Virgo Fidelis
Altavilla: «Fiducia alle periferie, anche così si fa sicurezza»
Durante la messa a S. Pio X le parole del comandante dei carabinieri di Catania
«I carabinieri ci fanno sentire al sicuro nel nostro Paese». Le parole pronunciate dall’arcivescovo Luigi Renna hanno fatto emozionare non poco il generale Salvatore Altavilla. Una frase, infatti, che rappresenta l’essenza della missione dei carabinieri.
Renna ha celebrato ieri pomeriggio, nella Chiesa di San Pio X, la messa della «Virgo Fidelis», patrona dei carabinieri. La liturgia eucaristica ha visto la partecipazione delle autorità civili e militari oltre che di una folta delegazione di carabinieri in congedo e rappresentanti di diverse associazioni dell’Arma. Il comandante provinciale dei carabinieri, Salvatore Altavilla, ha voluto accogliere gli ospiti assieme ai «baby sindaci» e ai ragazzi dell’oratorio parrocchiale. Il generale, infatti, ha voluto ringraziare gli educatori e i giovani che «sono la vera speranza per il futuro, grazie all’importante ruolo formativo e sociale delle attività oratoriali soprattutto nelle aree periferiche». E come segno tangibile della riconoscenza, Altavilla ha regalato ai ragazzi dell’oratorio un calcio balilla professionale. Lo stesso dono che aveva fatto l’anno scorso ai bambini dell’oratorio di Santa Maria de Le Salette.
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Non a caso il comandante Altavilla ha aperto la sua riflessione con una domanda: «Perché siamo qui? Non è per ricerca di originalità. Non siamo qui per essere originali o più originali di altri, così simpaticamente ha affermato qualche giorno fa un amico. Siamo qui perché questa è una tappa del cammino per la sicurezza. Si è parlato e si parla tanto di sicurezza, di vicinanza alle periferie. Ma la sicurezza non è mai troppa. E questa sicurezza la si può migliorare mettendo un ingrediente in più: un amplificatore di sicurezza è la fiducia, la fiducia delle collettività, la fiducia delle comunità. Ecco, noi siamo qui per rafforzare la fiducia di chi già la ripone in noi, per dire “fidati” a chi non riesce a farlo, o per retaggio culturale o, magari, addirittura per paura. Quindi non è una mossa di originalità».
Altavilla ha voluto fare una confessione. L’ammissione di un piccolo sogno. «La speranza - ha detto - è che questo calcio balilla possa così togliere dalla strada, dalle tentazioni della strada, qualche ragazzo in più e portarlo all'interno dell'oratorio».
Poi, il comandante provinciale ha voluto fare esercizio della memoria: «Oggi (ieri per chi legge, ndr) ricorre l'84° anniversario della battaglia di Culqualber. Fu una pagina di sangue e di eroismo. Ecco la memoria di quegli eroi di Culqualber, la memoria di quei tre carabinieri morti in servizio, è destinata a perpetuarsi, perché scritta, come ha detto il Ministro, sulla roccia della Patria, e pertanto mai nessuno e mai niente potrà cancellarla».
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Ma torniamo al principio. E cioè alla toccante omelia dell’arcivescovo. «In Maria - ha detto Renna - troviamo la fedeltà di colui che è servo, di colui che vuole mettere la propria vita a disposizione di tutti. E per il militare, per essere degno, ha bisogno di essere fedele. Di persone che non dimenticano mai ciò per cui hanno dato il loro impegno. Per questo, la fedeltà nelle grandi e nelle piccole opere è l'opera più grande, la cosa più grande che noi possiamo compiere». Renna, poi, ha interpretato i mali dell’attualità. Quelle che emergono anche da indagini recenti. Non solo catanesi: «C'è la corruzione. Possiamo dire che il contrario della fedeltà è la corruzione. La corruzione non è semplicemente qualcosa che riguarda la persona e se stesso, o Dio che lo giudica. La corruzione riguarda l'intera comunità che si sente tradita quando uno di noi viene meno alla fedeltà».