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L'appuntamento

A Catania il QDeal25, confronto tra imprese e ricerca sulle strategie di sviluppo della meccanica quantistica

L’intensa giornata del workshop, che prosegue anche oggi, è stata introdotta dal professor Claudio Pettinari, presidente dell'Istituto nazionale di scienze e tecnologie quantistiche

Redazione Catania

21 Novembre 2025, 13:25

A Catania il QDeal25, confronto tra imprese e ricerca sulle strategie di sviluppo della meccanica quantistica

«L'ambizione di QDeal25 è stimolare il dialogo tra ricerca e imprese “quantistiche”, realtà ancora lontane tra loro. Una sfida ardua, ma proprio per questo intrigante». A dirlo è Giuseppe Falci, professore ordinario presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Catania. Da oltre trent’anni lavora con la meccanica quantistica, ed è uno degli esperti italiani che si sono incontrati ieri a Viagrande al Grand Hotel Villa Itria per l’iniziativa - QDeal25 - promossa dall’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie Quantistiche (NQSTI) in collaborazione con Confindustria Catania. Delegati da tutta Italia - grandi industrie, startup innovative, centri di ricerca e istituzioni - si incontrano per confrontarsi sulle strategie di sviluppo in uno dei settori più promettenti per il futuro tecnologico ed economico del Paese.

L’intensa giornata del workshop, che prosegue anche oggi, è stata introdotta dal professor Claudio Pettinari, presidente di NQSTI: «Una grande occasione per ascoltare ricercatrici, ricercatori e aziende che ci hanno raccontato le Tecnologie quantistiche che stiamo già utilizzando e useremo sempre di più. Il nostro partenariato ha messo insieme le migliori menti italiane per collaborare insieme affinché i loro risultati diventino patrimonio della nostra nazione». La sfida quantistica, del resto, si colloca come una potenziale rivoluzione, insieme all' intelligenza artificiale. E l’Italia è già avanti in molte delle applicazioni.

A spiegarlo la professoressa Elisabetta Paladino, professore ordinario al dipartimento di Fisica e Astronomia di Unict e leader dello Spoke 9 (educazione e divulgazione) di NQSTI: «La formazione che promuoviamo adesso ha lungo termine, una prospettiva che va oltre ai tre anni del PNRR. E oggi ricercatori e imprese lavorano su applicazioni concrete in sensoristica e comunicazione». «L'obiettivo - ha aggiunto la dottoressa Gaia Greco, leader dello Spoke 8 sul trasferimento tecnologico di NQSTI - è mettere in contatto gli attori del sistema nazionale che hanno già sviluppato ricerche e progetti in ambito quantistico, dalle applicazioni spaziali, alla geologia, alla diagnostica medica. L'obiettivo è che si conoscano e creino una rete nazionale di eccellenza».

Ad aprire il workshop è stato Arturo Intelisano, direttore di ricerca e innovazione di Thales Alenia Space Italia: «Il mondo dell’infinitamente piccolo del quantum sensing darà grandi vantaggi anche nello spazio con sensori che migliorano performance e controllo del rumore, richiedendo potenze e dimensioni inferiori. E in Italia si sta creando una sinergia tra industria, centri di sviluppo e startup per realizzare in tempi brevi queste tipo di applicazioni». A parlare di applicazioni nel mondo del quantum sensing è stata anche la dottoressa Martina Capponi, dell’azienda Geomatic R&D, che sviluppa gravimetri quantistici, come i sensori installati anche sull’Etna da INGV, per migliorare la conoscenza del campo geomagnetico terrestre.

Paolo Abrami, innovation specialist di Copan Group, ha invece spiegato come i sensori quantistici stiano cambiando anche il campo della microbiologia. E la ricerca nel settore è uno dei campi di indagine - in stato avanzato - anche di un colosso come STMicroelectronics: Roberto La Rosa, technical marketing engineer di ST, ha spiegato come l’azienda stia studiando l’uso dei diamanti come materiale per realizzare sensori, e ha già partnership avanzate per realizzare processori quantistici e per l’uso della crittografia quantica. Su questo «sono già pronte sul nostro sito le librerie quantum ready per nostri prodotti, come il microcontrollore Stm32».

