Operazione dei Cc
I "milanesi" del parco giochi contro "gli americani" di Monte Po: «Stanno sparando al 37»
Le intercettazioni e i retroscena del blitz. Notificato anche l'avviso di conclusione indagini per 16 indagati I NOMI
Il passo falso è stato lasciare tracce nel danneggiamento a Santa Venerina, nel Catanese. Le impronte digitali hanno permesso ai carabinieri di Giarre di individuare il gruppo di catanesi che aveva allargato gli affari criminali fuori dai confini cittadini. E, così, stamattina i militari sono andati a San Giorgio, quartiere periferico del capoluogo etneo, per mettere sotto chiave una banda di spacciatori che aveva creato un business della droga sotto l'egida dello stemma del Milan. Che da tempo immemore è collegato al clan mafioso dei Cursoti Milanesi, creato dal defunto Jimmy Miano da una scissione dei cursoti che si erano consorziati nel 1970 per dare del filo da torcere al nemico Nitto Santapaola, diventato capo di Cosa Nostra dopo l'omicidio di Giuseppe Calderone.
Ma torniamo ai nostri tempi. L'appartenenza al gruppo era ben stabilita da una chat (denominata "parco giochi", luogo dove si riunivano nel rione San Giorgio) dove veleggiavano «i simboli del clan mafioso» e, quindi, «dello stemma della squadra di calcio A.C. Milan, opportunamente modificato tramite l’inserimento dell’acronimo in “SSI” e del 2022 quale anno della fondazione». Un logo modificato della squadra rossonera era custodito anche in un casotto del parco giochi di San Giorgio: e inoltre usavano adesivi del Milan sui veicoli e sugli abbigliamenti. Qualcuno, intercettato, commentava: «Poi come glielo spieghi ai giudici». Per gli indagati era chiaro che quelle figurine sarebbero state una prova di appartenenza, associazione, affiliazione. Grazie alla chat social - dove finivano conversazioni di «crackers» e «cric» (nomi in codice di dosi di crack), soldi, consegne e anche armi - gli investigatori scoprono la mappa delle piazze di spaccio gestite dai giovani "milanesi" (non milanisti).
Ai vertici delle piazze di spaccio c'erano Giorgio Campisi, indagato ma non raggiunto da alcuna misura cautelare che aveva la responsabilità del parco giochi, Alfio Cristian Licciardello, anche lui indagato e non raggiunto da misura a capo dello spaccio a San Berillo, Carmelo Palermo (in via del Frantoio, a Catania) e Alessandro Caffarelli. Quest'ultimo era il gestore della bottega di Misterbianco. Il deposito della droga era stato messo a disposizione dalle sorelle Angela e Nancy Campo, ai domiciliari. E poi, c'era Rosario Viglianisi, detto "Saro accetta", che all'occorrenza avrebbe avuto il ruolo di dirimere fibrillazioni e tensioni. Viglianisi fu coinvolto nel processo Centauri sulle indagini della sparatoria dell'8 agosto 2020, ma è stato poi assolto.
A proposito di spari. A fine del 2023 i "milanesi" hanno uno scontro armato con i carateddi di Monte Po. Nella chat cominciavano a essere caricate le foto della bandiera americana, simbolo della frangia armata dei Cappello. E, infatti, i carusi del Milan decidevano di barricarsi armati fino ai denti in una villetta a Vaccarizzo per cercare di evitare reazioni. Questa vicenda, già ampiamente raccontata su La Sicilia, è seguita in diretta dai militari grazie alle microspie e ai trojan. Dalle conversazioni intercettate emergeva che erano stati esplosi al civico 37. «Hanno sparato al trentasette», diceva un indagato. Il pomeriggio successivo i ragazzi riuscivano a trovare un appartamento dove nascondersi. Gli investigatori deducevano che stessero preparando dei petardi: «Ci vogliono, due latte di pelati, cento cobra ed un rocchetto». Salvatore Cristian Greco, il giorno dopo, diceva senza giri di parole: «Situazione un po' brutta». A quel punto era organizzata la fuga "a mare" con «una 22 a disposizione (un chiaro riferimento alle armi)». È bastato poco ai carabinieri per localizzare la casa in via Capone dove, dopo un'irruzione, hanno arrestato la maggior parte degli indagati e hanno sequestrato un arsenale. Grazie agli accertamenti balistici gli investigatori hanno scoperto che la pistola semiautomatica marca CZ modello 75 e quella 42 «erano armi compatibili» con i proiettili esplosi «nel corso della notte tra il 3 ed il 4 dicembre 2023» a Monte Po, esattamente in Via Salvatore Salomone Marino di Catania.
Ieri, inoltre, la pm Michela Maresca ha notificato l'avviso di conclusione indagini ai 16 indagati: Piero Blanco, Alessandro Caffarelli, Giorgio Campisi, Angela Campo, Nancy Campo, Salvatore Christian Greco, Michael Gaetano Lazzaro, Alfio Christian Licciardello, Salvatore Oliva, Carmelo Palermo, Michael Russo, Sebastiano Raffaele Torrisi, Carmelo Tiralongo, Rosario Viglianesi e Francesco Mannuccia. Il gip Fabio Sebastiano Di Giacomo Barbagallo ha disposto l'interrogatorio preventivo per Mannuccia e Oliva. E, solo dopo, deciderà se disporre la misura cautelare chiesta dalla procura etnea.