L'intervista
Mafia a Vittoria, l'analisi del giornalista sotto protezione. Bascietto: «Stracquadaini è il nuovo capo di un’alleanza ibrida»
A proposito del sequestro del 17enne Gaetano Nicosia, il cronista chiarisce: «Non era un episodio isolato: era un segnale di potere, un atto dimostrativo»
Duro colpo alle organizzazioni criminali che cercano di consolidare il controllo nel Ragusano. Tre persone arrestate, tra cui Gianfranco Stracquadaini, sospettato di aver orchestrato il sequestro lampo di Gaetano Nicosia di settembre, segnano un’azione mirata: fermare la rete che intreccia vecchi clan e nuove alleanze internazionali.
Il colpo non è solo repressivo: è un segnale che la strategia mafiosa, pur silenziosa e stratificata, non è inattaccabile.
Qui entra la voce di Giuseppe Bascietto, giornalista antimafia impegnato da anni sul territorio e oggi sotto protezione. Bascietto aveva intuito subito, poche ore dopo il sequestro, che non si trattava di un episodio isolato, ma di un atto dimostrativo, un messaggio di potere.
«L’operazione è un successo pieno delle forze dell’ordine – commenta il giornalista – ed è anche la conferma di un’intuizione maturata a caldo: dietro quella mossa c’era Gianfranco Stracquadaini. Ora il quadro si chiarisce: Stracquadaini era appena nominato reggente di Vittoria, dentro un’alleanza ibrida con i gruppi albanesi. Un asse che non nasce dal nulla, ma rende visibile una penetrazione lenta e stratificata. Quel sequestro non era un episodio isolato: era un segnale di potere, un atto dimostrativo. Lo conferma il procuratore di Catania, Francesco Curcio: "Nessun riscatto pagato, un’anomalia. Una tecnica nuova, già vista in altre parti d’Italia". Traduzione semplice: non denaro, ma controllo, pressione, messaggio. Le tre persone arrestate non chiudono la storia. Per età e profilo sembrano più i vivandieri del sequestro che i responsabili. Gli esecutori restano fuori scena: i quattro uomini che guidavano le auto e hanno materialmente rapito il ragazzo. Sono quattro, lo dico chiaramente, perché Stracquadaini non ha partecipato all’azione. Chi comanda non si espone: dirige».
Bascietto chiarisce che il sequestro non era casuale, ma un atto studiato. Gli arresti di ieri mostrano che la pressione sulla criminalità organizzata funziona, ma rivelano anche quanto sia articolata la rete criminale in provincia di Ragusa. «Le indagini vanno avanti – continua – e la sensazione è che questi arresti siano solo la parte emersa di un fronte più ampio. La punta di un iceberg che può nascondere risvolti di peso: equilibri interni alla nuova alleanza, competizioni sotterranee sul territorio o un avvertimento a chi tentava di sottrarsi all’influenza del nuovo reggente. Il quadro non è chiuso. È appena iniziato».
(Articolo di Alessia Cataudella)
