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Mafia, risolto un "cold case" dopo 22 anni: tre arresti per l'omicidio di Antonino Pelicane
Il delitto avvenne in corso dei Mille nel corso di una guerra tra clan
Dopo 22 anni, è stata data una svolta al cold case relativo all’omicidio di Antonino Pelicane, l'uomo freddato a colpi di arma da fuoco il 30 agosto 2003 in corso dei Mille a Palermo. I Carabinieri di Palermo, supportati dai colleghi di Napoli e Cuneo, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P., su richiesta della D.D.A., nei confronti di tre persone.
Gli indagati sono tre esponenti della famiglia mafiosa di Villabate, di età compresa tra i 52 e i 65 anni. Due di loro risultavano già detenuti per altri reati. I tre sono ritenuti responsabili in concorso di omicidio premeditato, aggravato dall’aver agito con metodo mafioso e al fine di agevolare Cosa Nostra.
Le indagini che hanno consentito di riaprire il caso sono state condotte tra il 2024 e il 2025 e sono scaturite dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia.
Il delitto è maturato nell’ambito della guerra di mafia iniziata negli anni Ottanta e proseguita fino ai primi anni Duemila, che vide contrapposte due fazioni della famiglia mafiosa di Villabate. La vittima, il 33enne Antonino Pelicane, sposato e padre di due figli, fu ucciso nel pomeriggio dopo le 14. Era titolare di una ferramenta nel comune di Misilmeri. Sebbene incensurato, Pelicane è risultato appartenere all’ala mafiosa contrapposta a quella degli indagati, i quali sono storicamente legati ai corleonesi e ne avrebbero deciso l’eliminazione.
Secondo quanto ricostruito all'epoca, Pelicane aveva finito di lavorare intorno alle 13:45 e si era fermato a comperare frutta e verdura prima di dirigersi verso casa, in via Milo Guggino, una traversa di corso dei Mille, quasi al confine con la borgata della Pomara.
L’agguato scattò proprio mentre Pelicane si accingeva a parcheggiare la sua utilitaria Smart di colore blu. I sicari, forse due, che lo aspettavano in un vicolo senza uscita, entrarono in azione non appena la vettura rallentò. Furono esplosi almeno tre colpi di pistola calibro 38 in rapida successione, da distanza ravvicinata. Pelicane fu raggiunto al posto di guida della sua vettura e morì all’istante.
I sicari sarebbero fuggiti in sella a una moto. All'epoca degli accertamenti, condotti dagli investigatori della Squadra mobile e dai carabinieri, furono riscontrate difficoltà a raccogliere testimonianze sul numero dei sicari e sul tipo di moto utilizzata.
Gli investigatori sottolinearono che, nonostante Pelicane fosse incensurato e la sua vita si dipanasse tra il negozio di Misilmeri, quello di Bagheria gestito dal suocero e la casa di via Milo Guggino, a ucciderlo erano entrati in azione sicari "professionisti" che avevano usato le armi dei killer di mafia.