×

I fatti di Librino

Bomba carta al tabacchi col morto: arrivano una condanna e un’assoluzione

Cinque anni fa un giovane ladro perse la vita nell’esplosione. Ecco cosa scrive il Tribunale nelle motivazioni del verdetto

Laura Distefano

24 Novembre 2025, 21:14

Bomba carta al tabacchi col morto: arrivano una condanna e un’assoluzione

Il 20 febbraio di cinque anni fa un botto ha svegliato i residenti di viale Castagnola. La deflagrazione era stata causata da un ordigno artigianale posizionato nella fessura di erogazione di una macchinetta h24 di sigarette di una rivendita tabacchi. Qualcosa però andò storto: l'onda d'urto dell'esplosione fu così violenta che causò la morte del 19enne Agatino Giustino. Un tentativo di furto di qualche spicciolo divenne una tragedia. I carabinieri fecero rilievi e avviarono le indagini che portarono a individuare il complice, Davide Alfio Viola che pochi giorni dopo si costituì nella caserma della stazione di Librino. Qualche mese fa sono state depositate le motivazioni della sentenza di primo grado della IV sezione penale del Tribunale che ha coinvolto però due imputati. Alla fine è stato condannato a 3 anni di reclusione solo Viola per avere portato illegalmente davanti al tabacchino due ordigni rudimentali. Viola è stato assolto per la contestazione colposa per la morte del complice, i giudici hanno ritenuto che «la condotta dell’imputato dalla visione delle immagini di videosorveglianza appare del tutto imprevista e imprevedibile. Attribuire all’imputato la responsabilità della morte del complice - scrivono i giudici - significherebbe collegare l’evento alla mera casualità materiale». Il difensore di Viola, l’avvocato Enzo Merlino, ha già impugnato la sentenza e 22 gennaio comincerà l’appello.

Il collegio invece ha ritenuto di assolvere Sebastiano Giovanni Buda, difeso dall'avvocato Salvo Pace, che l'accusa riteneva il venditore della bomba carta. Per i giudici «le risultanze probatorie emerse nell'attività istruttoria svolta non consentono di formulare un giudizio certo oltre ogni ragionevole dubbio». In particolare riguardo alla «vicinanza del telefono di Viola nell'abitazione di Buda nelle ore precedenti l'esplosione costituiscono mero indizio che non può rappresentare prova della sua colpevolezza. E stesse considerazioni – scrive il Tribunale nella sentenza – vanno fatte per i messaggi scambiati fra i due imputati, dai quali non emerge nessun elemento a carico dell'imputato. E infine, dalla relazione del Ris di Messina, non si può attribuire alcuna compatibilità in termini di certezza fra il materiale rinvenuto nell'esplosione e quanto riportato in un manoscritto sequestrato a Buda».