L'inchiesta
Sistema Cuffaro: scattato il countdown. Il gip entro novembre deciderà sulle istanze di arresto
Ieri l'ultimo indagato si è presentato davanti alla giudice. L'uomo-ombra dell'ex governatore: «Mai diffuso bandi»
La strategia difensiva è stata diversa da quella di Totò Cuffaro. L’autista-segretario Vito Raso ha deciso di rispondere alle domande della gip Carmen Salustro. E ha smontato le accuse mosse dalla procura di Palermo. «Non ho mai recapitato le tracce del concorso per i sanitari per favorire dei candidati, e non ho mai diffuso prima i bandi dell’Assessorato alla Famiglia». Raso nega quindi le ricostruzioni del Ros sul sistema di appalti truccati e concorsi pilotati.
Cuffaro avrebbe creato un comitato d’affari capace di usare la politica per manovrare e condizionare anche le scelte per le nomine dei manager della sanità. «È solo una montagna di carte che non c'entrano niente. Un’accusa molto infamante che non sta né in cielo né in terra», ha tuonato appena fuori dal Tribunale. L’interrogatorio preventivo, ieri mattina, è durato poco più di due ore. L’indagato ha spiegato di conoscere Cuffaro da «51 anni» e di essere andato a «scuola con lui». Ecco da dove nasce il rapporto strettissimo. «Vito Raso ha risposto a tutte le domande del gip. Al giudice abbiamo offerto una versione alternativa», ha spiegato il difensore di Raso, l’avvocato Marco Traina, ai cronisti fuori dal Palazzo di giustizia.
Ieri quindi ha sfilato l’ultimo indagato davanti al gip. Che ora dovrà essere chiamato a decidere sulla richiesta di arresti domiciliari per 17 indagati. Un’istanza è stata infatti revocata dai pm di Palermo. Le accuse sono associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Ora scatta il countdown: la gip dovrà decidere se mandare ai domiciliari l’ex governatore e far scattare misure cautelari e interdittive nei confornti degli altri indagati. L’ordinanza potrebbe arrivare entro fine novembre.
Il deputato nazionale e coordinatore nazionale di Noi Moderati, Saverio Romano, comunque gode dell’immunità parlamentare. Quindi c’è da superare lo scoglio dell’autorizzazione a procedere da parte del Parlamento. Intanto ieri l’ex ministro ha inviato una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana e al presidente della Commissione Parlamentare per la Semplificazione in cui chiede che la Giunta per le Autorizzazioni conceda «l'estrazione di una copia forense delle chat» intercorse tra Romano e «i coindagati Salvatore Cuffaro, Ferdinando Aiello, Sergio Mazzola e Alessandro Maria Caltagirone attraverso WhatsApp» al fine di consentire agli inquirenti di averne la piena disponibilità».