Il racconto
Cronache dall'Ars, la lunga giornata di Galvagno: dalla telefonata dell'avvocato alle parole ai cronisti
La pec degli uffici giudiziari di Palermo è arrivata al presidente mentre guidava la discussione dell'assemblea sulla mozione di sfiducia al governatore. Incassata la notizia, ha anticipato l'ipotesi di voler andare direttamente in dibattimento.
Quando Gaetano Galvagno ha visto comparire il nome di uno dei suoi avvocati sullo schermo dell’iPhone ha immediatamente capito che la notizia, tanto attesa, della richiesta di rinvio a giudizio della procura di Palermo era arrivata. E, per una strana coincidenza astrale (e politica), la PEC della cancelleria dell’ufficio GUP di Palermo è stata spedita il giorno della convulsa seduta d’aula dove l’opposizione portava la mozione di sfiducia al governatore Renato Schifani. Il presidente dell’Ars ha risposto al telefono e, senza far trasparire nulla, ha continuato il suo lavoro a sala d’Ercole, annunciando ai cronisti parlamentari presenti che avrebbe fatto delle dichiarazioni proprio in merito all’inchiesta.
Le PEC, in realtà, sono due: nella prima infatti c’era solo la fissazione dell’udienza preliminare al 21 gennaio 2026. Ma mancava la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia per lui e per gli altri cinque imputati: cioè la comunicatrice ed ex portavoce Sabrina De Capitani Di Vimercate, l’imprenditrice (filantropa) Marcella Cannariato, l’event manager Alessandro Alessi, l’esperta marketing Marianna Amato e lo chauffeur dell’auto blu Roberto Marino.
Già dalla prima ricezione era chiaro che fosse sparito il capitolo sul Capodanno a Catania, considerando che l’impresario Nuccio La Ferlita non è presente nella lista dei 6 imputati che devono prepararsi ad affrontare il GUP Giuseppa Zampino. Galvagno, però, sta valutando (in accordo con i suoi difensori, il prof. Vittorio Manes e gli avvocati Ninni Reina e Antonia Lo Presti) di chiedere il giudizio immediato che vuol dire saltare il filtro dell’udienza preliminare. Insomma il presidente dell’Ars, se questa sarà la scelta finale della difesa, andrà direttamente davanti al Tribunale di Palermo. Galvagno è accusato di corruzione, peculato e truffa. Ma entriamo nel dettaglio delle contestazioni offerte nelle 26 pagine del decreto.
La prima è legata alla galassia Dragotto. Galvagno, nella doppia veste di presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, e De Capitani, nel suo ruolo pubblico di portavoce della guida dell’Assemblea Regionale Siciliana, «indebitamente si facevano promettere» da Cannariato «una serie di utilità» in relazione all’esercizio delle proprie funzioni «che sistematicamente sottomettevano agli interessi privatistici» dell’imprenditrice. De Capitani è descritta dai pm di Palermo come «l’intermediaria e la facilitatrice degli accordi illeciti».
Galvagno, con il contributo di De Capitani, si sarebbe attivato in favore di Cannariato per il pagamento di “un’apericena” da parte della Presidenza dell’Ars del costo di 11.000 euro per l’evento “Donna, Economia e Potere” realizzato dalla Fondazione Marisa Bellisario nel 2023. E, inoltre, un contributo di 15.000 euro sempre dall’Ars e un contributo di 12.200 euro dalla Fondazione Federico II alla Fondazione Dragotto (collegata alla famiglia del marito di Cannariato, fondatore di Sicily by Car) per l’evento “La Sicilia per le donne” svolto a Catania e Palermo nel 2023.
Infine ci sono i due contributi che Galvagno sarebbe riuscito a far inserire nella legge finanziaria: 100.000 euro nel 2023 e 98.000 euro nel 2024 per le due edizioni dell’evento (flop) “Un magico Natale” organizzato dalla Fondazione Dragotto. In cambio? Cannariato avrebbe promesso l’incarico di consulenza legale nella A&C Broker alla cugina di Galvagno (non indagata), la nomina di Franco Ricci — compagno di De Capitani — come membro del cda di Sicily by Car, oltre al conferimento di incarichi a Marianna Amato, Alessandro Alessi, Davide Sottile e De Capitani nella realizzazione dell’evento di Natale.
Una promessa che si sarebbe realizzata mediante il coinvolgimento della società Al Quadrato Communication (di Alessi) che avrebbe fatto da filtro fra i bonifici erogati dalla Regione e il pagamento dei consulenti “raccomandati”. Alessi infatti avrebbe accettato di veicolare il denaro pubblico a favore delle persone indicate dal presidente dell’Ars. Amato è per la procura l’«istigatrice» degli accordi corruttivi. La consulente sarebbe entrata nel cerchio protettivo di Galvagno grazie alle spintarelle di Uomo 6 (Manlio Messina) e addirittura alle conoscenze dirette con Ignazio La Russa. I due, totalmente estranei all’inchiesta, hanno smentito ai microfoni di Report la ricostruzione della procura palermitana.
E, infine, c’è Roberto Marino che al volante dell’Audi A6 dell’Ars ha fatto commissione e portato in giro parenti, amici e amiche del presidente Galvagno. Sono 60 i viaggi dell’auto blu risultati al centro dell’accusa di peculato, con una conseguente contestazione di truffa stimata in circa 19.000 euro.
Galvagno ai cronisti è apparso sereno e convinto di poter chiarire la posizione nel dibattimento: «Siamo abbastanza sereni di poter dimostrare tutto quello che magari non siamo stati bravi a dimostrare prima. Mi dispiace sia rimasta in piedi l’ipotesi di peculato per l’utilizzo dell’auto blu». E poi l’annuncio della strategia difensiva: «Valuterò la possibilità di chiedere il giudizio immediato». L’istanza può essere presentata fino a tre giorni prima dell’udienza preliminare, ma potrebbe essere avanzata anche prima di Natale.
Piccola nota a margine: la PEC della fissazione dell’udienza è arrivata anche a Schifani, in quanto la Regione Siciliana è indicata come parte offesa. Così come la Fondazione Federico II e l’Ars. Vedremo se decideranno di presentarsi come parte civile.