La vertenza.
Catania, gli stipendi dei lavoratori Oda sono ancora bloccati
Circa 300 dipendenti attendono 8 mesi di arretrati, ma l'erogazione dell’anticipo Asp da 2,8 milioni è ancora ferma per i debiti tributari. Il passaggio a Sisifo potrebbe invece slittare a gennaio
Il nuovo corso dell’Opera diocesana di assistenza (Oda) di Catania, con la gestione del ramo sanitario affidata al Consorzio Sisifo, è ancora fermo alle fasi preliminari. Il dato è emerso in una riunione nella quale il consorzio ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori dando ampie garanzie sulla continuità dei servizi. Sisifo ha infatti “vinto” il bando per l’affitto del ramo d’azienda sanitario della Fondazione legata all’arcidiocesi di Catania, ovvero la gestione dei vari servizi in convenzione con Asp dal valore di oltre 16 milioni di euro l’anno. A oggi la data più probabile di inizio del nuovo corso sembrerebbe quella di gennaio 2026. «Noi speriamo di concludere prima, l’iter va avanti speditamente - commenta il presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Oda, Adolfo Landi - E certamente siamo molto soddisfatti dell’arrivo di Sisifo».
Anticipo Asp bloccato da Equitalia
Nel frattempo restano fermi i pagamenti nei confronti dei lavoratori, circa 300, che attendono 8 mesi di stipendi arretrati. Su questo fronte l’ultimo aggiornamento viene dall’avvocato Francesco Sanfilippo, responsabile del Dipartimento disabilità e politiche sociali di Controcorrente e legale di numerosi lavoratori e utenti di Oda, che nei giorni scorsi, dopo un primo colloquio con il direttore generale Giuseppe Laganga Senzio insieme alla deputata Ars Lidia Adorno (M5s), ha nuovamente scritto ad Asp per avere aggiornamenti sul pagamento dell’anticipo del terzo trimestre 2025 ad Oda, ovvero quello che dovrebbe permettere di saldare ai lavoratori parte delle spettanze arretrate. «Dopo l’invio dell’ennesima Pec indirizzata all’Asp di Catania, martedì ho ricevuto una telefonata dalla Direzione aziendale. Mi è stato comunicato che l’Azienda sanitaria non ha ancora potuto procedere al pagamento delle fatture relative all’ultimo trimestre 2025 della Fondazione Oda, per un importo complessivo di circa 2,9 milioni di euro, poiché la somma risulta tuttora bloccata da Equitalia a causa di debiti tributari riconducibili alla Fondazione stessa».
La speranza di sbloccare il pagamento
Il grande debito di Oda nei confronti del fisco, stimato in circa 50 milioni di euro, è il motivo che ha portato nei mesi scorsi l’arcivescovo di Catania a procedere con l’affitto del ramo d’azienda. «Noi - commenta ancora Landi - speriamo di sbloccare i pagamenti a brevissimo per dare respiro ai lavoratori e iniziare a ridurre il monte debiti». «Secondo quanto riferito martedì - prosegue Sanfilippo - l’Asp è ancora in attesa di indicazioni da Equitalia per poter procedere allo sblocco e al successivo pagamento. Resta tuttavia un dato inaccettabile: i lavoratori della Fondazione Oda sono senza stipendio da otto mesi. È doveroso che, a prescindere dalle questioni fiscali o amministrative ancora da definire, venga individuata immediatamente una soluzione che consenta di garantire almeno una mensilità ai dipendenti, che da mesi portano avanti i servizi essenziali per le persone con disabilità in condizioni ormai insostenibili».
Il lavoratore: «Nessuno può girarsi dall'altro lato»
Il caso dei lavoratori Oda è stato anche protagonista nell’«Assemblea delle assemblee» organizzata da Cgil nell’oratorio salesiano di via Santa Maria delle Salette, in preparazione dello sciopero generale del 12 dicembre. A parlare è stato Andrea Tomaselli (nella foto con il segretario regionale di Cgil Alfio Mannino), lavoratore dell’Oda e rappresentante aziendale della Fp Cgil: «Come si può continuare ad esercitare senso di responsabilità se non riceviamo alcuna retribuzione per il lavoro che continuiamo comunque a svolgere, consapevoli di quanto i nostri pazienti abbiano bisogno di noi. Ma così non riusciamo più a provvedere alle necessità basilari delle nostre famiglie. Noi saremo in ogni piazza, in ogni luogo dove possiamo raccontare ciò che vivono 300 famiglie. Nessuno può girarsi dall’altro lato», ha dichiarato il lavoratore.