Il professore Francesco Cataliotti, ordinario di Fisica all’università di Firenze, ha invece parlato dell’Italian Q-backbone, primo collegamento in Europa tra nodi quantistici da Torino a Matera, realizzato nel 2018, e delle prospettive future che coinvolgono anche la Sicilia. «Si sta realizzando - ha precisato - l’European quantum communication infrastructure che, partito dall’Italia nel 2018, si basa sia su fibra ottica che su satelliti, migliorando le infrastrutture già esistenti per renderle compatibili con le nuove tecnologie quantistiche. Avremo nuovi dispositivi realizzati a filiera interamente europea - e l'Italia è uno dei Paesi che già sta producendo - per realizzare in futuro un Internet quantistico». A parlare di infrastrutture per le comunicazioni è stato poi Gabriele Elia, Head Standard & IPR di TIM, colosso delle telecomunicazioni che sta investendo nella quantum technology.

La dottoressa Valeria Rossi ha invece parlato dello sviluppo della crittografia quantistica all’interno di Random Power, azienda spin-off dell’Università dell’Insubria. Salvatore Cuomo, matematico e professore ordinario dell’Università di Napoli, ha invece mostrato le applicazioni hardware già realizzate dall’azienda Quantum2pi: «Uno dei sistemi crittografici più sicuri oggi, RSA a 1024 bit, potrà essere decrittato in poche ore dai computer quantistici. E gli hacker lo sanno già. Per questo bisogna pensare già ora al futuro con la quantum key distribution (QKD)». Paolo Comi, innovation manager della società multiutility Exprivia, ha invece parlato dell’importanza di connettere già oggi chi fa ricerca e produce tecnologie, mentre Alessandro Zavatta, ricercatore CNR-INO di Firenze, ha mostrato le infrastrutture già realizzate in Italia da Quantum Telecommunications Italy (QTI), tecnologie di comunicazione sicura quantistica che abbiamo già testato con successo al G7 di Bari del 2024. Al momento l’azienda sta lavorando al completamento a Napoli di QMAN, prima rete metropolitana di comunicazione quantistica permanente. Mentre abbiamo un progetto con la Marina per usare le chiavi QKD per i sottomarini».

Nicolò Targhetta di Euris ha poi fatto un quadro sullo stato dell’imprenditoria nel settore quantistico nel continente: «L’Europa si muove velocemente con il Quantum Act, un programma che può già contare sulla piattaforma STEP che finanzia deeptech, biotech e greentech in cui il quantum è una delle tecnologie di punta. E solo in Italia ci sono a disposizione oltre 4 miliardi di euro». Investimenti necessari perché «L'Europa ha sì il 30% delle startup a livello mondiale e la maggiore concentrazione di pubblicazioni scientifiche nel settore, ma è ancora indietro sulla conversione in brevetti» rispetto ai concorrenti, in questo settore strategico, ossia Stati Uniti e Cina.

Ultima parte della prima giornata di QDeal25 è stata infine dedicata a una tavola rotonda sul Venture Capital moderata dal dott. Giuliano Muzio della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Al confronto hanno partecipato rappresentanti del mondo del venture capital italiano che, come spiegato da Roberto Della Marina (Obloo), «rispetto a Francia e Germania è ancora poco sviluppato, con 1,5 miliardi di investimenti». E l’obiettivo è la crescita di questa modalità di finanziamento delle startup ad alto potenziale «ma anche ad alto rischio, solo una su dieci riesce a restituire l’investimento ripagando tutti gli altri nove progetti non andati». La chiave secondo Daniele Cazzulani (Deloitte) è un approccio misto, il nostro team dedicato agli incentivi è formato per metà da esperti commerciali e per metà da tecnici e scienziati». Un metodo utilizzato anche da Scientifica, come spiegato da Simone Valorani: «Noi investiamo in startup nelle primissime fasi, e le accompagniamo oltre che finanziariamente anche nell’uso di laboratori e risorse umane».

Andrea Rossi (Liftt) ha invece spiegato come lo scouting per loro avvenga a livello europeo. Un consiglio che dà anche al mondo universitario per espandere competenze e possibilità di sviluppo: «Guardate a quello che si fa in Europa per le startup». In conclusione Muzio ha invece lanciato una proposta: «Forse le università dovrebbero aggiungere delle figure terze tra ricercatori e docenti e amministrativi, che siano con competenze di business e scientifiche insieme in grado di procedere sia nella ricerca che nell’impresa. E per farlo basterebbe solo un’opportuna riforma, che non stravolgerebbe il sistema».