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Tutte le spese dell'ex rettore

Inchiesta: rimborsi all'università di Messina sarebbero finiti nell'azienda agricola di Salvatore Cuzzocrea

Fatture per un milione e 138 mila euro contestati: la procura accusa l'uso di fondi universitari per pagare materiali, lavori, mangimi e viaggi destinati all'azienda agricola del ricercatore, con fatture duplicate e presunte alterazioni documentali anche all'estero.

Manuela Modica

28 Novembre 2025, 06:38

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Salvatore Cuzzocrea aveva ottenuto un milione 138 mila euro per 6 progetti di ricerca ma una parte cospicua dei rimborsi riguarda l'acquisto di beni che nulla avevano a che fare con i progetti: erano, invece, beni destinati all'azienda agricola Divaga Società Agricola, di cui Cuzzocrea è socio di maggioranza (80 per cento) mentre la madre amministratore unico.
Spese rimborsate dell’Università ma fatte, dunque, dalla sua società, questa è la ricostruzione della procura di Messina che ne dettaglia le cifre nella richiesta di sequestro. Sono quasi 10 mila euro per l'acquisto di cavi elettrici.
C’è anche l’acquisto di 15 mila 886 mila euro, totalmente rimborsato, di tubi usati per la costruzione di un pozzo nella sede della Divaga a Viagrande a Catania.
Ci sono anche lavori edili e di fabbro per fatture di un importo totale di 17 mila 560 euro: tutte sono state rimborsate dall’università di Messina sebbene le spese fossero per lavori ai box dei cavalli, oppure per le ringhiere, o ancora per i cancelli, tutto presso il maneggio della Divaga.

Sono stati rimborsati perfino materiali per creare una parte assorbente per le lettiere per i cavalli: pagate con 12.415 mila euro dall'università di Messina.

Foraggi e cereali invece sono costati all'università ben 49.874 mila euro. La fornitrice, ha riferito alle fiamme gialle che gli acquisti erano per prodotti per animali domestici come, per esempio, mangimi per cavalli e galline, oppure accessori per il maneggio.
Lei stessa ha riferito che credeva fossero destinati ad esigenze personali e non all'università.
Ci sono anche fatture duplicate e non mancano i viaggi all’estero. La procura si è perfino rivolta all'Autorità svizzera che in un caso ha specificato come «oltre ad aver palesemente modificato il documento, ha richiesto ed ottenuto un rimborso (pur non avendo anticipato alcun pagamento) per una cifra pari ad € 3.837,36, di ben € 2.000,00 superiori all'importo reale della fattura».