è la sua libertà”, ma sottolinea che “sarebbe bello confrontarsi ogni tanto – come sta facendo lei, che ringrazio – anche con chi magari ha visioni un po’ più larghe e va a 360 gradi”. Il difensore concorda: “Condivido, anzi, se posso, ritengo ancora più utile confrontarsi con chi magari ha un approccio un po’ colpevolista nei confronti di Andrea Sempio, quindi lo faccio molto volentieri. Mi dispiace non essere in studio”. E il conduttore: “Apprezzo molto la sua presenza qui, perché è anche un segnale di un cambiamento di un certo tipo, la rispetto”.

Quanto alla scelta di non far sentire Sempio dai magistrati, Cataliotti chiarisce: “Decideremo io e l’avvocato Taccia fino a quando. Le dico però che il codice di procedura penale garantisce un piccolo vantaggio a chi viene indagato, cioè quello di poter parlare dopo la discovery, quindi dopo aver visto le carte di chi accusa. E questo piccolo vantaggio vorrei che venisse effettivamente utilizzato dal mio cliente. Se poi ci fossero contingenze che imponessero dei chiarimenti su singoli atti o prove, non voglio escludere nulla”.

Il cuore del dibattito riguarda la perizia sul Dna sotto le unghie della vittima. Per la difesa, l’accertamento sarebbe “perfettamente inutile”. Cataliotti precisa: “Non ho certo voluto mancare di rispetto alla dottoressa Albani, la cui perizia apprezzo tanto che difficilmente muoverò serie critiche o domande/polemiche in sede di incidente probatorio. Il mio approccio non è quello del genetista, ma è quello del giurista”. Dopo aver ricordato un passaggio sulle “repliche” effettuate dal professor De Stefano, il legale richiama la giurisprudenza: “La Cassazione dice che quando non ci sono repliche in senso proprio, quella comparazione vale ciò che io ho detto con una rappresentazione – non lo nego – teatrale ma molto efficace: vale 0!”.

Giletti incalza: “Ma come può essere accaduto che il Dna riconducibile alla linea maschile della famiglia Sempio sia finito proprio sulle unghie della vittima?”. Cataliotti risponde che il team difensivo non si è “trincerato” dietro il solo dato giuridico: “Abbiamo voluto prendere in considerazione anche l’ipotesi – che non è scellerata ed è possibile – che tale valutazione, seppure non replicata, un valore ce l’abbia, sia pur come prova o come indizio che ci sia stato un contatto – non sappiamo di quale natura – fra una superficie toccata da Chiara Poggi e una toccata da Andrea Sempio. Ecco perché stiamo predisponendo la nostra perizia sui possibili punti di contatto indiretto”.

Sollecitato dal conduttore sull’eventuale lavaggio delle mani da parte di Chiara quella mattina e sulla possibilità che Sempio sia entrato in casa dopo il 4 agosto senza la presenza di Marco Poggi, l’avvocato puntualizza: “Sicuramente non è entrato in quella casa senza il fratello di Chiara”. E aggiunge: “Il Dna su una superficie può rimanere 27 anni. Il dubbio che ci siamo posti noi è: ammesso che Chiara quella mattina possa essersi lavata le mani, il che è altamente verosimile, può essere venuta a contatto con superfici che fossero abitualmente toccate, sia pur non in un tempo immediatamente precedente, una, due o tre settimane prima dal nostro cliente”.

Il perito incaricato dalla difesa, il dottor Palmegiani, starebbe ipotizzando “15/20 possibili punti di contatto”, dopo aver esaminato la planimetria dell’immobile e raccolto le informazioni di Sempio fuori dal perimetro processuale. Il conduttore osserva: “A me pare strano che non si trovi il Dna di Stasi ma solo quello riconducibile alla famiglia Sempio. Mi permetta di dirlo, questo è un punto oscuro per me”. Cataliotti controbatte: “Questo è un grande equivoco. In realtà non è oscuro ed è facilmente spiegabile. Il reperto di Dna trovato sulle mani di Chiara Poggi – non possiamo dire se è stato rinvenuto sopra o sotto le unghie – è un aplotipo Y misto, cioè lasciato da più persone, 2 o forse di più. Semplicemente vi era un reperto più facilmente isolabile, cioè quello che poi è stato comparato con Stasi, Sempio e gli altri frequentatori della casa, e quello parrebbe essere riconducibile alla famiglia Sempio. Questo non esclude che invece quello che era ancora più deteriorato fosse riconducibile ad altri. Questa è la vera risposta”.

Alla replica di Giletti, secondo cui “sull’unica unghia che non è stata toccata e analizzata dai RIS all’epoca è stato trovato molto Dna riconducibile alla linea familiare maschile dei Sempio”, il legale domanda: “Ma questo dato lei da dove lo ricava? Certamente non dalla perizia Albani”. Il conduttore precisa: “È un’indiscrezione che ho avuto”. Cataliotti chiosa: “Quando l’indiscrezione diventa la prova, io ragionerò su questa prova”.

Spazio poi allo scontrino del parcheggio di Vigevano, esibito in passato da Sempio. Il legale chiarisce che non può costituire un alibi: “Io so che l’originale di quello scontrino non è mai stato sequestrato, so che ne parlò il 4 ottobre del 2008, quando è stato sentito come testimone. Non so invece se gli sia stata chiesta espressamente la consegna, e non lo so perché la domanda venne rappresentata con l’acronimo di ‘A domanda rispondo’ e quindi non si sa quale fosse la domanda”. E aggiunge: “Se fosse un processo non sarebbe un alibi, non lo sarebbe perchè non indica la targa dell’auto, né tantomeno il nome di chi quella macchina l’ha utilizzata quella mattina, quindi è improprio definirlo alibi. Certo è che se si rivelasse un’informazione falsa…”. Alla sollecitazione di Giletti, Cataliotti completa: “Finisco il discorso, perchè non mi nascondo dietro un dito. Se quell’affermazione fatta da Andrea Sempio risultasse falsa, un rilievo, sia pur indiziario, questo scontrino lo avrebbe. Non lo nego”.

Sul presunto movente, il conduttore chiede se Sempio gli abbia parlato di video intimi presenti nel computer di Chiara in cartelle specifiche. La risposta è netta: “Andrea Sempio non ha mai visto nessuna immagine intima che riguardasse la sorella di Marco Poggi, né risulta da alcun atto processuale che ciò sia avvenuto. Fino al momento in cui non risulterà… credo che siamo nel campo delle ipotesi, per non dire delle illazioni”.

In chiusura, Giletti ringrazia l’ospite per il confronto. Cataliotti ricambia: “Io tornerò molto volentieri e aggiungo che le critiche che vengono rivolte alla nostra difesa, alla nostra posizione, sono il bene più prezioso ai fini di una difesa e, dal suo punto di vista, di un’informazione a 360 gradi, quindi grazie dell’invito. Tornerò volentieri”. Il conduttore conclude ricordando che “c’è una grandissima libertà di scegliere dove andare a parlare, però siccome stiamo parlando di un caso molto delicato, aprirsi a 360 gradi forse è una strategia intelligente ogni tanto”.