L'inchiesta di Palermo
Sistema Cuffaro, oggi l'interrogatorio chiave del fidato autista-segretario
Raso dal gip dovrà spiegare molte intercettazioni. Come quella sul progetto dell'ex governatore di ricandidarsi alla Regione
Oggi è un giorno cruciale per l’inchiesta sugli appalti pilotati e sulle nomine che vede come «regista occulto» l’ex leader della Dc, Totò Cuffaro. L’andamento dell’interrogatorio preventivo di Vito Raso, previsto per venerdì e poi rinviato, potrebbe avere ripercussioni a catena sulle decisioni del gip.
Raso è un fedelissimo di Cuffaro fin dai tempi della presidenza regionale. E, in questo nuovo sistema, avrebbe avuto il ruolo di muro di gomma e intermediario. Alcune frasi — come «prenderemo nuovamente il controllo» e «rimetteremo le mani dappertutto» — sono la cartina di tornasole dell’obiettivo finale del «comitato d’affari» creato dagli indagati. Controllare politicamente poltrone per poter beneficiare di aiutini e spintarelle poi utili al momento giusto. E cioè le elezioni.
È sempre Raso, che era nello staff dell’ex assessora regionale alla famiglia Nuccia Albano, a farsi scappare il 16 gennaio 2024 il progetto di Cuffaro di volersi ricandidare alla Regione. «Raso dimostrava di conoscere, quasi in via esclusiva, le vere intenzioni di Cuffaro — scrivono gli investigatori nell’informativa — interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di Presidente della Regione Sicilia. A un interlocutore rimasto ignoto, Raso riferiva che Cuffaro aveva in progetto di candidarsi quale Presidente della Regione, nonostante non lo avesse rivelato ad alcuno». Vedremo come risponderà domani al gip. Una volta chiusi gli interrogatori poi partirà il conto alla rovescia sul deposito dell’ordinanza con cui accoglierà o rigetterà le richieste di arresto della procura di Palermo nei confronti di Cuffaro e company.
L’effetto politico dell’inchiesta è fisiologico. Ma la Democrazia Cristiana non ci sta a essere demonizzata. «Si sta facendo strada, usando il clamore mediatico, in una parte dell’opinione pubblica, un’idea profondamente distorta e pericolosa, quella secondo cui un partito politico, in quanto tale, possa essere etichettato come «sistema criminale». Si tratta di un’affermazione grave, fuorviante e lesiva dei principi fondamentali della nostra Costituzione», afferma il segretario regionale della Dc in Sicilia, Stefano Cirillo. «Le responsabilità penali sono sempre e soltanto personali. Nella Democrazia cristiana — aggiunge Cirillo — ci sono storie limpide, percorsi di legalità, persone che hanno scelto la via del servizio spesso nel silenzio e senza cercare privilegi. La Democrazia cristiana — conclude Cirillo — continuerà a difendere con fermezza i valori costituzionali, la dignità della partecipazione politica perché un partito non si può «arrestare».