L'approfondimento
Pusher, vedette e “capi piazza”: sui social il senso di appartenenza e l’appellativo catanese “Patrozzu”
I retroscena del blitz dei carabinieri e il ruolo degli indagati nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Maria Ivana Cardillo
In via Capo Passero, centro nevralgico per lo spaccio nell’Hinterland catanese, sono ben sette le piazze di spaccio operative, tra cui la principale è quella del civico 121 denominata “L’angolo” da cui l’operazione dei carabinieri ha preso il nome.
Nelle 312 dell’ordinanza di custodia cautelare firmate dal Gip Maria Ivana Cardillo sono delineate le responsabilità degli indagati, oltre ai ruoli e alle modalità utilizzate a protezione del “micro-mondo” di Trappeto Nord. Nell’organizzazione dello spaccio, ogni vedetta è identificata con un nome e quelle principali sono tre: “Paletti”, “Rotonda” e “Parco giochi” posizionate rispettivamente nelle tre strade principali che danno accesso a via Capo Passero. Per facilitare e velocizzare le comunicazioni alcuni punti sono state contrassegnati con specifici nomi: “Fognatura”, “Campagna” e “Strada stretta”. Mentre le piazze di spaccio, oltre quella principale de “L’angolo”, a loro volta sono state rinominate in “Franzy”, “Paletti 2”, “Terrazza”, “Benzina”, “Piazzetta” e “Piazzetta notte”.
A tutte le ore del giorno e della notte è stato monitorato il via vai di clienti interessati all’acquisto della sostanza stupefacente con un introito quotidiano di difficile quantificazione, ma che riesce a superare i 200mila euro a settimana. Se si moltiplica la stessa cifra per le numerose piazze di spaccio dislocate in via Capo Passero si riesce a superare l’introito settimanale di un milione e 500mila euro. Ogni piazza di spaccio appartiene a un “capo piazza” che la suddivide in turni di lavoro e ogni turno viene affidato al cosiddetto “capo turno” che ha il compito di rifornire gli spacciatori, raccogliere il denaro proveniente dalla vendita delle dosi e stabilire le modalità dello scambio e la posizione che ogni pusher deve mantenere. Il capo turno “noleggia” l’orario di lavoro e a cadenza prestabilita paga un canone al capo piazza. Sono i diversi capi turno a organizzare lo spaccio - che segue inflessibili regole soprattutto nei turni da seguire - prendendo alle loro dipendenze uno o più spacciatori.
Via Capo Passero oltre a essere una strada diventa per la criminalità un simbolo. E proprio dall’analisi delle foto pubblicate da alcuni indagati sui social network è emerso come molti spacciatori dichiarano apertamente la propria affiliazione al “capo turno” apostrofandolo addirittura con l’appellativo “Patrozzo” in segno di rispetto. Altra figura di rilievo è quella della “Toppa” ovvero chi viene utilizzato dai vari capi turno e che ha il compito di rifornire la piazza di spaccio durante il turno di lavoro giornaliero e raccogliere i proventi dello spaccio.
Fondamentale è il ruolo dei pusher: inquadrati e ben organizzati e solitamente attrezzati con in mano due buste: una grande che contiene la marijuana e due più piccole con cocaina e crack. Da qui l’azione incisiva degli investigatori con la volontà di smantellare non solo gli spacciatori singoli, ma l’intera struttura criminale, con capi, vedette, logistica e turni.