l’intervista
Dai cappucci ai riti di iniziazione, la massoneria spiegata a Catania dal Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia
Luciano Romoli in Sicilia per il rito del Solstizio d’inverno: «Non siamo solo grembiuli, ci vuole una legge»
Non solo compasso e goniometro. E non segreto, ma «riservato»: è ciò che Luciano Romoli, Sovrano Gran Commendatore e Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia (Gldi) degli Alam (Antichi Liberi Accettati Muratori) ribadisce per i tanti che, spesso, giudicano senza conoscere la Massoneria.
Il nostro colloquio con Luciano Romoli (nella foto), giunto per la prima volta a Catania per partecipare all'avvio dei riti esoterici nei vari templi in Italia che porteranno poi al Solstizio d'inverno (si è tenuto venerdì a Palazzo Biscari, molto in anticipo considerato che il Solstizio cade il 21 dicembre) inizia con una «lezione di parità». La Gldi, risponde subito a domanda diretta, «dal 1956 non fa differenze di genere e include anche le donne, chiamate sorelle. In questo momento, ad esempio, due dei nostri tre Gran Maestri aggiunti sono sorelle».

La Gran Loggia d’Italia dunque si apre anche alla società?
“Non siamo mai stati chiusi, abbiamo un sito internet, www.granloggia.it, una rivista, la sede a Roma è già rientrata nei siti del Fai, contiamo logge e templi in 224 città italiane e in tutte le province siciliane, ma anche in Libano, Romania, Inghilterra, Canada, Albania e stiamo aprendo in Polonia. Ma poi ci si chieda: è solo un caso se tanti grandi uomini che hanno cambiato e cambiano in meglio il destino dell'umanità sono passati dalle nostre logge?».
Appunto, ma allora cos'è oggi la massoneria?
«È una applicazione dei principi umorali, naturali, universali, ovviamente attualizzati, che si “scaricano a terra” con le Obbedienze che nascono nei vari territori e ne sono influenzate dal loro passato storico, filosofico, religioso e sociale. Siamo uomini e donne liberi, non mettiamo limiti alla ricerca e cerchiamo di contaminare al meglio la società, di esserne un enzima. Siamo e rimaniamo un contesto d'élite dal punto di vista dei pensatori, ma non abbiamo nulla da nascondere. Solo, non transigiamo sulla riservatezza di fratelli e sorelle che hanno diritto di fare un percorso iniziatico protetti da qualsiasi tipo di esposizione».
Come si entra nella massoneria?
«Noi non cerchiamo nessuno e non neghiamo l'accesso a nessuno. Se si vuole entrare si deve comunque studiare, per migliorarsi, e avere il coraggio di mettersi in discussione. Noi svolgiamo un lavoro iniziatico, con metodo simbolico in un contesto esoterico. Non ci si spaventi dei simboli, siamo tutti circondati da simboli, ma spesso non si conosce il loro significato. I cosiddetti “bussanti” che ambiscono a una ricerca intima vengono sottoposti a una analisi preliminare, poi a tre “tegolature”, vale a dire interviste con sorelle o fratelli Maestri che ne stilano un profilo. La relazione viene poi votata dalla loggia e, se va bene, appendiamo per 45 giorni la fotografia dell'interessato affinché si possano ricevere eventuali segnalazioni. Infine chiediamo il certificato dei carichi pendenti e il casellario giudiziario, dopo di che la provincia, la regione e il nazionale rilasciano il nulla osta».
E i cappucci, dettaglio noto nell'immaginario collettivo?
«In realtà li usiamo una volta soltanto, quando qualcuno sta per essere iniziato: fino all'ultimo gli lasciamo la possibilità di tornare indietro, e fino allora è bene che non sappia chi sono le persone che potrebbe incontrare».
Cosa dice a chi ha una percezione negativa della massoneria?
«La risposta merita una analisi storica, in Italia ci sono due motivi fondamentali: quando verso i primi del ‘700 la massoneria inizia a conquistare il mondo e la Chiesa promulga la prima bolla di scomunica che però, se si va a leggere, non ha nulla di ancestrale né elevato, dunque abbiamo sofferto avendo il Papa a Roma. Dal 1983 con la riforma del Diritto canonico non esiste più la scomunica, resiste un parere di Papa Ratzinger del 1989, all'epoca responsabile di “Dottrina e Fede” che ci esclude dal poter fare la Comunione».
Il secondo motivo?
«A mio avviso andrebbe rivisitato storicamente il problema legato alla loggia P2 che con la massoneria non c'entra niente. Non ho ancora capito perché non si faccia. La loggia P2 è stata una scelta di carattere politico, sociale, militare, relazionale e comunicativo per tenere insieme più personalità potenti e fare, in un determinato momento storico, “barriera" al Patto di Varsavia».
Da alcune inchieste emerge un rapporto fra massoneria e mafia.
«La mafia è un organismo al di fuori della legge e come tale va trattata. Nella nostra storia non abbiamo mai avuto né coperto mafiosi, né siamo mai stati arrestati per mafia. Da tanti anni cerco di promuovere una legge sulla Massoneria, ci ho provato con il presidente Francesco Cossiga e altri, ma senza riuscirci. Non solo, sto lavorando perché l'Unesco adotti il metodo massonico come Patrimonio dell'Umanità».